TRUMP, IL MERCANTE DA ANCIEN REGIME ORA PUNTA LA FED

Credo che Donald Trump, comunque la si pensi sulle sue posizioni politiche, sia inesorabilmente un uomo del passato. Non ha una strategia economica comportandosi come un vecchio, non solo in senso anagrafico, uomo d’affari. Tratta tutto come se fosse una banale trattativa commerciale, chiede 30 per chiudere a10. 

La sua politica economica si basa sul ruolo dell’economia Usa quale grande cliente di tutte le produzioni globali. Pensa di essere forte perché nessun produttore può ignorare la posizione del più grande acquirente mondiale. 

Può essere vero, ma è un approccio miope, che più volte ho definito “mercantilista” e che causerà danni che resteranno nell’economia Usa ben più a lungo del suo mandato, poiché mina la credibilità del sistema Usa. 

La reputazione vale oggi quanto, se non di più, del potere economico, soprattutto se si ha (come gli Usa) una estrema dipendenza dal mercato finanziario, che, invece, è estremamente indipendente. 

Gli attacchi scomposti a Jerome Powell, Governatore della Federal Reserve, lo rendono simile ad Tayyip Erdoğan (che cambia il banchiere centrale quando non gli aggrada quello che fa,  con il risultato che oggi l’inflazione in Turchia è del 35% dopo essere stata al 75% un anno fa ); per i suoi  atteggiamenti ondivaghi è stato creato l’acronimo (che lo manda in bestia)  TACO (Trump Always Chickens Out, si può tradurre, con una accezione beffarda: “Trump fa sempre marcia indietro”); la Sec (di cui Trump ha cambiato i vertici)  non ha ancora avviato  indagini sui sospetti casi di Insider trading del suo inner circle .

I numeri. Dal 2 aprile quando Trump ha annunciato i dazi, nelle cassi federali statunitensi sono affluiti 88 miliardi per dazi. Dall’altro lato, l’inflazione è salita in 3 mesi dal 2,4% al 2,7%; cui si somma una svalutazione nello stesso periodo del dollaro del 7% sull’euro; il Pil nel primo trimestre ha registrato un -0,5% dopo anni di crescita; infine, un anno fa il Governo Usa doveva pagare sui Treasury Bond il 3,6%, oggi  deve pagare il 4,4% e la sua “big beatiful legge di bilancio” prevede un deficit – cioè un maggior debito – di 3.000 (tremila) miliardi. 

Decisamente il vecchio uomo d’affari non è adatto a questo mondo. 

 

  • Economista