Alle ore 11,50 di stamane la fumata è stata di nuovo nera. Dopo il voto di ieri, i cardinali sono rientrati in Sistina stamattina verso le 9,30 ma la maggioranza di 89 preferenze necessarie all’elezione del nuovo Pontefice non è stata ancora raggiunta.
IL PROGRAMMA DEI LAVORI
Il voto riprenderà intorno alle 16,30. Trepidante l’attesa per la terza sessione di voto. Da oggi si procede al ritmo di quattro scrutini al giorno, due la mattina e due il pomeriggio.
“Auspico che questa sera tornando a Roma trovi già la fumata bianca. Sono particolarmente lieto di essere qui all’inizio del conclave perché lo Spirito Santo abbia a soffiare forte e sia così eletto il Papa di cui ha bisogno la Chiesa di oggi e il mondo di oggi”. Così il cardinale decano Giovanni Battista Re a Pompei sottolineando che “il nuovo Papa prima di tutto dovrà cercare di rafforzare la fede in Dio in questo nostro mondo caratterizzato dal progresso tecnologico ma sotto l’aspetto spirituale abbiamo notato un po’ un ‘dimenticare Dio’. “Quindi “c’è un bisogno di un risveglio”.
CHI SONO I SEI FAVORITI
In conclave siedono 133 cardinali elettori e provengono da 71 Paesi dei cinque continenti, l’Italia ne ha 19. Nel toto papa tra i candidati forti ci sono alcuni italiani.
Il primo è Pietro Parolin, da molti osservatori visto come l’uomo capace di tenere unita la Chiesa. Origini vicentine, è stato nominato da Francesco segretario di Stato Vaticano. Un ruolo diplomatico molto importante, che gli è stato assegnato per le sue esperienze in giro per il mondo. Parolin potrebbe essere un modo per assecondare l’ala più conservatrice senza rinunciare a una figura benvoluta dallo stesso Bergoglio e dalla corrente più progressista. Negli ultimi giorni è stato al centro di insinuazioni sulla sua salute, ma la notizia di un malore è stata smentita dalla Santa Sede. Per alcuni è stata una mossa dei suoi detrattori per farlo apparire “fragile” e quindi allontanarlo dall’elezione.
Altro italiano di gran peso è Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, dal 2023 patriarca di Gerusalemme. È stato nominato cardinale proprio da papa Francesco. Il suo ordine di appartenenza è quello dei francescani, il che nella prospettiva di una possibile elezione al soglio pontificio potrebbe dare un’ideale di continuità con lo spirito di povertà e umiltà incarnato da Bergoglio.
C’è poi il romano Matteo Maria Zuppi, 69 anni. È l’attuale presidente della Conferenza episcopale italiana. Papa Francesco si fidava di Zuppi, tanto da affidargli il compito di trovare vie di pace in Ucraina, lavorando anche al ritorno dei bambini ucraini dalla Russia e allo scambio dei prigionieri e delle salme delle vittime. Viene considerato il cardinale più vicino a Bergoglio per la sua attenzione verso gli svantaggiati e i migranti. Un’arma a doppio taglio. Potrebbe essere escluso perché “troppo progressista”.
Dei tre però, al momento, quello più quotato resta Parolin che partirebbe già con un “tesoretto” di circa 50 voti.
Il successore di Francesco potrebbe essere il cardinale filippino Luis Antonio Tagle. È un fermo sostenitore di una Curia riformata. Tagle ha pubblicamente elogiato il lavoro di Bergoglio per la riforma e ha sostenuto l’idea di una Chiesa che non sia solo una struttura di potere, ma che risponda davvero ai bisogni spirituali dei suoi fedeli. Tagle ritiene che la Curia debba essere più dinamica e capace di rispondere alle sfide moderne, promuovendo una Chiesa che sia più vicina ai poveri e ai marginalizzati.
C’è un altro personaggio che in questi anni è stato vicino a Francesco e il suo nome ha ripreso vigore nelle ultime ore. È il cardinale maltese Mario Grech, 68 anni, vescovo emerito di Gozo. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha studiato a Roma. Inizialmente allineato con Ratzinger sull’omosessualità, negli anni è tornato indietro sulle proprie posizioni virando su una maggiore apertura per questo potrebbe attrarre su di sé sia i più conservatori sia i progressisti.
Nelle ultime ore pare che salgano le possibilità per Jean-Marc Aveline, il cardinale di Marsiglia. Nato in Algeria, ha 67 anni. Anche lui deve il titolo di cardinale a Francesco. Forte sostenitore del dialogo fra le religioni e attento alle tematiche dell’immigrazione ha una visione pastorale nel segno di Francesco, di cui potrebbe proseguire il percorso di attenzione alle periferie.