COL GREEN PASS NON CI RESTA CHE PIANGERE “QUANTI SIETE? DOVE ANDATE? UN FIORINO”

Tamponi e certificati sono a pagamento. Dicono che servirà a rilanciare il turismo, ma in Italia si pagherà la tassa di soggiorno e quella di circolazione sotto forma di passaporto vaccinale. E la stagione non decolla. Anche questo governo dice un po’ di bugie!

Quando Mario Draghi ci fece sapere di aver scelto lui Roberto Speranza e di avere nel ministro della Salute piena fiducia apprendemmo che anche un presidente del Consiglio intoccabile dice le bugie. Roberto Speranza sta lì perché lì lo vuole Sergio Mattarella in funzione anti Matteo Salvini, ma ora con l’ennesimo DPCM emesso in totale dispregio della Costituzione e delle libertà che essa tutela è chiaro il disegno: serve continuità con Giuseppe Conte. Dal Colle ovviamente neppure un fiato sull’ennesima violazione che in virtù di un’emergenza che si vuole prorogare – e vedremo se non sia contra-legem – s’ fatta dei diritti costituzionali: sia il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3, sia il principio di impossibilità di ispezione (articolo 14 che impone leggi speciali e non certo atti amministrativi come un DPCM) sia e soprattutto la libertà alla libera circolazione (articolo 16).

Sull’emergenza torneremo e sarebbe interessante stabilire dove vada posta la soglia di pericolo per giustificarla. Se con atto del Governo si dichiara tutta Italia zona bianca (dunque salva dal pericolo) sarà poi una gara dura motivare l’emergenza ammesso che in questo paese esista ancora qualcuno che ritenga essere la certezza del diritto un valore. Ma stiamo al cosiddetto “green pass” che non si capisce perché non possa essere chiamato permesso di viaggio. Dicono che aiuterà il turismo. Per ora si presenta come odioso balzello perché tamponi e certificati per ottenere il green pass sono a pagamento. E non si capisce perché il ministro del Turismo Massimo Garavaglia non protesti, non chieda almeno il recupero fiscale delle spese per il passaporto vaccinale. Una famiglia che deve partire con due figli minori solo per i tamponi deve sborsare almeno 300 euro! E come al solito ce lo chiede l’Europa. Sta di fatto che il turismo è al palo. Garavaglia si è limitato a osservare: “Vogliamo regole certe per entrare, perché oggi, aspettando il green pass europeo, siamo in una fase di stasi. Il presidente Draghi a metà maggio ha annunciato l’apertura dell’Italia ai visitatori ma in realtà in molti paesi del mondo, come gli Stati uniti, l’Italia viene ancora percepita e descritta come una zona ad alto rischio. Dobbiamo comunicare meglio”. Per tutta risposta il suo collega Roberto Speranza ha rimesso la quarantena per chi arriva dalla Gran Bretagna! Evidentemente a questo Governo il turismo non piace e dire le bugie viene facile. Perché la realtà è assai diversa. Lo ha svelato in un recente convegno il presidente di Confturismo Luca Patanè che confida: “Giugno sta andando male – ha detto Patanè – tra vaccinazioni e permessi gli italiani non prenotano e neanche gli stranieri stanno arrivando. La stagione estiva nelle strutture alberghiere sarà molto corta non più di mesi. Il turismo delle aziende (business travel) avrà qualche segnale di ripresa da settembre con un ritorno graduale all’industria degli eventi”. Patanè ha poi precisato che “nel 2019 il 51% di presenze era di stranieri quindi anche una ripartenza del turismo domestico non basterà a risollevare le sorti del nostro settore. L’Enit lavora per le Regioni ma non le imprese. Il suo ruolo continua a non essere chiaro indipendentemente dalle persone che ci lavorano”. Ma intanto grandi peana al green pass.
Nel corposo testo del DPCM assunto da Mario Draghi il 17 giugno c’è un articolo che accompagna tutti i provvedimenti che è quello riguardante il finanziamento. Con formula di rito l’articolo 19 dispone: “ Dall’attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Ebbene dal 17 giugno in Italia esiste la tassa di circolazione a carico dei cittadini. Il passaporto vaccinale non è gratis e pone in capo agli italiani una gabella di stampo medievale. Interpretando perfettamente la parte dell’esattore come in “Non ci resta che piangere “ (titolo profetico) capolavoro ironico di Massimo Troisi e Roberto Benigni, il duo Mario Draghi – Roberto Speranza si piazza davanti alla porta di ogni italiano e chiede: “Quanti siete? Dove andate: un fiorino!” Che di gabella si tratti è evidente per queste seguenti ragioni; il salvacondotto sanitario è concesso solo se si è effettuata la vaccinazione completa che però non è nella disponibilità del cittadino. A spiegarlo basta il caos sulla cosiddetta “somministrazione eterologa”. Se si desidera godere a pieno del pass vaccinale non si può fare perché è lo Stato che impone tempi e modi della vaccinazione. E allo stesso tempo impone tempi e modi della durata della carta di circolazione.

