VERSO LA TRANSIZIONE GREEN CON ELMETTO E FONDI PRIVATI COSA INDICANO AL MONDO G20 E COP 26
Oriente e Occidente anglo-europeo scelgono strade inconciliabili
Buttatevi sul green… Tempo fa sarebbe stato un invito a darsi al golf, oggi è il “must” della finanza occidentale. Che qualcosa non vada è emerso chiaramente tra il G20 finito a Roma e la Cop 26 sul clima iniziata a Glasgow. Il quadro dimostra chiaramente un globo spaccato in due: da una parte l’Occidente che si “obbliga” alla riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2050 con una potente “transizione green” costosissima e che promette rose e fiori solo per la finanza speculativa e l’Oriente sino-russo che rinvia le “emissioni zero” al 2060 con l’India che si sfila fino al 2070.
Il fine dichiarato è quello di evitare il surriscaldamento della terra che creerebbe cataclismi irrecuperabili il mezzo attraverso il quale si passa sono materie prime e organizzazione sociale. Cina e Russia puntano al controllo e allo sfruttamento del petrolio e del carbone, l’Europa punta sulle rinnovabili e mette sul piatto anche la moneta elettronica, i “pass” di vario genere e l’economia web 2.0 per attuare un controllo sociale che sia meno dispendioso in termini di consumo delle risorse. Seguita e guidata allo stesso tempo dagli Usa (o meglio dal mondo anglosassone, dopo la Brexit) che si tirano fuori dai pantani di guerra e riprendono la propensione al commercio globale con l’abbattimento dei dazi su acciaio e alluminio. Sono due strade che si allontanano tra di loro e preparano conflitti, mentre per tutti – però – resta il mito, il limite e la necessità della “crescita”.
Impossibile valutare chi abbia ragione, possiamo dare solo degli spunti di riflessione: l’Oriente presto avrà il monopolio di gas, petrolio, carbone, grano e terre rare (quelle per fare i chip dei telefonini su cui l’Europa punta per il suo sviluppo), l’Occidente Anglo-europeo un’organizzazione sociale che dovrà dar da mangiare a molti meno milioni di persone per la denatalità, con pochi ricchissimi finanzieri e molti assistiti da reddito di cittadinanza e “Helicopter money”, il denaro buttato dall’elicottero ai poveracci. Però avrà anche una supremazia tecnologica che sul lungo periodo (quando, ammoniva John Maynard Keynes, “siamo tutti morti”) potrebbe dare vantaggi entro i prossimi duecento anni, sempre che il surriscaldamento non salga di due gradi.
È chiaro però che secondo la fetta di torta di mondo a cui si appartiene conviene comportarsi. Quando uno come Charles Windsor, Principe di Galles e futuro re d’Inghilterra dice: “Abbiamo bisogno di una campagna in stile militare per dispiegare la forza delle migliaia di miliardi messi a disposizione dal settore privato” conviene dargli retta: mettersi l’elmetto e scommettere sul “green”. Sul quale governi e finanza stanno per puntare miliardi: le emissioni globali di “green bond” hanno già superato 1,4 trilioni di dollari e arriveranno a 2,36 trilioni di dollari nel 2023. Solo il piano Next Generation EU vale 670 miliardi di euro… il problema è come saranno distribuiti, chi ci metterà mani e cappello. Ma questo sarà chiaro molto presto.