UNA TAGLIA SULLA TESTA DELLO ZAR. E DOPO ZAPORIZHZHIA PUTIN MINACCIA L’EUROPA

Una taglia sulla testa dello zar, l’occidente attonito, negoziati nel pantano, la linea rossa di Putin. Cominciamo dalla taglia che ha fatto rumore

Un milione di dollari a chi arresterà Putin come criminale di guerra. Tanto offre Alex Konanykhin, uomo d’affari russo residente negli Stati Uniti. Un milione di dollari a “qualsiasi agente di polizia che, adempiendo al proprio dovere costituzionale arresti Putin come criminale di guerra ai sensi delle leggi russe e internazionali”.

Ha fatto rumore il post su facebook con la foto di Putin “ricercato vivo o morto per omicidio di massa”. Konanykhin ha scritto che “Putin non è il presidente russo poiché è salito al potere come risultato di un’operazione speciale di esplosioni di condomini in Russia, ha poi violato la Costituzione eliminando le libere elezioni e uccidendo i suoi oppositori”. E ancora, dice Konanykhin, “il mio dovere è assistere il popolo ucraino nei suoi sforzi eroici”. Ma il punto è tragico e la linea rossa tracciata Putin non si ferma ed  è pronta ad attraversare la lucida follia. Alla premeditata follia, la stessa che ha spinto lo zar ad investire per sette anni sull’economia di guerra davanti l’occidente “distratto”, ora scatena il panico e ieri i russi hanno bombardato e poi occupato la centrale nucleare di Zaporizhzhia, il più grande sito nucleare d’Europa.

“Attaccare una centrale nucleare è un crimine di guerra. Il bombardamento da parte di Putin della più grande centrale nucleare d’Europa porta il suo regno del terrore ad un un passo avanti”, twitta l’ambasciata statunitense in Ucraina. Nella centrale di Zaporizhzhia, in Ucraina, “ora abbiamo una normale anormalità”. Così il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, in conferenza stampa sull’incendio all’impianto nucleare ucraino dopo un assalto delle forze armate russe. Di tutte le unità, “una sola sta operando al 60% delle sue capacità”, ha detto Grossi, elogiando “il coraggio e la resilienza” dell’operatore. “Da quel che comprendiamo – dice Grossi -, il colpo è partito dalle forze russe. Non abbiamo dettagli su che tipo di proiettile”.

“Siamo fortunati perché non c’è stato nessun rilascio di radiazioni nell’ambiente circostante e l’integrità dei reattori è stata mantenuta”, rassicura. Poco fa Stoltenberg, il segretario generale della Nato: “Abbiamo davanti giorni ancora peggiori”. Mentre Putin in tv minaccia l’Europa: “Non abbiamo cattive intenzioni verso i Paesi confinanti”. Nel nono giorno di guerra lo zar stretto all’angolo ma sempre più follemente determinato ha lanciato una “rassicurazione” ai suoi vicini di casa russi. Ma, al tempo stesso, ha tracciato una chiara linea rossa: nessuno deve imporre nuove sanzioni contro Mosca.

Quel “non inasprite le sanzioni”, è una chiara minaccia. Intanto nei giorni tra “cielo e terra” della Capitale, tra gli attacchi russi senza tregua che stanno distruggendo una dopo l’altra le infrastrutture di Mariupol, si staglia nella mente l’immagine di Kharkiv. Kharkiv, la città dalle molte anime culturali conta i suoi 2000 morti, 100 sono bambini. Bambini. Kharkiv spezzata, Kharkiv violata. E ieri, mentre i grandi giornali occidentali titolavano sui corridoi umanitari, la città che vibrava di arte e cultura veniva bombardata.

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