ASPETTANDO URSULA. LO SPREAD SALE E I VACCINI SPARISCONO

I nostri politici di maggioranza (si fa per dire) stanno cercando una scorciatoia per salvare Giuseppe Conte dalle sabbie mobili di una crisi che più si agita la ricerca dei responsabili più risucchia nel gorgo della dissoluzione il governo giallo-rosso. Così è tornata di moda la maggioranza Ursula. Per chi non lo sapesse si tratta di quello schieramento che al Parlamento europeo ha detto sì alla delfina di Angela Merkel facendo finta che questo non fosse vero, cioè che frau Ursula fosse indenne da condizionamenti nazionali. Ursula Von der Leyen sta a capo della commissione come Christine Lagarde sta a capo della Bce: è l’occupazione delle istituzioni europee in mone e per conto di due paesi sovrani. Era intollerabile per Francia e Germania che i vertici della loro dependance fossero in mano a paesi diversi. Dunque via Mario Draghi da Francoforte, via l’alcolico Jean Claude Junker dalla Commissione. E non c’è voluto molto a convincere tanto il PPE quanto il PSE che l’alternativa era: o mangiate questa ministra o saltate dalla finestra. E i palazzi europei sono alti. Non solo, l’abilissima cancelliera tedesca per evitare che ci fossero troppi strappi al rigore anche in caso di pandemia ha detto sì al Commissario Europeo all’Economia Paolo Gentiloni, ma a condizione che non avesse potere tant’è che ha un cane da guardia ortodosso alle linee della Deutsche Republik, il fido Vladis Dombrovskis, quello che sta prendendo a pesci in faccia con tanto di eco gentiloniana il servitore dei conti italiani Roberto Gualtieri ministro dell’Economia (si fa sempre per dire). I nostri politici che credono che il politically correct sia un programma di governo si spellano le mani pensando al presidente del parlamento europeo,-l’ex mezzobusto David Sassoli- che conta come il due di picche quando briscola è denari (tedeschi). Quelli del Pd tirano fuori questi meriti europei quando i Cinque Stelle rivendicano che Giuseppe Conte ha portato a casa (si fa per ridire) i soldi del Recovery Fund perché lui si che è amico dell’Europa.

È lo stesso Conte che quando era al governo con Salvini e Di Maio andò a Bruxelles a rivendicare la positiva diversità italiana. Ma non stiamo a guardare il capello. Ciò detto, sono tutti lì da Giorgio Gori sindaco di Bergamo, uno dei più mediatici rappresentanti della guache in cachemire, ad Andrea Orlando vicesegretario dem in attesa di poltrona ministeriale, da Carlo Calenda a Benedetto Della Vedova che hanno più share che voti, dai maitres a penser come Gianfranco Pasquino ai maitres a dispenser (nel senso che distribuiscono prebende a pioggia) come l’impalpabile ministro allo sviluppo (?) economico Stefano Patuanelli a implorare la maggioranza Ursula che sembra come le canzoni di Jovanotti: va da Zingaretti a Corrao passando da Brunetta. La maggioranza Ursula a quel che si capisce dovrebbe avere gli stessi esiti che ha oggi il governo europeo. Se è così non c’è troppo da stare allegri. Tanto per dirne una, ma ci torneremo. Ieri Eurostat ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Europa e dell’Eurozona in particolare. Che l’Italia sia ultima non fa più nemmeno notizia. Fa invece notizia notare questi tre dati uno in fila all’altro: la fattura industriale fa meno 2 a novembre, gli ordinativi meno 1,3 e tutti si consolano col dato trimestrale non comprendendo che la curva ha ormai inesorabilmente piegato al ribasso; il 12% dei lavoratori italiani è a rischio povertà (siamo quarti in Europa dopo Spagna, Romania e Lussemburgo) e i salari di giovani, donne e stranieri sono tra i più bassi; infine i mercati si sono stancati della pandemia: le Borse ora hanno paura del virus e vanno a picco (Milano meno 1,5) mentre lo spread continua a risalire (siamo a quota 126 punti base, un rialzo di 26 punti in due giorni). Ma in Italia si pensa alla maggioranza Ursula. Come se la Von der Leyen abbia dato grande prova di sé. C’è un elemento sul quale giudicare se la Von der Leyen funziona, se l’Europa funziona ed è proprio la risposta al virus. E’ vero che noi italiani ci mettiamo del nostro e basti dire che ieri Moody’s con garbo ha detto al governo in cerca di Ursula: o vi sbrigate col Recovery o tagliamo il rating. Che proprio un piacere non è, ma magari lo spieghiamo più avanti. Ma la maggioranza Ursula a Bruxelles doveva fare due cose e non le ha fatte: rendere disponibili risorse aggiuntive, comprare bene e per tutti i vaccini.

