TRASNOVA, STELLANTIS REVOCA I LICENZIAMENTI: SALVI 249 LAVORATORI PER UN ANNO

Finalmente uno spiraglio per i lavoratori di Stellantis dopo il calvario di settimane. Ieri dopo giorni faticosissimi con i sindacati in presidio permanente a Pomigliano d’Arco e a Piedimonte San Germano si è trovata la quadra: un accordo raggiunto tra aziende, sindacati e governo durante il tavolo in corso a Roma al Ministero del imprese e del made in Italy. 

Un anno di vita, una proroga di dodici mesi per la commessa che lega Trasnova a Stellantis. La buona novella arriva nel pomeriggio e i lavoratori in agitazione sotto il Mimit esultano di gioia. Trasnova è l’azienda di logistica con sede a Frosinone e le lettere di licenziamento erano piovute giovedì scorso, 97 i licenziamenti per l’esattezza.

Stellantis, principale cliente dell’azienda laziale, si è impegnata alla proroga del contratto di fornitura per un altro anno, convincendo Trasnova a revocare il licenziamento collettivo non solo dei suoi 97 lavoratori, ma anche dei dipendenti di Logitech e Teknoservice, aziende che lavorano in subappalto e avevano annunciato rispettivamente 101 e 51 esuberi. Nei prossimi dodici mesi Trasnova dovrà però trovare una soluzione per i propri lavoratori diversificando le attività e utilizzando gli strumenti di legge previsti per le situazioni di crisi.

 

IL CASO TRASNOVA

La crisi Trasnova è scoppiata lo scorso 6 dicembre, quando l’azienda di logistica ha annunciato il licenziamento di 97 lavoratori, cui ha fatto seguito un simile annuncio da parte delle aziende in subappalto Logitech e Technoservice. La decisione era stata presa a causa della volontà di Stellantis «di cessare tutti i contratti in essere» con Trasnova, in scadenza il 31 dicembre 2024. La vertenza sindacale, – che coinvolge complessivamente 249 lavoratori impiegati negli stabilimenti Stellantis di Pomigliano d’Arco, Melfi, Cassino e Mirafiori –ha attratto la politica nazionale che tardiva va in soccorso degli operai e che per una volta all’unisono chiede alla ex Fiat di restare in Italia imputando alle  rigide regole europee di certo rigide il peso della responsabilità e degli errori passati.