LO “SCHIAFFO” DI CONFINDUSTRIA: DAZI, SALARI, CARO ENERGIA UE E ITALIA A UN PASSO DEINDUSTRIALIZZAZIONE

La settima degli schiaffi. Esistono variegate tipologie di schiaffi. Quello della premiere dame francese Brigitte Macron al suo Emmanuel, il presidente Macron che in visita ufficiale scende dall’aereo incredulo e ai limiti dell’imbarazzo. C’è quello verbale tra Trump e Putin. Il presidente Usa Donald Trump manda verbalmente e a distanza al diavolo Putin. “ Putin- dice così- is crazy”, traduzione è impazzito! Se prova a conquistare tutta l’Ucraina, la Russia cadrà. Non mi piace per niente quello che sta facendo. Una frase che la Tass e le altre agenzia di stampa russe hanno avuto l’ordine di censurare. E poi stamane lo schiaffo del presidente Orsini di Confindustria alla Ue e all’Italia. Comincia morbido a metà mattinata, di lì a poco l’intervento della premier Giorgia Meloni.

“Il costo dell’energia è in cima alle preoccupazioni delle imprese, serve un piano straordinario per rilanciare l’euro”, apre così Orsini. E poi: “La verità, per quanto amara, è che oggi sia l’Europa che il nostro Paese affrontando un rischio concreto di deindustrializzazione, aggravato dalla guerra dei dazi e alimentato da un pregiudizio anti-industriale».
La grande paura è per gli eccessivi costi energetici – ossia lo schiaffo che ogni giorno prendono i cittadini, le famiglie, le imprese – che azzoppano l’economia reale (l’aumento del prezzo medio dell’energia elettrica: il PUN Index Gme sale a 96,54 euro/MWh) e per le barriere burocratiche che frenano l’industria.

Orsini illustra la proposta dell’associazione: un piano industriale straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale, fondato su due direttrici fondamentali. «La prima sono gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private. Serve un New Generation Eu per l’industria e un mercato dei capitali realmente unico e integrato».  L’altro punto chiave è diminuire le barriere interne al mercato unico.
Di qui la critica all’eccesso di regolamentazione dell’Unione Europea: «Oggi, per le istituzioni europee, la norma è l’obiettivo, a prescindere dagli effetti sull’economia reale e sulla società. Andare avanti così significa sbattere contro un muro. E noi i muri li vogliamo abbattere».

Poi sfodera un dato emblematico: «Se l’Unione Europea riuscisse a ridurre le barriere interne al Mercato unico al livello di quelle degli Stati Uniti, la produzione aumenterebbe del 6,7%. Ovvero oltre mille miliardi di euro».
Orsini sottolinea che la questione più urgente nel Piano Industriale Straordinario è rappresentata dai sovraccosti energetici, un problema definito come «un vero dramma» per famiglie, imprese e per l’intero Paese. Le aziende italiane pagano un costo dell’energia superiore del 35% rispetto alla media europea, con punte fino all’80% rispetto ai principali Paesi europei.

Pur rappresentando il 42% del fabbisogno elettrico nazionale, i consumi industriali vedono il prezzo dell’energia calcolato in base al costo dell’elettricità prodotta da gas, nonostante il 45% dell’energia immessa in rete derivi da fonti rinnovabili, che però non contribuiscono a ridurre il prezzo per l’industria. La situazione è definita dal presidente di Confindustria come «insostenibile», anche alla luce dei 170 miliardi di euro di incentivi alle rinnovabili pagati da famiglie e imprese tramite le bollette.

Infine l’appello alle istituzioni: «Chiediamo al presidente del Consiglio e alla presidente del Parlamento europeo di sostenere, a Bruxelles, un Piano Industriale Straordinario europeo. Se le politiche rimangono solo nazionali, continueremo con la frammentazione che ha caratterizzato l’Europa finora, e non riusciremo a far crescere la massa critica degli investimenti industriali e delle innovazioni tecnologiche».