“CORAGGIO DI DECISIONI E VISIONI”. PARLA DRAGHI CAVOUR. LA SORPRESA DI MARIO IL COMUNICATORE

Sorpresa. Mario Draghi tiene il suo discorso al Senato della Repubblica e diventa sorprendentemente empatico. Parla al neo governo, ai ministri, alla politica, al Paese, ai cittadini, perché “prima di ogni spirito di appartenenza viene il diritto alla cittadinanza”. 50 minuti di indicazioni precise e nette, ogni parola, ciascun termine, pesati nel segno della fattiva positività, della condivisone, dell’unione.

C’è un confine segnato in due punti: dove finisce il banchiere e comincia il politico, il comunicatore. Confine varcato oggi in Senato, preludio alla fiducia della larga  maggioranza dove all’interno Draghi ha infilato i parenti coltelli e i nemici giurati.

Rompe il silenzio, il lungo silenzio intrapreso nei giorni convulsi, parte il dialogo, “un interludio” per dirla alla Ghisleri, tra i cittadini e la politica. Chi si aspettava la fredda road map sarà rimasto deluso, specie i soloni “casalini” della comunicazione che in questi giorni pontificavano. Il Mario a-social diventa sorprendentemente empatico e calca sul lavoro e sulla formazione.

Le parole chiave sono unione, condivisione, europeismo, atlantismo, piano sanitario rinascita, unione. Soprattutto l’unione, “nello spirito repubblicano del mio governo”. Cita in apertura Cavour in direzione riformista, si richiama allo statista, abilissimo diplomatico e stratega artefice dell’unità d’Italia, per le riforme fatte in tempo debito. “Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”.

Per un “coraggio delle decisioni e delle visioni”. La lotta alla pandemia è una “trincea dove combattiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti”, ovvio, ma il suo governo, sottolinea sobrio, il governo Draghi,  non “è il risultato del fallimento della politica”. Altra sorpresa. Contravviene alla vulgata dei giorni correnti sulla crisi della politica. Passaggio che merita riflessione. “Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità”. Per un “coraggio delle decisioni e delle visioni”. Passaggio non casuale.

Poi lui, il il tecnocrate banchiere, l’uomo dei numeri, inciampa su qualche numero. Giorgetti, neo ministro al Mise lo “soccorre” con fair play. E mentre lo corregge sorride Giorgetti, lo stratega della svolta europeista della Lega, oggi fisicamente seduto alla destra del premier.

Subito dopo: “ Ci impegnamo a comunicare con sufficiente anticipo ogni cambiamento delle regole”, una regola che verrà ad imporsi, si spera, una rassicurazione per ristoratori, albergatori, imprenditori, governatori e per quanti ( la maggior parte) più speranza non hanno. E per quanti, in Speranza, il ministro riconfermato e già indebolito, non credono più. L’orizzonte è chiaro: si guarda a Unione Europea, Alleanza atlantica, Nazioni Unite. Perché “l’Euro è irreversibile e fuori dall’Europa c’è meno Italia”. Interdisciplinarietà, per far capire che i ministri non lavorano a scatola chiusa. Tocca a lavoro, ambiente, fisco, sul quale fa didattica. Ma c’è anche “l’attitudine” per la pubblica amministrazione. Ribadiamo: “l’attitudine”, non il ragionier Fantozzi. E la parità di genere “non un farisaico rispetto delle quote rosa ma parità di condizioni” per questo anche le politiche attive del lavoro vanno sapute incrementare. Applausi. Ringrazia il predecessore Conte per quanto portato a termine, ma vede l’orizzonte largo, guardiamo ai virtuosi, ad esempio chi è più bravo per il piano vaccinale. Non cita mai l’abusato recovery plan, ma una sola volta lo chiama nex generation eu, in chiave futuristica di rinascita. Per le prossime generazioni.

“Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. E’ un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”.

Muove le leve emotive l’ex governatore della Bce. Ed è qui che si potrebbe aprire una terza sorpresa: l’orizzonte politico di Mario Draghi. Non un tempo breve per accomodare, ma per restare. Poiché oggi Draghi ha presentato l’agenda di un progetto a lungo termine. Concluso il discorso partono gli applausi finali. Draghi ha il microfono ancora aperto e si sente la domanda:“Mi dite voi quando posso sedermi?” La rivolge di nuovo a Giorgetti, sempre seduto alla destra del padre. Sarà un caso?

 

 

 

 

 

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