ASTRAZENECA IL SIERO DI PENELOPE E IL GENERALE ALPINO TANTI DISCORSI MA POCO VACCINO

Continua la tragicommedia del vaccino anglo-svedese. Abbiamo ripercorso le tappe dei pareri contradditori di Ema, Aifa e Ministero della Sanità. Ieri il commissario straordinario all’emergenza virus cinese Francesco Paolo Figliulo continua a dire che il traguardo delle 500 mila iniezioni è possibile, ma non siamo neppure alla metà. E più che il passaggio del Piave sembra Caporetto. E in Europa la campagna di vaccinazione è sempre più un disastro perché si segue l’interesse della Germania che punta tutto su Pfizer-Biontec e sul suo vaccino

Il generale alpino fa tanti discorsi, ma ha poco vaccino. Lo sappiamo per esperienza eppure ieri a Macerata dove ha inaugurato il nuovo centro vaccinale costruito a tempo di record alla periferia della città Francesco Paolo Figliolo con la piuma sul cappello lo ha ribadito: Il traguardo delle 500 mila dosi al giorno in Italia è a portata di mano. Davvero? Sentendo il vate delle televisioni progressiste e cioè il professor Nino Cartabellotta presidente della Fondazione Gimbe è solo un miraggio. Gli ultimi dati disponibili dicono che – secondo i calcoli di Gimbe – c’è un grave ritardo nella protezione di anziani e fragili: il ciclo vaccinale è completo solo per il 36,8% degli over 80 e per il 2,2% della fascia 70-79 anni. I numeri sono impietosi: il primo aprile erano state distribuite 10.199.283 dosi, ieri eravamo a 11.850.555 vuol dire che in otto giorni sono state somministrate 1.651.272 che dà una media al giorno di 206.410 dosi, meno della metà del target ipotizzato dal generale.

Facendo una proiezione per immunizzare il 70% della popolazione italiana – soglia che Luca Ricolfi il più solido e autorevole analista di dati d’Europa ritiene compatibile con una ripresa normale delle attività – tenendo conto dei richiami e della possibilità di utilizzare in parte anche il siero di Johnson&Johnson che è monodose significa dover fare almeno 80 75 milioni di somministrazioni, il che significa che al traguardo ne mancano 64 milioni. Il che significa ancora che mancano 309 giorni al traguardo. Vuol dire che raggiungeremmo la fatidica soglia del 70% dei vaccinati il 13 febbraio 2020. Più o meno dieci mesi dopo che Boris Johnson, il cattivo, quello che ha fatto la Brexit, ha liberato la Gran Bretagna dal virus visto che dal 12 aprile UK riapre tutto! Ma su tutto questo nostro conto che- è forse inutile ripeterlo – è il solo che conta ai fini di una possibile totale riapertura del Paese ai fini di una possibile ripresa vera delle attività economiche pesa un’enorme incognita che si chiama AstraZeneca. Ebbene questo ormai si può chiamare il vaccino di Penelope: che di giorno viene somministrato e di notte viene ritirato.

Come stupirsi se adesso i cittadini non si fidano più di quel siero? Non c’è una ragione scientifica al mondo per rifiutare il vaccino anglo-svedese, ma ci sono infinite ragioni psicologiche per non volersi vaccinare con AstraZeneca che ha provato anche a cambiare nome per sottrarsi al linciaggio mediatico, politico ed economico che gli è stato scatenato contro soprattutto dalla Germania, che vuol dire Europa. Dal 30 marzo AstraZeneca si chiama ufficialmente VAXZEUVIRA! Ma noi cercheremo di capire perché ce l’hanno tutti con AstraZeneca. Intanto in questa tabella riassumiamo i giri di valzer che l’EMA (l’ente europeo del farmaco ) l’Aifa (l’agenzia italiana) e di conseguenza il ministero della salute guidato dall’ineffabile Roberto Speranza hanno fatto su AstraZeneca che ha ottenuto la prima autorizzazione 30 dicembre dall’NHRA che è l’ente britannico del farmaco. Da allora gli inglesi hanno vaccinato a tappeto solo con il loro siero (è stato studiato dall’Università di Oxford con una partnership italiana) e stanno arrivando all’immunità di gregge.

L’Europa per decidere che il siero gli andava bene ci ha messo un mese in più.
E da lì è cominciata la farsa attorno a questo vaccino accusato di provocare trombosi senza che via sia nessun nesso tra trombosi e vaccinazione, senza che ci sia una prova e sapendo che la probabilità di andare incontro ad una trombosi dopo il vaccino AstraZeneca è inferiore a quella che si ha dopo l’assunzione di un’aspirina.

 

Ora ci si stupisce che si sia creata una certa sfiducia nei cittadini ai quali peraltro non è consentito di scegliere il siero e dunque rifiutano semplicemente di vaccinarsi. Ma è grottesco il percorso che sul vaccino AstraZeneca la scienza (?) europea ha fatto: prima solo ai giovani poi anche ai maturi, infine a tutti e ora solo agli anziani. Come stupirsi se su 15,5 milioni di dosi distribuite ieri ce ne erano ancora in magazzino 3,7 milioni e di queste quasi 2 milioni sono di AstraZeneca cioè la metà della dosi ricevute da questa casa farmaceutica? Le dosi che il nostro paese ha ricevuto sono all’incirca 10,2 milioni di Pfizer, 3,9 milioni di AstraZeneca e 1,3 milioni di Moderna. Ma in queste condizioni pensare di raggiungere il target ipotizzato dal generale Figliuolo e ritenuto da tutti indispensabile per tentare di non ammazzare l’economia del paese è impossibile. Ma ora chiediamoci perché ce l’hanno tutti con AstraZeneca anche se è il vaccino che l’Europa ha prenotato in maggiore quantità?

