Altra impietosa fotografia Istat: il crollo del potere d’acquisto è verticale: i salari reali sono scesi del 10,5% in 5 anni a causa della forte crescita dei prezzi. E l’80% dei nuovi occupati è over 50.
Il Rapporto Annuale 2025 dell’Istat sulla situazione del Paese, presentato il 21 maggio dal presidente Francesco Maria Chelli a Montecitorio è drammatico. La perdita del potere d’acquisto a fine 2022 ha raggiunto il 15% poi è scesa, toccando a febbraio l’8,7%. Ma è risalita al 10% a marzo 2025. Guardando al reddito reale da lavoro per occupato il rapporto evidenzia che nel 2024 «è più elevato rispetto al 2014, anno di minimo dopo la grande recessione degli anni precedenti, ma più basso del 7,3% rispetto al 2004 (-5,8% per i dipendenti) per la perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione con riduzioni per tutte le classi di età».
Nonostante il Mezzogiorno registri il maggior incremento di occupati (+2,2%), la distanza dal Nord rimane elevata, anche se in calo (rispettivamente 49,3% contro 69,7%, oltre 20 punti in meno). L’aumento degli occupati riguarda solo i più istruiti: nel 2024 crescono solo gli occupati con diploma (+2,2%) o laurea (+3,7%), mentre calano quelli con al massimo la licenza media (-1,8%). Il tasso di occupazione raggiunge l’82,2% tra i laureati e scende al 45,1 per i meno istruiti. Il divario di genere si riduce con l’aumentare del livello di istruzione: 28 punti tra chi ha al massimo la licenza media, che passano a 19,5 tra coloro che possiedono un diploma e a quasi 7 punti tra laureati e laureate.