E anche questo non lo ha fatto. Ma la reazione delle Borse è la spiegazione più evidente che il virus è un fattore economico. Si dirà: lo sanno bene i cinesi che grazie al virus sono l’unica economia che cresce e hanno ormai di fatto azzerato il gap con gli Stati Uniti. Ma proprio perché il virus è un fattore economico ecco che torna l’Europa a geometria variabile. La Germania si compra i vaccini per conto suo (30 milioni di dosi da Pfaizer che qualche richiamo della madre patria deve averlo sentito, forse 20 milioni di dosi da quel cattivo di Putin che tutti hanno preso in giro per il suo Sputnik che però pare funzioni anche se l’Ema non si decide a validarlo) l’Ungheria va da Putin e in Cina a comprarselo fregandosene della certificazione Ema, la Francia si sta movendo su Moderna. Insomma la maggioranza Ursula di fronte al vaccino – e agli interessi che ci stanno dietro – va in pezzi e non cerca nemmeno i responsabili. Il solo Paese che resta ligio all’europeismo anche perché non sa fare altro è l’Italia che non riceve più siero dalla Pfaizer che sta aspettando che dicano sì ad Astrazeneca, ma all’Ema (l’agenzia del farmaco europea) di accelerare i tempi non se ne danno per intesi. E così noi che ci siamo tanto vantati di essere stati i più vaccinati d’Europa non siamo neppure maggiorenni perché senza la dose di richiamo per quel che riguarda il siero di Pfaizer la prima iniezione non conta praticamente nulla. Il famoso milione e passa di iniettati se si guarda a chi davvero è stato vaccinato (cioè ha ricevuto le due dosi) si riduce a una platea di 6340 persone. Con un rischio ulteriore: se non arrivano le nuove fiale in fretta da Pfizer la quota di chi ha raggiunto davvero l’immunità rischia di essere risibile. E come si sa oggi raggiungere l’immunità è il fattore decisivo nella competitività economica. Ma, tranquilli; non abbiamo nessuna intenzione né alcuna (purtroppo) possibilità di smentire il nostro record che da venti anni ci registra come il paese che cresce meno in Europa. Ma siamo alle solite: in Italia conta non fare ma far sapere. Così il commissario a tutto Domenico Arcuri per far vedere che è bravo ha spinto al massimo l’acceleratore sulle prime punture (ricordate la storia della sesta dose?) senza sapere se avrebbe avuto le seconde dosi. Risultato: ora sbraita che vuole portare la Pfizer in tribunale.

Che è come direbbero i raffinati frequentatori dei salotti dalemiani dove Arcuri ha sempre un posto riservato è vox calamans in deserto! Perché il contratto tra Pfaizer e Ursula Von der Layen è segreto e da quel che si sa in quel contratto c’è scritto quanto la casa farmaceutica deve fornire, non quando né come. Anzi è la Pfaizer che ha dettato le regole ponendo penali se il vaccino non viene trattato secondo i suoi protocolli, non il contrario. Ma Arcuri così come Conte s’appella alla maggioranza Ursula e prova ad alzare il tiro: citerò la Pfaizer. Come se con le carte bollate si potesse fermare il virus. E sarà anche il caso di notare che forse il supercommissario ha smarrito il senso del ridicolo. Giusto per avere un’idea la Pfaizer fattura 52 miliardi di euro con un utile di 17 miliardi, ha creato poi una jont-venture Mylan dove ha concentrato i farmaci ormai privi di brevetto (tra questi il Viagra) che fattura altri 25 miliardi di euro, in Italia la Pfaizer ha circa 3 mila dipendenti e il valore di Pfaizer è stimato il 214 miliardi di dollari. Se mettessimo insieme il valore delle 5 big pharma – in un modo o nell’altro coinvolte nella ricerca e nella produzione di vaccini – arriviamo a 1392 miliardi di dollari, circa tre quarti dell’intero Pil italiano. Ma Arcuri vuole fargli causa. Ci sarebbe da discutere invece perché la Sclavo – nata a Siena da Achille Sclavo, un genio della scienza che per primo si industriò nella produzione di vaccini – finita nel gruppo della famiglia Marcucci (Andrea è residente dei senatori del Pd) ha perso la sua leadership mondiale nello studio e nella produzione dei sieri lasciando l’Italia senza una sua “difesa immunitaria” . Un caso di sovranismo che avrebbe fatto comodo. Ma stabilito che l’economia ha regole ferree ed è probabilmente un’altra cosa da ciò che immaginano e praticano gli attuali reggitori della cosa pubblica il punto è l’approccio che chi governa l’Italia ha verso il momento presente: tutte chiacchiere e distintivo. Come la maggioranza Ursula, appunto!

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