LA ROVINOSA GUERRA DEL GAS CHE PUO’ GELARE L’EUROPA E L’ITALIA MA IL VERO CIGNO NERO E’ IN ARRIVO
La tensione sul versante dell’altra guerra, quella che ci fa stare attaccati alla canna del gas della Russia, è alle stelle. C’è una data di fuoco barrata sul calendario dello zar: 31 marzo. Entro dopodomani Putin ha ordinato al governo, banca centrale e Gazprom, di attuare le disposizioni che prevedono l’uso del rublo per i pagamenti delle forniture di gas ai “Paesi ostili”, quelli cioè che hanno adottato sanzioni verso la Russia per la guerra con l’Ucraina. Secondo il presidente russo, riferiva nei giorni scorsi il sito di Kommersant, fornire merci russe all’Ue e agli Stati Uniti e ricevere pagamenti in dollari ed euro “non ha alcun senso per noi”. Dopo la notizia, il rublo ha recuperato valore alla Borsa di Mosca. La Russia, ha detto Putin, continuerà a fornire gas “in base ai volumi e secondo i principi di tariffazione conclusi nei contratti”. Dunque giovedì prossimo sulla scrivania di Putin arriverà il report della banca centrale russa, del gabinetto dei ministri e della società energetica gazsprom principale fornitore di gas e dal 1 aprile si cambia valuta.
Segni particolari di questa ultima strampalata contraddizione? Di certo non sarà una partita semplice. L’altra insensata guerra è appena cominciata. Insensata e surreale- perché come spiega Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia, una delle voci più autorevoli in materia- quella di Putin è una richiesta fuori dal tempo e riporta indietro la storia ai tempi dell’Unione Sovietica quando ci furono altri tentativi di quotare il barile di petrolio in rubli e nel frattempo, sempre per paradosso, il flusso del gas dalla Russia non si è mai interrotto. Ma torniamo alla guerra del gas. Già nei giorni scorsi si erano levate voci contro da parte di Italia e Germania. Ma ieri è stato l’intero G7 con Usa Francia, Giappone Canada Gran Bretagna e Germania e Italia a restituire al mittente le richieste di pagamento in rubli. Lo ha annunciato il ministro tedesco dell’economia ( questo è l’anno di presidenza della Germania) parlando di chiara violazione dei contratti esistenti così come hanno convenuto i ministri del G7 aggiungendo che la richiesta di Putin dimostri quanto lo zar sia con le spalle al muro. Ma intanto è guerra finanziaria. Replica il portavoce del Cremlino: “Di sicuro non faremo beneficienza”. La Russia non sarà più madre di gas ma matrigna e non distribuirà gas gratis et amore dei ma anzi ci metterà una bella quota di odio. Muro contro muro, la guerra fredda è tornata.
A questo punto cosa farà Mosca non è chiaro. Perché se è vero che la dipendenza di alcuni Stati dal gas russo è altissima non è poi così chiaro se sarà facile per la Russia cercare altri mercati e men che meno chiudere le tubature perché sarebbero danni enormi alle strutture estrattive. Tutti ci perderebbero, sempre che non si tratti di un gioco delle parti. Forse ai più è sfuggito un passaggio: lo scorso 25 marzo, a margine dell’euro summit, Mario Draghi, dopo aver detto che la richiesta russa di pagare il gas in rubli è una violazione dei contratti, chiosava: “Il governo russo ha imposto il pagamento in rubli per Gazprom, che esporta gas coi tubi, ma non per la società che produce gas liquido, perché’ il gas liquido si può comprare ovunque”. Si spiegherebbe così l’algido atteggiamento dei leader europei sulla minaccia di Putin e forse perché come avverte qualche analista avveduto “ i ricatti sulla valuta fanno meno paura di un effetto sistemico innescato dal crac dei trader di gas per i prezzi fuori controllo”. Sarebbe questo il nuovo vero cigno nero in arrivo. Analizzeremo a breve dove stazionerà quest’ultimo cigno.