Si tenta l’affondo in vista del decollo della nuova Alitalia. Dopo l’incontro dello scorso 5 marzo i ministri dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, dell’Economia, Daniele Franco tornano a riunirsi in videocall con la commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager domani con l’obiettivo di compiere già il 16 marzo a un passo avanti verso una soluzione condivisa.
In questi 11 giorni, tra un appuntamento e l’altro, i tecnici sono al lavoro per arrivare a sciogliere i nodi di una partita complessa. Un vero e proprio cubo di Rubik il dossier Alitalia, come lo ha definito nei giorni scorsi Giovannini, anche perché da Bruxelles c’è una posizione molto chiara sull’evitare aiuti di Stato.
La nuova Alitalia, infatti, deve attraversare la strettoia che vede da un lato le rigide condizioni poste da Bruxelles di discontinuità di Ita rispetto alla vecchia compagnia – discontinuità condivisa ormai anche dall’esecutivo – e, dall’altro, il fattore tempo che non gioca a favore. La Commissione, infatti, ha chiesto un nuovo bando di gara che sia “trasparente, non discriminatoria e non condizionata” per la cessione degli asset della compagnia in amministrazione straordinaria.
Ma questa procedura richiede almeno 4-5 mesi. Troppo tempo per un’aviolinea che continua a bruciare cassa e che rischia lo stop operativo. Di qui la possibile soluzione di una trattativa diretta per il solo asset aviation per poi mettere a gare gli altri asset, manutenzione, handling, loyalty. Una strada, questa, che potrebbe soddisfare la richiesta della discontinuità e potrebbe assicurare un iter ben più rapido per il decollo di Ita anche per sfruttare l’alta stagione del trasporto aereo.
Una cosa è certa: la nuova compagnia, ha sottolineato ieri il ministro Giovannini in un’intervista all’Huffington Post, “non sarà una copia della precedente. Potrebbe creare servizi innovativi in linea con un mercato in evoluzione. Inoltre, potrebbe assumere un profilo di ostenibilità ambientale in linea con l’accresciuta sensibilità degli utenti, specialmente delle fasce giovani. La tempestività è però cruciale. È necessario che la compagnia riesca a sfruttare la ripartenza che ci auguriamo avvenga quanto prima grazie alla campagna vaccinale”.
Per il ministro bisogna “mettere Ita al centro di una politica di trasporto Covid free, che non riguarda solo i voli o i treni, ma l’intero sistema integrato”: “è il momento di ripensare l’offerta delle compagnie aeree e di ridurre il loro impatto ambientale”.
Un’Ita in versione ‘extra small’, con 45-48 aerei e con non più di 5000 dipendenti, come sembra esser una delle ipotesi più percorribili, porrà il tema degli esuberi. Il Governo, ha spiegato Giovannini, “tutelerà tutti i lavoratori in eccesso. Stiamo parlando di lavoratori molto qualificati. Oltre a forme di sostegno tradizionali, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando sta immaginando strumenti innovativi, comprese nuove forme di ricollocazione”.
Per venerdì, inoltre, è programmato un nuovo incontro tra i commissari straordinari di Alitalia, Giuseppe Leogrande, Daniele Santosuosso e Gabriele Fava con i sindacati e le associazioni professionali di piloti e assistenti di volo. I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl, il 10 marzo scorso, avevano ribadito il loro no alla vendita separata degli asset della ‘vecchia’ Alitalia e quindi l’impossibilità di “percorrere uno schema che non preveda l’unicità aziendale, salvaguardando l’occupazione, anche attraverso un più coraggioso piano industriale di Ita”. I sindacati, nel corso di quell’incontro, avevano quindi spiegato “la necessita di assicurare la continuità operativa e finanziaria di Alitalia in amministrazione straordinaria, garantendo la regolare erogazione delle retribuzioni alle lavoratrici e ai lavoratori della compagnia”.