DALLA CERNOBBIO DELL’EXPORT L’APPELLO DI ZURINO ALLA PREMIER MELONI: “RIPRISTINI IL MINISTERO DEL COMMERCIO ESTERO”

Oggi BeconomyTV sceglie di raccontare la “Cernobbio dell’Export” in uno ‘speciale’ da Ravenna, città della bella Italia che ha ospitato il 23 e 24 settembre scorso, alla vigilia delle elezioni, gli Stati Generali dell’Export, il forum ideato e fondato da Loreno Zurino, giovane imprenditore di Sorrento che con la sua azienda The One Company rappresenta 3,3 miliardi di fatturato nel commercio di cibi italiani esportati negli Stati Uniti e in Israele e dal 2018 dà vita all’iniziativa perché “in principio fu l’azione”- dice lui – conquistandosi la copertina di Forbes. Punta di diamante il commercio estero “chiave per la ripresa”, traino e fonte primaria di “esportazione”, vetrina maxima di bontà, genuinità, bellezza, cultura, del made in Italy, quella straordinarietà tutta italiana di cui solo il Belpaese ha l’esclusiva e che i giovani talenti traducono all’estero in lingue diverse ma con ‘bellezza’ italica. Il Sommo Poeta semper docet. Perché il “Bel Paese dove il sì suona” nasce dalla bellezza, dalla cultura, dall’arte, non dalla guerra, non dalla politica. E a Ravenna, città che custodisce le spoglie dell’Alighieri, sono partiti diretti i messaggi al nuovo governo nel forum dove economia, turismo, cultura viaggiano all’unisono sul treno dell’export (servizi su BeconomyTv).

E se è vero come è vero, ancorandoci ai numeri, che l’export italiano, nel 2022 segna la crescita del 10,3% grazie alla spinta dei prezzi ( dati ultimi dal rapporto Caro Export di Sace) e che l’anno in corso è quello del recupero (+19,9%) con un ritorno pressoché ai livelli pre-Covid dopo il rimbalzo incompleto dello scorso anno (un risultato ottenuto grazie soprattutto al comparto del turismo che rappresenta il 9,1% del Pil italiano-ne parliamo con Matteo Marzotto)  allora il “buon andamento” chiama il rafforzamento di formazione, competitività, competenze, innovazione in una fase complessa. Un refrain non scontato e costante emerso dai sette panel con i top player dell’imprenditoria e le pmi italiane faccia a faccia a scambiar best practices nel puro stile del network all’anglosassone. Ma il forum è stato tempo di incontri, come quello tra Confindustria con Katia Da Ros, vice presidente di Confindustria e vice presidente e amministratore delegato di Irinox e Eduardo Teodorani Fabbri, senior advisor del gruppo exor e consulenteWRM Group/ Exor CNH, due mondi distanti dallo strappo dell’ex ad Fiat, Marchionne, ma a quanto pare ricomponibili in un signorile e foriero dialogo. E, ancora, Andrea Benetton, presidente Maccarese Spa, ceo Cirio Agricola-Gruppo Atlantia, Danilo Iervolino, editore de L’Espresso e Forbes Italia, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti (solo per citare alcuni nomi) a discutere della crisi e delle sofferenze del settore primario. Giorgia Meloni oggi nella sua prima uscita da premier in pectore dal villaggio Coldiretti di Milano ha parlato di “sovranità alimentare” tra un assaggio di mozzarella e parmigiano mentre il nutriscore è già bandito dalla battaglia bipartisan e, ove non fosse ancora chiaro, perfino dall’ultimo studio Ong a tutela dei consumatori Safe Food Advocacy Europe (Safe) secondo cui il nutriscore resta un sistema di informazione nutrizionale fuorviante.

Così, puntuale come un orologio (stavolta italiano) a conclusione della due giorni di Ravenna, nei giorni scorsi, è partito l’appello del presidente del Forum Italiano dell’Export Lorenzo Zurino alla premier neoeletta Giorgia Meloni.

“L’Export in Italia ha un valore di 570 miliardi di euro, un terzo del PIL. Oggi più che mai è importante occuparsi e valorizzare il settore dell’export. In Italia, infatti, vale 570 miliardi di euro l’anno e rappresenta un terzo del PIL del nostro Paese”, dice Zurino.

Lancio un appello a Giorgia Meloni- continua Zurino- e alla nuova governance di centrodestra affinché accolgano la proposta elaborata nel corso degli Stati Generali dell’Export di Ravenna, a cui hanno partecipato i più importanti imprenditori italiani ed esteri. Non chiediamo l’istituzione di nuovi ministeri o di nuovi carrozzoni ma che le istituzioni e la politica siano presenti là dove c’è bisogno del loro intervento. La storia del Ministero del Commercio internazionale iniziò il 22 dicembre del 1945, quando i Padri Costituenti si preoccuparono di stabilire un dicastero che si occupasse esclusivamente del supporto al commercio internazionale delle imprese italiane, particolarmente vocate all’esportazione della loro qualità. Già allora utilizzarono il termine “Made in Italy”, ma in maniera del tutto incosciente: nessuno poteva prevedere che esso sarebbe diventato un simbolo di qualità e garanzia di professionalità a livello globale. Da presidente degli Stati Generali dell’Export mi sento in dovere di farmi da portavoce delle istanze di un settore che fa da traino all’economia italiana”.

 

 

 

 

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