Qui è di tutta evidente la disparità di trattamento tra chi ha fatto due dosi, una sola dose o nessuna immunizzazione. Che diventa perniciosa in caso di certificazione di avvenuta guarigione da virus cinese. Se infatti la fa l’ospedale è gratuita, ma se la fa il medico di famiglia siccome la certificazione di guarigione non rientra tra quelle in convenzione tra medici e servizio sanitario nazionale va pagato e il costo varia tra i 30 e i 60 euro. Resta un mistero se la certificazione fatta dai farmacisti per quel che riguarda l’effettuazione dei vaccini o dei temponi sia gratuita. Di sicuro il tampone in farmacia si paga, c’è da capire se il certificato sia poi una gentile concessione del farmacista al cliente. Nella convenzione con il servizio sanitario questa prestazione non è prevista. Andando oltre si evidenzia che per avere il pass vaccinale si può optare anche per un tampone (che assicura però libertà di circolazione per sole 48 ore) da effettuarsi prima di richiedere il lasciapassare. Una recente indagine svota da Altroconsumo in sei regioni ha dimostrato che un tampone molecolare come quelli richiesti per il salvacondotto costa in media 86 euro con oscillazioni che vanno da un minimo di 50 euro ad un massimo di 150 euro.

Si dirà, ma il tampone è gratuito! No perché la gratuità è prevista solo quando il tampone è richiesto dall’Asl o prescritto dal proprio medico curante in caso di pazienti sospetti Covid o contatti stretti di positivi. Ci sono anche i cosiddetti tamponi rapidi che vanno da un minimo di 22 euro a un massimo di 60, ma il DCPM non li prende in considerazione. Ora si è detto che si vuole aiutare il turista a muoversi perché tutto deve ripartire. Bene prendiamo una famiglia tipo con babbo, mamma e due figli adolescenti che vuole andare in vacanza. Il babbo ha fatto una prima dose di vaccino e ha il salvacondotto fino alla seconda dose, poniamo trenta giorni, la mamma è in attesa di vaccino e può spostarsi solo per 48 ore dietro tampone, i figli hanno fatto AstraZenica rincorrendo i giorni della vaccinazione di massa, ma ora sono terrorizzati dal mix. Partono? Psicologicamente sono in grado? Ed economicamente per avere 48 ore di libertà quanto devono spendere? A occhio 300 euro.

E’ l’aiuto al turismo che il messianico green pass europeo dovrebbe darci? In Europa la parola green nasconde sempre gabelle e fregature! La verità è che il Governo per l’ennesima volta sfrutta il virus cinese per mettere sotto controllo gli italiani. Resuscitano l’app Immuni per tappare il buco clamoroso lasciato dalla dissennata gestione di Domenico Arcuri, ma sotto sotto danno una sbirciatina ai nostri movimenti. E magari ci trovano anche una rilevanza fiscale perché sanno dove andiamo in vacanza e per quanto tempo e spendendo quanto. In tempo di redditometro non c’è da stare troppo tranquilli!

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