Istat ha diffuso i dati definitivi relativi all’andamento del Pil nel secondo trimestre 2024, che ha registrato un incremento dello 0,2%. Il dato puntuale può essere considerato moderatamente positivo anche se è di poco inferiore alla media dell’area euro (+0,3%) in considerazione del fatto che è decisamente migliore di quello della Germania, che ha invece registrato un preoccupante (anche per noi) meno 0,1%. La crescita acquisita al 30 giugno è pari ad un incremento del Pil dello 0,6% per il 2024, dato compatibile con le stime del Governo per fine anno (+0,9%).
Anche il dato relativo all’andamento dell’inflazione è abbastanza confortante, essendosi attestata nel mese di agosto all’1,1%. Se la tendenza sarà confermata potremo considerare conclusa una delle più violente fiammate inflazionistiche del recente passato.
Tutto sommato, la fotografia della situazione macroeconomica del Paese, nonostante tutto, non è delle peggiori. Si può dire, anzi, che dal post Covid in poi, l’economia del Paese si dimostra abbastanza dinamica, più performante degli altri Paesi Ue che usualmente si utilizzano come comparables (Germania, Francia). Lascia l’amaro in bocca il pensiero di cosa potrebbe essere il Paese se solo la parte pubblica dell’economia (che vale circa il 50% del Pil) fosse gestita semplicemente con diligenza.
Le buone notizie finiscono qui. Perché se invece del dato puntuale esaminiamo (nel medesimo grafico Istat che riporta il dato al 30 giugno 2024) l’andamento del Pil nel lungo periodo, verifichiamo che il Pil del secondo trimestre 2024 è esattamente uguale a quello del secondo trimestre 2008. In altri termini, 16 anni esatti di crescita zero, mentre (ovviamente) tutto il resto non è rimasto fermo. E difatti, Eurostat conferma che fatto 100 il reddito medio delle famiglie nel 2008, nella Ue oggi è 110,82 e in Italia 93,74.
Purtroppo, anche per il futuro non si possono prevedere scenari positivi, principalmente per due macro-cause: i) il calo demografico; ii) le disastrose condizioni finanziarie dello Stato che frenano lo slancio vitale dell’economia, riducono i servizi essenziali ai cittadini e renderanno inevitabili ulteriori maggiori tasse e riduzioni di servizi.
- Economista