📖 Spiegazione semplice
Potresti ricevere una lettera che dice:
“Le spese sostenute nell’anno ___ non risultano coerenti con i redditi dichiarati.”
È il Redditometro: uno strumento con cui l’Agenzia delle Entrate confronta le spese della tua vita quotidiana (conto corrente, bollette, auto, viaggi, mutui, assicurazioni) con i redditi che hai dichiarato.
Se ritiene che tu abbia speso più di quanto guadagni, ti scrive per chiederti spiegazioni.
❗ Ma non sempre c’è un problema vero.
Può trattarsi di:
- risparmi accumulati negli anni;
- soldi prestati da un familiare;
- spese intestate per errore (es. auto del figlio, carta condivisa);
- dati bancari parziali o duplicati.
L’obiettivo è dimostrare con documenti chiari che le spese non derivano da redditi “nascosti”.
💬 Prompt iniziale
Allega il documento in PDF e chiedi:
*“Leggi la lettera Redditometro e spiegami:
- per quale anno si parla,
- quali spese risultano incoerenti con i redditi dichiarati,
- se è un invito al contraddittorio (cioè una richiesta di chiarimenti) o un accertamento vero e proprio.”*
🧭 Cosa fare subito
- Leggi con attenzione la lettera.
Se c’è scritto “invito al contraddittorio”, è solo una richiesta di chiarimenti.
Se parla di “accertamento sintetico”, è un vero procedimento: serve reagire in tempi precisi. - Recupera la tua dichiarazione dei redditi per quell’anno:
- Vai su www.agenziaentrate.gov.it.
- Accedi con SPID o CIE → Area riservata → Cassetto fiscale → Dichiarazioni inviate.
- Scarica il modello 730 o Redditi PF in PDF.
- Recupera i documenti delle spese.
- Conto corrente e carte: entra nel tuo home banking → sezione Documenti fiscali / Estratti conto annuali → scarica i PDF dell’anno indicato.
- Assicurazioni: accedi al sito della compagnia → sezione Documenti → Riepilogo premi pagati.
- Auto e moto: vai su https://www.ilportaledellautomobilista.it → accedi con SPID → scarica la visura veicolo per vedere se è intestato a te.
- Casa e immobili: vai su https://visurecartastali.agenziaentrate.gov.it → scarica la visura catastale e verifica intestazione e rendita.
- Controlla se quelle spese erano tue.
Molte segnalazioni nascono da carte usate da figli o coniugi a tuo nome. - Prepara una risposta scritta via PEC.
Mai telefonare: la PEC lascia traccia ufficiale e chiude la pratica più velocemente.
📎 Documenti da allegare
- Copia della lettera Redditometro.
- Copia della dichiarazione dei redditi per l’anno contestato.
- Estratti conto o movimenti bancari in PDF.
- Copie di ricevute, bonifici, contratti o prestiti che giustificano le spese.
- Documento d’identità.
💬 Prompt operativi
Prompt 1 – Analisi dell’avviso
Allega il documento in PDF e chiedi:
“Rileggi la lettera Redditometro e crea una tabella con tutte le spese considerate incoerenti.”
Prompt 2 – Confronto con la dichiarazione
Allega il modello 730 o Redditi e chiedi:
“Confronta le spese indicate con i miei redditi dichiarati e segnala le differenze.”
Prompt 3 – Origine delle somme
Allega gli estratti conto e chiedi:
“Individua, per ogni spesa, se deriva da risparmi precedenti, prestiti o trasferimenti familiari.”
Prompt 4 – Bozza PEC di risposta
Chiedi:
“Scrivi una PEC all’Agenzia delle Entrate spiegando che le spese non derivano da redditi non dichiarati, allegando le prove necessarie.”
Prompt 5 – Analisi del rischio fiscale
Chiedi:
“Simula cosa accadrebbe se non rispondessi o se l’Agenzia non accettasse la mia spiegazione.”
Prompt 6 – Verifica dell’autorità competente
Chiedi:
“Se l’Agenzia insistesse su un accertamento errato, indicami a quale autorità devo rivolgermi per il ricorso e come si presenta.”
📨 Cosa aspettarsi
- Se rispondi con prove e chiarezza, la pratica si chiude senza sanzioni.
- Se non rispondi, l’Agenzia può stimare un reddito maggiore e notificare un accertamento sintetico.
- Se non sei d’accordo con l’esito, puoi impugnare l’accertamento davanti alla Commissione Tributaria Provinciale competente per il tuo domicilio fiscale.
- Si presenta un ricorso tributario scritto, entro 60 giorni dalla notifica.
- Il ricorso può essere firmato dal contribuente o, meglio, da un tributarista o avvocato abilitato.
⏰ Se non rispondono o rispondono male
- Dopo 30 giorni senza risposte, invia una PEC di sollecito, citando l’art. 328 c.p. (omissione di atti d’ufficio).
- Se insistono con dati sbagliati, presenta una istanza di autotutela (fac-simile su Beconomy Premium).
- Se emettono un atto definitivo, puoi fare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale, come spiegato sopra.
🤖 Come usare l’IA in questo caso
Puoi chiedere alla tua IA di:
- estrarre automaticamente dal PDF della lettera tutte le voci di spesa;
- confrontarle con il tuo reddito dichiarato;
- scrivere una PEC chiara e ordinata;
- creare un riepilogo in Word delle prove da allegare;
- simulare la risposta dell’Agenzia per capire se serve un ricorso.
⚠️ Rischi e possibili esiti
- Nessuna risposta = accertamento fiscale completo con importi stimati.
- Risposta documentata = archiviazione immediata.
- Mancanza di prove = accertamento parziale, ma impugnabile davanti alla Commissione Tributaria Provinciale.
- In casi di gravi errori o abusi, puoi anche segnalare la condotta all’Autorità giudiziaria ordinaria (Procura della Repubblica) allegando la documentazione.
💡 Suggerimento Premium
Il Redditometro non è una condanna, ma un algoritmo cieco.
Non sa se quei soldi li hai presi da un risparmio, da un prestito o da tua madre.
Tu sì: e con calma, documenti e PEC puoi difenderti con efficacia.
Ogni passo scritto, ogni prova ordinata, è una mossa di autodifesa intelligente.