E’ appena il caso di ricordare che il ministro della Salute Roberto Speranza – regnante Giuseppe Conte – disse in Parlamento (mentendo) che l’Italia insieme a Francia, Olanda e Germania aveva comprato 400 milioni di dosi di AstraZeneca e anzi il ministro si lodò perché questo vaccino era in parte studiato e prodotto a Pomezia. Non era vero; non c’è mai stato quell’acquisto. Chi aveva comprato davvero e anche finanziato il siero sviluppato dall’Università di Oxford era Boris Johnson che ne ha pagate in anticipo 150 milioni di dosi con opzione in esclusiva per altrettante. E tutto questo è avvenuto alla fine del febbraio 2020. L’Europa solo in agosto ha prenotato 300 milioni di dosi di AstraZeneca peraltro con un contratto che lascia libera la società produttrice di fare come vuole perché vi è solo l’impegno a dimostrare il massimo sforzo per assicurare le forniture.

E questo è il primo motivo del perché l’Europa ha cominciato ad avercela con AstraZeneca; la casa farmaceutica può dimostrare in ogni momento che Bruxelles ha fatto un pasticcio sui contratti. Ma ora veniamo al secondo e più grave motivo che peraltro dimostra ancora una volta che l’Europa è il regno della Germania e noi siamo i suoi sudditi. L’Europa fa solo quello che conviene a Berlino. I primi a sollevare dubbi su AstraZeneca sono stati i tedeschi. Si ricorderà che Angela Merkel quando ancora si pensava di limitare l’uso di questo siero ai più giovani rifiutò di farsi vaccinare con AstraZeneca. Attenzione a questo piccolo particolare: la Germania ha comprato direttamente da Pfizer 30 milioni di dosi, la Germania ha finanziato con 480 milioni di euro Biontec che è la consociata tedesca di Pfizer, la Germania ospita sul suo territorio il maggiore impianto di produzione di vaccini. L’Ema lo ha approvato a tempo di record tant’è che il 25 Marzo la Pfizer tutta gongolante con un comunicato stampa ha fatto sapere che “BioNtech Marburg è uno dei più grandi siti di produzione di vaccino mRNA in Europa e del mondo con una capacità di produzione fino a un miliardo di dosi”. Ma non è finita perché la Germania sta per lanciare il suo vaccino prodotto dalla CureVac di cui il governo federale tedesco detiene il 23 per cento del capitale attraverso un investimento diretto di 300 milioni. Ma se non bastano le ragioni dirette della Germania ci sono quelle di Big-Pharma. L’AstraZeneca proprio perché sviluppato da una università, quella di Oxford, costa pochissimo. Meno di 2 euro a dose, contro i quasi 16 di Pfizer, 12 di Moderna i 7 di Johnson&Johnson che però non è ancora disponibile. Ma non solo AstraZeneca ha detto che è disponibile a cedere su licenza e senza far valere il brevetto la produzione del suo siero. Si capisce bene che la Pfizer non gradisca e con lei neppure la Biontec.

E guarda caso gli allarmi su AstraZeneca sono partiti tutti dalla Germania che ha denunciato i casi di trombosi, che ha chiesto le verifiche dell’Ema, che cerca in tutti i modi di bloccare il siero anglo-svedese. Le ragioni? Certo di competizione tra le big farmaceutiche, ma anche geopolitiche. AstraZeneca è il vaccino che ha consentito a Boris Johnson di superare la crisi da virus cinese, ma se UK riparte alla grande mentre l’Europa è ferma la narrazione della Brexit come sciagura, la fatwa lanciata da Bruxelles contro chiunque osi abbandonare l’eurocrazia si sgonfia. Non solo: diventa manifesto che la delfina di Angela Merkel, quella Ursula Von der Leyen che comanda la Commissione europea senza azzeccarne una, ha condotto l’Unione in un vicolo cieco sul fronte dei vaccini e ad arenarsi nelle secche della crisi dal punto di vista economico.

Il Fondo monetario in una stima molto benevola ha detto che mentre gli Usa faranno più 7%, mentre UK farà più 8% di Pil mentre la Cina ormai è una locomotiva lanciata alla massima velocità, l’Europa farà un modesto più 4% e l’Eurozona (dove si paga in Euro) ancora di meno. E’ stato stimato un ritardo di due mesi sulla campagna vaccinale dell’Europa rispetto al resto del mondo. Ma tutti sanno che non è così. Il ritardo sui vaccini è abissale, quello economico da fallimento. Basta un dato. Thierry Breton commissario europeo all’industria, ma anche all’emergenza virus cinese ha detto che a luglio l’Europa avrà vaccinato il 70 per cento dei suoi cittadini. Abbiamo già visto quelle che sono le proiezioni per l’Italia, applicando lo stesso ragionamento possiamo fare i conti anche per l’Europa. Per arrivare al 70% di europei vaccinati entro luglio è necessario che vengano somministrate 2,8 milioni di dosi al giorno. Attualmente l’Europa viaggia a 240 mila dosi di media al giorno, contro i 4 milioni degli Usa, le 870 mila dosi della Gran Bretagna. Allora bisogna pur trovare un colpevole. E cosa di meglio del vaccino che è l’emblema del successo della Brexit? Quel siero non fa venire la trombosi, ma sta molto antipatico ai trombati europei.

 

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