IL SOL LEVANTE FA MANBASSA DEL TONNO NOSTRUM. COSTI, ASCESA E DISCESA DI UN MITO DEL MADE IN ITALY

Buono il tonno rosso, specie quello che si pesca tra Sicilia in Calabria. Eppure oggi costa, pescato dai giapponesi per sushi e sashimi e venduto nel Sol Levante anche a 35-40 euro al chilo. Nel 2000 al mercato generale di Vibo Valentia un chilo di tonno rosso veniva via a 5.000 lire, circa 3 euro e 47 cents attuali. Con tanti saluti ad una storia millenaria. Scriveva nel 1691 Giovanni Fiore nella sua “Della Calabria illustrata opera varia Istorica”:

Quanto poi all’abbondanza potrei dire, e senza hiperbole, che non vi sia spezie alcuna di pesce in Mare, che tutte, e ciascheduna non si peschino ne’ Mari di Calabria, Spada, Tonni, Palamati, Morene, Gongri, Cefali, Spinole, Ricciole, Sauri, Sarde, Occhiate, Sarachi, Galli, Dentate, Cipolle, Minoli, Praiole, Cicerelli, Aguglie, Squadri, Palombi, ed altresì anche Storioni. Mà ancorché tutti li raccordati, ed altri non raccordati Pesci in questi nostri Mari, avessero, e più numero, e più qualità sopra gl’uguali delle medesime spezie in altri Mari; e perciò da poterne far discorso à parte; non vò nientemento, che favellarne d’alcuni pochi; cioè di quelli soli, quali con lode vengono mentovati da’ Scrittori (…).

Mà più celebre è la Pesca de’ Pesci, detti Tonni, della quale discorre con molta lode Frà Leandro Alberti. E benché ella fosse in altri luoghi di Calabria, li Tonni però di Calabria sono li migliori. Così l’abbiamo dall’espertissimo Archestrato, riferito da Ateneo.

Quod si Italia sacra Oppidum Hipponium adeas

aut aquarum Metauri Flivii estia, illic quidem sunt

Omnium longe optimi summam qui vittoria metam attingunt.

(Se visiti la città sacra d’Italia Ipponio – oggi Vibo Valentia, N.d.R. – o le acque del fiume Metauro, è qui che davvero sono di gran lunga i migliori di tutti quelli che arrivano alla meta finale)

Ed ancorché se ne notino i luoghi di questa Pesca Hippone oggidì Montelione, e Metauro, oggigiorno Gioia, e Giulio Polluce v’aggionga Terina, con nome più volgare Nocera, Tumnus item Theriunus laudatissimus: nulla di meno n’è la pesca più famosa nel mare del Pizzo, altre volte Napizia. Odasi Giulio Cesare Recupito:

Littora utriusque ore piscosa, et Tymnorum precipuae captu circa Napitiam, ut advertit Leander, insignia. Quippe estivis caloribus gregatim eo ex Aphrica innantes ferreis inter undas concameratis retibus, Delphino et preunte, et prodente stringuntur. Ubi magnitudinis immanis Belluae piscatoriis hastis consosse cruentatis, purpura tempestate fluctibus Praedam paebent ingente futuram Italiae tote dapem ad salasamenta laetissimam.

(Entrambe le rive alla foce sono pescose, e in particolare la pesca dei tonni avviene vicino Pizzo Calabro, come ha scritto Leandro. Poiché, nuotando in gruppo nella stagione estiva, davanti a quelli che arrivano dall’Africa vengono poste delle reti di ferro in mezzo alle onde, ed in esse vengono intrappolati, preceduti e seguiti dai delfini. Qui avviene una lotta immane e i pescatori con le lance combattono in modo cruento, catturando le prede in mezzo al mare che s’arrossa di sangue creando per l’Italia un’enorme sacco per il più saporito dei pesci salati)

Un gusto che sembra diventare storico. Se nel 2019 ilvibonese.it riferiva un pescato delle tonnare vibonesi attorno alle 2000 tonnellate, nel secondo dopoguerra si era scesi a poco più di qualche centinaio di tonnellate. Qualche barcone resiste ancora, chiuso in qualche struttura; qualche ancora delle vecchie reti, della camera della morte nella quale gradualmente i tonni venivano infilzati, magari si trova sott’acqua. Ma il resto è solo un ricordo. A caro prezzo, purtroppo.

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