INFLAZIONE BESTIA NERA: SUBITO INTERVENTI MIRATI O FINIREMO COME WEIMAR

Che l’inflazione sia una brutta bestia da combattere gli economisti lo sanno bene, così come lo sanno bene anche i politici dei paesi cd “frugali” in particolar modo quelli tedeschi che hanno ben impressa in mente l’immagine simbolo della iperinflazione sperimentata durante la Repubblica di Weimar (intorno al 1920): le massaie che vanno a fare la spesa spingendo una carriola piena di Marchi. Credo che molti politici italiani non abbiano mai visto questa immagine, o quella, recentissima del bancale di banconote “Bolivar” del Venezuela necessarie per pagare un solo pollo.

Qualcuno si compiace perché l’inflazione riduce il valore reale del debito pubblico. Ma è davvero così? Uno studio dell’Osservatorio CPI della Cattolica chiarisce:1) Sui titoli indicizzati, pari al 10,9% dei titoli in circolazione (circa 300 miliardi) l’inflazione non ha alcun effetto reale tramutandosi in un corrispondente aumento del tasso di interesse. 2) Sul rimanente 89,1% del debito, inizialmente l’inflazione comporterà un beneficio al rapporto Debito-Pil pari a 35 miliardi. 3) Tuttavia, sulle nuove emissioni (ogni anno 380 miliardi in media, senza ulteriori deficit, che invece ci sono) si sconteranno le aspettative inflazionistiche degli investitori con tassi di interesse più alti che finiranno per erodere il vantaggio iniziale, fino ad invertire risultato: il maggior costo sarà superiore alla riduzione del valore reale del debito (tempi non prevedibili).Lo stock riprende a crescere.

A ciò si aggiunga l’impatto degli aumenti dei tassi già annunciati dalla Bce, proprio per frenare l’inflazione e l’effetto recessivo sul Pil del “fiscal drag”, cioè la maggiore Irpef pagata dai contribuenti a parità (bene che vada) di potere di acquisto, con conseguente riduzione dei consumi.

In mancanza di interventi mirati, il rapporto debito-Pil riprenderà la sua corsa. Richiamare l’iniziale riduzione del valore reale del debito pubblico per sostenere ulteriori espansioni del deficit e del debito è indice di analfabetismo economico ed irresponsabilità. Sul punto, bene ha fatto Mario Draghi a stoppare la proroga del Bonus 110%, una misura populista, priva di razionalità economica e concausa dell’inflazione.

* Economista Università di Torino

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