PATTO DI STABILITÀ, ADERIRE SUBITO A PROPOSTA UE

La riforma del Patto di Stabilità e Crescita, il più rilevante tema economico di questo scorcio d’anno, vitale per la sopravvivenza economica del Paese, è sostanzialmente assente nel dibattito pubblico.

Le regole di disciplinano le politiche fiscali dei Paesi che adottano l’Euro, i cd “parametri di Maastricht”, sin dall’inizio privi di fondamenti scientifici, si sono dimostrati nel tempo inadatti a conciliare stabilità finanziaria e crescita economica; nonostante ciò l’Euro si è affermato in pochi anni come una delle monete più affidabili dell’economia mondiale.

Queste regole sono state sospese (per il Covid e per la guerra in Ucraina) sino al 31 dicembre 2023. Il 1° gennaio 2024 bisognerà avere a disposizione nuove regole, pena il ritorno ai vecchi parametri di Maastricht.

Sul punto la Commissione Europea ha avanzato a novembre 2022 una proposta – credo sostanzialmente condivisibile – basata su tre pilastri: 1) un percorso di riduzione del debito ritagliato sulla situazione di ogni singolo Paese; 2) condivisione di un programma di riforme ed investimenti per modulare la riduzione del debito; 3) un sistema sanzionatorio non solo monetario (fino ad oggi mai applicato), ma anche reputazionale: chi non rispetta gli impegni deve presentarsi al Parlamento Ue e spiegare.

Il Consiglio dei capi di Governo d’Europa, cui spetta la decisione finale, a marzo 2023 ha rinviato ogni decisione all’autunno. L’autunno è ormai inoltrato e si cerca ancora un accordo.

La posizione italiana può essere così riassunta: la Corte dei conti si è dichiarata decisamente favorevole alla proposta della commissione UE; il Governo, di fatto silente, si limita a farfugliare richieste meramente quantitative: escludere dal conteggio del deficit le spese per investimenti e gli aiuti militari all’ Ucraina. Decisamente una proposta troppo debole e di qualità troppo scadente per lo Stato più indebitato dell’Ue, la cui sopravvivenza economica dipende totalmente dall’accesso al credito nei mercati finanziari. Il massimo interesse dello Stato italiano è, invece, quello avere regole intelligenti per sottoporre ad un giudizio oggettivo la qualità della spesa pubblica: il piombo che affossa l’economia del Paese.

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