La verità ? Tutta la verità sui dazi? Ricostruiamo passo passo e poi daremo voce alle associazioni e ai produttori del made in Italy.
L’indagine negli Stati Uniti che scuote il Made in Italy
Lo scorso 4 settembre il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti e cioè l’equivalente di un ministero del commercio e dello sviluppo economico ha reso noto il documento preliminare nell’ambito di un’indagine commerciale sulla pasta importata dall’Italia. Questa indagine era stata avviata ad agosto 2024 – quando Trump non era ancora stato rieletto presidente – su richiesta di aziende statunitensi per accertare se alcune aziende italiane avessero esportato pasta negli Stati Uniti a prezzi più bassi di quelli considerati “normali” dal mercato.
Nel linguaggio del commercio internazionale questa pratica si chiama dumping: significa vendere un prodotto all’estero a un prezzo più basso rispetto a quello praticato nel proprio Paese o addirittura al di sotto dei costi di produzione, così da conquistare quote di mercato danneggiando i concorrenti locali. Quando un Paese ritiene che si stiano praticando prezzi troppo bassi, può reagire imponendo dazi “antidumping”, cioè tariffe aggiuntive sulle importazioni pensate per riequilibrare il prezzo dei prodotti stranieri.
L’inchiesta coinvolgeva diverse aziende italiane esportatrici di pasta, ma il Dipartimento del commercio statunitense ha scelto di analizzare in modo approfondito solo due di queste, ritenute le più significative per il mercato americano: La Molisana e Garofalo.
Secondo il Dipartimento, tra luglio 2023 e giugno 2024 La Molisana e Garofalo avrebbero venduto pasta negli Stati Uniti a un prezzo inferiore a quello considerato “normale”, cioè al valore di mercato che riflette i costi reali di produzione. Poiché le due aziende non hanno fornito dati completi, è stato applicato un metodo “punitivo” che assegna automaticamente un margine di dumping molto alto: un dazio provvisorio del 91,74 per cento per entrambe.
In attesa della decisione definitiva, che dovrebbe arrivare a gennaio, lo stesso tasso è stato temporaneamente esteso anche ad altre società italiane coinvolte nell’indagine ma non analizzate singolarmente, mentre per cinque aziende la revisione è stata chiusa per motivi tecnici, perché non avevano esportazioni da esaminare o avevano ritirato la richiesta di revisione.
IMPATTO ECONOMICO
Le aziende italiane coinvolte nella valutazione del Dipartimento del commercio hanno contestato l’accusa di dumping. «La nostra azienda, come altre, deve provvedere a fornire una memoria difensiva, e la presenteremo in questi giorni, per rispondere a tutti i punti che ci vengono contestati», ha detto ad Adnkronos Massimo Menna, amministratore delegato di pasta Garofalo. «Siamo consapevoli che si tratta di contestazioni infondate per aver praticato il sottocosto negli Stati Uniti rispetto ai prezzi che vengono praticati in Italia per la stessa tipologia di prodotto».
PASTAI D’ITALIA IN RIVOLTA
Tra le aziende coinvolte, alcune delle quali, come Barilla e Rummo, stanno già preparando i ricorsi, figurano marchi storici come Garofalo, La Molisana e Sgambaro. L’indagine, avviata lo scorso anno e formalizzata in un memorandum del 28 agosto, stabilisce un “dumping margin” specifico per Garofalo e La Molisana, esteso poi anche agli altri undici produttori che hanno partecipato alla revisione amministrativa annuale. Un meccanismo che, secondo gli imprenditori italiani, rischia di travolgere l’intero settore.
“È una decisione ingiusta che colpisce tutto il comparto – spiegano da Barilla –. Stiamo valutando contromisure, incluso il deposito di una memoria difensiva”. Ancora più dura la posizione di Cosimo Rummo, presidente dell’omonimo pastificio: “Il dazio scatterebbe da gennaio, ma con effetto retroattivo di dodici mesi. È assurdo: vendiamo negli Stati Uniti mezzo chilo di pasta a 4,5 euro, dove sarebbe il dumping?”.
Per Claudio Costantini, direttore del pastificio Sgambaro, il rischio è di un effetto domino: “I nostri acquisti di grano sono già stati fatti. Se i dazi verranno confermati, dovremo riversare enormi volumi sul mercato europeo, con conseguenze pesantissime”.