GAS, LA FINE DEL RICATTO DI PUTIN E I CONTI DI GAZPROM CHE FANNO TREMARE IL CREMLINO

Il quadro macroeconomico del paese è cambiato rapidamente nelle ultime settimane, smentendo in maniera migliorativa gran parte delle previsioni.

1)Il pil nella seconda parte del 2022 si è dimostrato più performante di quanto previsto, e si stima una crescita intorno al 4%, nettamente al di sopra di quella stimata per Francia, Germania e per la Ue.  Ciò è dovuto in gran parte all’effetto dei fondi europei del Next Generation Eu, ma anche alla maggiore elasticità del sistema produttivo italiano.

2)Il prezzo delle materie prime energetiche ha subito una drastica riduzione. Oggi il gas costa circa 60 euro al magawattora; costava oltre 80 prima dell’invasione dell’Ucraina e circa 350 ad agosto 2022. Anche le quotazioni del petrolio sono decisamente sotto i massimi recenti, costa oggi circa 80 dollari a fronte dei 120 di giugno 2022. Anche l’euro in ripresa ha un effetto positivo sulla bolletta energetica.

3)l’inflazione secondo le stime del Fmi ha raggiunto il suo picco, anche se il rientro entro parametri accettabili sarà ancora lungo, impiegando l’intero 2023 e buona parte del 2024: questo non vuol dire, beninteso, che i prezzi scenderanno, ma solo che saliranno più lentamente.

A fare da contrappeso a questa evoluzione positiva due grandi incertezze. La prima è il debito pubblico. Nel 2023 l’Italia dovrà emettere circa 320 miliardi di titoli senza contare sugli acquisti della Bce e sui quali, proprio a causa dell’inflazione dovrà riconoscere interessi più alti ai sottoscrittori: è l’inevitabile rovescio della medaglia della riduzione del valore reale del debito pubblico causata sempre dall’inflazione.

La seconda è la fine della guerra in Ucraina, per la quale al momento non si vedono spiragli. Sul punto segnalo un dato di straordinaria importanza. Nei primi 15 giorni di gennaio Gazprom ha incassato dalla vendita di gas alla Eu circa 20 milioni al giorno a fronte degli oltre 120 che incassava a marzo 2022. Questa per il tiranno del Cremlino è una pessima notizia, perché segna la fine del suo ricatto energetico e alla lunga (speriamo il prima possibile) lo costringerà a chiudere la guerra perchè l’economia ottocentesca del suo sterminato paese non potrà più permettersela.

*Economista

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