TAVARES MINACCIA TAGLI, SCINTILLE ALLA CAMERA, 18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE AUTO

Carlos Tavares non brilla più, il suo cielo non è più illuminato di stelle. E Stellantis, il gruppo nato dalla fusione tra Peugeot groupe PSA e Fiat Chrysler Automobiles FCA group, oscura il Paese invece di illuminarlo. Lui, l’ad, non sa più a che stella votarsi. All’inzio prova a stemperare e tenta di attutire il colpo: “Anticipiamo la 500 ibrida al 2025 a Mirafiori e non vendiamo maserati.

Dunque la mitica 500 anticipata al 2025 e l’ennesima smentita alle voci sulla vendita della Maserati sembra confermata come pure la Gigafactory a Termoli ma con tempi rivisti. “Non abbiamo alcuna intenzione di vendere il brand”, ha assicurato il top manager. Ma sono giorni incandescenti, il tonfo in borsa di Stellantis brucia e resta caldissima la crisi di Mirafiori con i 25mila posti di lavoro a rischio, quelli stimati per il 2025 da Fim e Cisl. Così Carlos, capitano d’impresa senza luce, bussa ad incentivi: “Noi siamo pronti per la transizione ma servono altri incentivi e minaccia tagli.

La politica ci si tuffa senza remore e la condanna è bipartisan. Lo scontro alla Camera della settimana scorsa è stato durissimo con Tavares che cerca di far luce sugli impegni del Gruppo in Italia. Durante l’audizione in Commissione Industria si chiede conto al numero uno di Stellantis dei volumi produttivi in calo in Italia, della valanga di cassa integrazione, del calo delle immatricolazioni sul mercato.

I toni si fanno accesi quando Carlo Calenda ricorda a Tavares che Stellantis ha perso oltre 11mila addetti negli ultimi anni, quando Conte accusa il ceo «di essere un liquidatore» e chiede che il Parlamento senta il presidente del Gruppo John Elkann. E ancora, la segretaria del Pd Schlein parla apertamente di segnali di disimpegno del Gruppo in Italia, mentre il presidente della IX Commissione Senato di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, chiede se Stellantis rispetterà gli obiettivi di tagli alle emissioni a partire già dal 2025 grazie alle auto cinesi di Leapmotor, «con il paradosso che si sta vivendo in questi giorni a Mirafiori, con gli operai richiamati dalla cassa integrazione per certificare le vetture cinesi e assicurarne così l’accesso ai canali di vendita europei».

E Poi gli strali di Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, che accusa: “Tavares dovrebbe vergognarsi” e Orsini presidente di Confindustria: “Chiedere nuovi incentivi è una pazzia”.
Tavares da parte sua ricorda come la situazione difficile in cui versa l’intero settore dipenda «dalle scelte del legislatore e dal Regolamento che l’Europa ha imposto al mondo dell’auto». Il numero uno di Stellantis assicura che «non c’è alcuna intenzione di abbandonare l’Italia» o di ridimensionare il peso dei marchi sul mercato italiano e difende il piano industriale presentato ai sindacati, con le assegnazione, stabilimento per stabilimento, fino al 2030.Una domandina semplice semplice.

Ma l’abbandono non si è forse già consumato quando John Elkann ha messo in vendita su immobiliare.it il capannone da 115 mila metri quadri dello stabilimento ex Maserati? E da quando non ha più nessun legame con il capoluogo torinese, un tempo terra degli Agnelli ma non dei suoi eredi o come dice Bruno Babando- direttore de Lo Spiffero- di Mirafiori, destinata a diventare uno “sfasciacarrozze? “Quel che è male per Torino è sempre male per l’Italia”, disse l’Avvocato in un’intervista a mixer a Giovanni Minoli. Altra epoca, Gianni Agnelli, l’Avvocato, non c’è più. E nemmeno la Fiat.