LA “PROSPETTIVA DRAGHI” E LA “MORTE PRESUNTA” DELLA POLITICA

Qualcosa non torna in questa crisi. Dove il parallelo con il governo Monti è esercizio di massa nei commenti.

Monti arrivò quando lo spread era a 400 punti base (il governo tecnico lo portò a oltre 500), globo e Europa erano assillati da una crisi finanziaria, quella dei mutui subprime. Mario Draghi arriva quando lo spread segna 162 punti base e globo e Europa sono assillati da una epidemia, roba di salute, non di finanza.

La salita al Quirinale dell’ex-presidente della Bce porta lo spread sotto i 100 punti base e l’Italia risparmia 1,3 miliardi di euro? E allora? Il Parlamento ne ha sdoganati 180 di miliardi, che il governo Conte non ha speso, tranne qualche briciolina raccattata e messa in tasca da quelli che nelle crisi si fanno ricchi. L’Europa ce ne promette – ancora soltanto promette, dopo un anno dall’esplosione dell’emergenza – 209 di miliardi. Cosa è un miliardo e mezzo?

Il primo, ottimo risultato della “Prospettiva Draghi” è che non si parla più di Covid-19. Dalle pagine dei giornali e dalla tv sono spariti i dati terrificanti, la conta dei pericoli, gli scenari futuri devastanti, la caccia agli assembrati. Il “cosa si può fare e cosa no”. Vuol dire che Draghi, intanto, ci riporterà la libertà di spostamento e presto quella di abbracciarci. E non è poco.

Ma è anche la plastica dimostrazione che l’emergenza Covid era spinta con furore da Palazzo Chigi per permettere alla compagine giallorossa di governare senza maggioranza e con i DPCM. O già ce lo siamo scordato? Chi giudicherà?

Altro parallelo con Monti. Tutti i partiti gli votarono la fiducia senza se e senza ma su un programma “lacrime e sangue” per non far arrivare la Troika che ci avrebbe assassinati. Non c’era un euro, dissero. Oggi, con Draghi, c’è una potenziale pioggia di denaro da gettare sul territorio, le imprese, le famiglie. La situazione è esattamente inversa. Il vero rischio è che Bruxelles si voglia tenere in cassa tutto questo ben di Dio per dirottarlo alle banche tedesche e sull’economia francese.

Sul piano dell’epidemia, l’arrivo della bella stagione rallenterà il suo fuoco, come succede con tutte le influenze, sul piano vaccinale hanno vinto i NO VAX: oggi si chiamano Ursula Von der Leyen, Roberto Speranza e Domenico Arcuri. Nel senso che i vaccini proprio non ci sono. Quindi il “piano vaccinale” non esistendo, non è un problema attuale.

C’è un solo punto di contatto tra l’esperienza Monti e la “Prospettiva Draghi”. Il rinvio delle elezioni nell’imminenza della rielezione del Capo dello Stato. Allora come oggi i sondaggi premiavano la parte destra dell’emiciclo parlamentare. L’esperienza Monti, la sospensione delle libertà elettorali, portò alla rielezione al secondo mandato di Napolitano, che ebbe il solo risultato di far esplodere il sentimento grillino nelle piazze e a portare la creatura di Grillo prima al 25% e poi al 33%. In un periodo in cui la volontà popolare uscita dalle urne veniva puntualmente ribaltata con i governi Letta, Renzi (nemmeno eletto) e Gentiloni a spese del povero Bersani, l’ultimo Pd che, faticosamente, le elezioni del 2013 le aveva vinte e furono proprio i grillini a stordirlo e farlo fuori.

Il resto è storia di oggi, il futuro è da scrivere. Ma fanno effetto tanti commenti che danno per morta la politica e che richiedono l’intervento di un “dictator” per rimettere a posto le cose. Laddove invece la politica è stata imbrigliata, tenuta a freno, impoverita e umiliata da manovre di palazzo. Quella che è fallita, nell’intento di intorpidire e ferire la Costituzione, proprio da parte di chi la ritiene “la più bella del mondo”, non è la politica, ma è l’amministrazione emergenziale, improvvisata, in malafede, che finisce con un comizietto al tavolino che fa l’effetto dei mezzi matti che stanno a Londra, quei poveracci che nello Speakers corner di Hyde Park, salgono sullo sgabello e raccontano al mondo le loro verità.

L’arrivo di Draghi come uomo super partes ci fa sperare che un nocchiero, non un dittatore, possa ricondurre il quadro politico alla normalità. E potrebbe darci belle sorprese, visto che a 74 anni non ha niente più da chiedere al riconoscimento sociale della sua bravura. Nessuno lo può ricattare, nessuno può ricordargli vecchi favori. Ma partendo da un concetto che deve essere ben chiaro: questa situazione di caos costata 90 mila morti è stata voluta, percorsa con determinazione, attuata senza il minimo interesse per il benessere sanitario ed economico della nostra Nazione.

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