ORO ALLA PATRIA, LA TASSA AGEVOLATA CHE VUOLE ALLUNGARE LA COPERTINA DELLA MANOVRA

L’ironia regna “a peso” d’oro. I giornaloni si scatenano e d’altra parte la carta “aurea” dell’esecutivo è servita sul piatto d’argento ai media che rilanciano con titoli da prima per una mossa che ricorda periodi bui dell’Italia fascista quando Mussolini, per legittimare l’invasione in Etiopia, un mese dopo l’inizio delle sanzioni sanzioni economiche decretate contro l’Italia dalla Lega delle Nazioni, organizzò una “giornata della fede” imponendo agli italiani di donare alla patria il loro oro, a cominciare da quello delle fedi nuziali.  Ma ora, nell’era del governo Meloni, si caccia per la quadra delle coperture e per dilatare i margini di modifica della manovra per il 2026 e la richiesta alle monete d’oro e ai lingotti degli italiani sembra essere, sempre se andrà in porto, appena cominciata. I leader del centrodestra pare abbiano messo in agenda un nuovo vertice a metà della prossima settimana, forse giovedì. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni tornerà ad incontrarsi con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, in vista del voto degli emendamenti in Senato. Dopo aver ipotizzato una tassa sui buyback, poi sugli extraprofitti delle banche e poi ancora sui dividendi (tutte ipotesi nate e subito spentesi a stretto giro), ecco l’ipotetica tassa -agevolata- sull’oro. Una misura che a differenza delle precedenti non coinvolge solamente alcune società, ma in particolar modo i cittadini e le famiglie italiane che custodiscono lingotti e monete d’oro.  Vediamo di cosa si tratta. 

L’idea è quella di introdurre un’aliquota agevolata temporanea al 12,5% per la rivalutazione di monete, lingotti e placchette e se ci fosse un’adesione minima del 10%, in base alla simulazione al vaglio dei tecnici, si potrebbe arrivare ad ungettito fino a oltre due miliardi di euro.Si tratta in sostanza di una “procedura di rivalutazione fiscale dell’oro da investimento”, si legge nel documento, già strutturato per essere trasformato in emendamento con tanto di relazione di accompagnamento. Ma come funzionerebbe questa novità? I contribuenti che al primo gennaio 2026 possiedono oro da investimento potrebbero – in mancanza di documentazione attestante il relativo costo o il valore di acquisto – chiederne la rivalutazione fiscale entro il 30 giugno 2026. E “per facilitare l’emersione” e garantire “un significativo incremento del gettito”, si propone l’applicazione di un’aliquota agevolata del 12,5%, anziché il 26%. La proposta, ipotizzando che solo il 10% delle quantità di oro da investimento emergano, calcola un gettito compreso tra 1,67 e 2,08 miliardi.  

 Oro, oro, oro…! Canta Mango! Ma quanto sono in grado di dare gli italiani in questo momento storico? Sul tema mancano dati ufficiali, ma secondo alcune stime l’oro privato in Italia potrebbe ammontare a una cifra compresa tra i 4.500 e le 5.000 tonnellate. Secondo i dati “un simile ammontare avrebbe un valore indicativo compreso tra i 499 e i 550 miliardi, considerando il prezzo di mercato dell’oro attualmente di circa 111mila euro al Kg. Nella categoria di oro in mano ai privati, che comprende anche l’oro contenuto nei gioielli, secondo la proposta l’oro da investimento è stimabile nell’intervallo del 25-30% del totale e pertanto ammonterebbe indicativamente a una quantità tra le 1.200 e le 1.500 tonnellate”.

Seguiremo gli sviluppi.. a peso d’oro!