BANCHE FALLITE: LA UE HA DANNEGGIATO L’ITALIA. CHI PAGA? E VERSTAGER SI DIMETTE?

Il mantra di fronte ad ogni pecca italiana è “dateci più Europa”. Ma stavolta deve diventare: “Ridateci i soldi”. E probabilmente nessuno pagherà il conto. Ricordate i tempi del “bail-in”, la norma europea inventata in una notte che metteva sulle spalle dei risparmiatori il fallimento della propria banca? Era il 2014 e fallirono numerose banche. Quattro in particolare fecero scalpore: la famigerata Banca Etruria, la Tercas, la Popolare di Bari e Banca Marche perché il loro salvataggio messo in piedi dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) fu considerato aiuto di Stato.

Risultato? Correntisti e risparmiatori videro svanire i risparmi di una vita e tra clienti e Stato l’Italia perse più di 5 miliardi di euro. I correntisti si sono visti risarcire solo in parte con un fondo di 200 milioni decine di milioni in legge di bilancio.

Invece , dopo sei anni di battaglie legali, la Corte di Giustizia Ue di Lussemburgo ha dato definitivamente ragione all’Italia sul salvataggio delle Casse di Teramo (Tercas), la vicemnda che innescò tutta la serie di fallimenti e di espoliazione dei correntisti. Consegnando alla storia un fatto: la decisione di azzerare azionisti e obbligazionisti junior delle quattro banche è stata frutto di un imperdonabile “errore giuridico” dell’Antitrust Ue guidata, oggi come allora, dalla danese Margrethe Vestager  mentre il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) aveva tutto il diritto, nel 2014, di intervenire nei conti di Banca Tercas affinché la  Popolare di Bari potesse procedere con l’acquisizione dell’istituto  di credito di Teramo. Non si hya contezza, al momento, di eventuali dimissioni della Vestager, che anzi, nei prossimi giorni, incontrerà i ministri italiani sulla vicenda dell’Alitalia.

Per il Tribunale del Lussemburgo le “condizioni per qualificare  l’intervento del Fitd come aiuto di Stato non erano soddisfatte,  poiché tale intervento non era né imputabile allo Stato italiano né  finanziato mediante risorse statali da esso provenienti”. Parole che potrebbero ribaltare la recente storia dei salvataggi bancari in  Italia.

Non a caso il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, esprime “grande  soddisfazione” per la sentenza. L’intervento del Fitd su Tercas “fu  solo il primo ad essere predisposto e bloccato dalla precedente  Commissione europea che così bloccò conseguentemente anche i seguenti  interventi preventivi del Fitd per i salvataggi delle “quattro  banche”, a cominciare dalla Cassa di Risparmio di Ferrara che lo  aveva anche approvato in assemblea”, sottolinea Patuelli.

Per riavvolgere il filo della vicenda bisogna tornare al 2013 quando  l’allora Banca Tercas – in amministrazione straordinaria dal 2012 –  riceve la proposta di salvataggio da parte del Banco Popolare di  Bari. L’istituto avrebbe sottoscritto un aumento di capitale in  favore di Tercas a patto che prima il Fitd coprisse il buco  patrimoniale dell’istituto.

L’intervento riceve il via libera della Banca d’Italia e viene  approvato nel 2014, Ma la Commissione europea blocca l’operazione nel  2015 dopo un’inchiesta che ha determinato che il sostegno di Fitd  fosse da considerarsi aiuto di Stato e quindi illegittimo. Il Fitd –  consorzio di capitali privati delle stesse banche, che accantonano  delle somme per coprire i depositi fino a 100 mila euro in caso di  fallimento di un istituto – presenta ricorso insieme a Bankitalia e  Mef.

Dopo quasi otto anni la vicenda arriva a un punto di svolta. La Corte  del Lussemburgo spiega che la Commissione Ue ha commesso un errore di  diritto qu0ando ha “ritenuto che le autorità italiane avessero  esercitato un controllo pubblico sostanziale nella definizione  dell’intervento del Fitd a favore di Tercas”. Parole che ribaltano  una decisione precedente, che invece aveva fatto giurisprudenza,  impedendo che quattro banche – Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti  e Banca Marche – potessero essere salvate nello stesso modo.

Per questo motivo il presidente dell’Abi chiede ora che i  risparmiatori e le banche concorrenti italiane vengano “adeguatamente  e tempestivamente risarcite per i gravi danni subiti per l’errore di  diritto compiuto dalla precedente Commissione Europea”.

Anche il mondo delle banche popolari commenta la sentenza. Per il  presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, la decisione “ha  un duplice valore, per il passato e per il futuro. Per il passato,  dimostra che si è gravemente errato in questo particolare caso della  Tercas, ma non solo”, mentre “per il futuro, insegna che la volontà  di eliminare le banche di territorio – sostituendole con banche con  sedi in Italia ma controllate da Fondi esteri – viene da lontano e  persegue il fine del pensiero unico internazionale di eliminare la  concorrenza ed avviare l’Italia, a passi sempre più grandi, verso  l’oligopolio bancario”.

Secondo il presidente “occorre una totale inversione di tendenza ed  un controllo giurisdizionale ineccepibile, che non faccia strame  delle banche davvero vicine ai territori come ben sanno quelli oggi  senza possibilità di ottenere credito perché privati delle banche  locali”.

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