ELKANN FA IL DURO IN PARLAMENTO E PROMETTE PIANO AUTOMOTIVE MA ALFA MASERATI E LANCIA SONO IN GINOCCHIO

Si è preparato in grande spolvero per l’audizione parlamentare “perché per noi l’Italia ricopre un ruolo centrale”. John Elkann si presenta a Montecitorio nella veste di amministratore delegato operativo, con lui il responsabile del mercato Europa, Jean-Philippe Imparato, la responsabile del mercato Italia, Antonella Bruno, dal numero uno di Alfa e Maserati, Santo Ficili e la responsabile acquisti Monica Genovese. Siamo in mood competitività, Mari Draghi, il giorno prima in Aula kock del Senato, è stato in audizione per il rapporto competitività Ue, refrain la necessità di fare debito comune in Ue.

E anche l’ex Fiat vorrebbe tornare ad ingranare la marcia del futuro. Così, dopo la parolina magica, il rampollo di casa Agnellli ribadisce la centralità dell’Italia nella sua strategia e assicura che gli investimenti annunciati per le fabbriche a dicembre vanno avanti. Paroline tenere che pronuncia davanti al Parlamento, nella stessa aula dove l’11 ottobre dell’anno scorso era stato ascoltato dalle commissioni Attività produttive della Camera e del Senato l’amministratore delegato, il fu Carlos Tavares. Un clima del tutto diverso in cui apparentemente prevale il dialogo e con attacchi di chi – come Lega, M5S, e il leader di Azione Carlo Calenda – usa parole pesanti. Poi i toni si fanno più duri.

“Molti parlavano nel 2004 della Fiat come un’azienda spacciata, fallita o da nazionalizzare. Nonostante la situazione drammatica, la mia famiglia si è assunta la responsabilità di difendere l’azienda e chi ci lavorava, investendo nuove risorse e mettendo le basi per il rilancio”. Racconta che venti anni fa l’azienda lottava per la sopravvivenza e oggi è fra i primi costruttori al mondo. “L’Italia e la Fiat, oggi Stellantis, sono cresciute insieme. Senza di noi l’auto in Italia sarebbe scomparsa da tempo come l’informatica dopo l’Olivetti e la chimica dopo la Montedison” afferma il presidente di Stellantis che cita i dati di una ricerca indipendente della Luiss per mettere in evidenza lo scambi. Certo che il 2025 sarò tanto difficile ancora, eccome se lo sarà, i sindacati sono avvisati.
”Il nuovo ceo di Stellantis sarà annunciato, come previsto, entro la prima metà dell’anno” -assicura Elkann- che ripercorre la storia dell’azienda. “Sono molto orgoglioso. Meno dell’1% delle aziende fondate all’inizio del Novecento sono ancora in vita”.

Fin qui l’amarcord, ma aperta la porta di fronte ecco l’altra verità, quella amara: i marchi, ALFA, MASERATI E LANCIA non fanno numeri. E il colosso dell’auto potrebbe essere costretto a vendere, o addirittura a chiudere alcuni nomi storici.
E poi la situazione bollente della Fiat a Cassino. Ce lo dice il sindacato Fiom. Nell’anno nero dell’automotive italiano, nel quale la produzione di Stellantis è scesa al di sotto della soglia psicologica del mezzo milione di unità (dal governo avevano chiesto di assestarsi sul milione) la flessione è del 45% sul 2023 “la peggiore nella storia dello stabilimento”. Lì- informa il sindacato -si marcia col freno a mano tirato da tempo, con un solo turno di lavoro dall’inizio del 2024. Nel 2017 la produzione era stata cinque volte l’attuale, con 2.000 dipendenti in più. Attualmente gli occupati sono circa 2.500 e la produzione è rappresentata per il 20% dall’Alfa Romeo Giulia, il 53% dalla Stelvio e il 27% dalla Maserati Grecale. I sindacati avranno molto fa fare.