TRIDICO, REDDITO DI CITTADINANZA, QUOTA 100. CRONACA DI UN FALLIMENTO ANNUNCIATO

Dunque, mister mega stipendio d’oro, padre non più nobile del reddito di cittadinanza, osannato dai cinque stelle, amatissimo da Di Maio, e piazzato dal movimento anticasta da più di un anno al vertice dell’Inps, resta nella bufera assediato nel suo fortino, scaricato dal suo premier che non lo difende ( “ero all’oscuro”, si affretta a dire) e dal suo sponsor Di Maio ( il quale vuole “chiarimenti”) che pure lo aveva tanto amato. La patacca super stipendio è la sigla finale di una serie di gaffe e di output bucati: le  polemiche per i ritardi sull’erogaziome della cassa intregrazione, la figuraccia ad inizio pandemia del click day sul bonus ai lavoratori con fantomatico hacher al sito Inps, il bonus 600 euro ai parlamentari, i mancati controlli su reddito di cittadinanza. Cadute e gaffe gigantesche per il movimento di Grillo, perfettamente inanellate, che diventano una Caporetto da chiamata alle dimissioni. Dulcis in fundo, il maxistipendio Tridico con il presidente Inps che, già strigliato da Confindustria, diventa bersaglio per il centrodestra e per Gualtieri e da trasparente diventa opaco e troppo opacizzante per un Conte che non esita a scaricarlo e a dare il semisfratto al cugino super Mimmo Parisi dal Mississipi. Il quale era arrivato con un carico di promesse annunciando una rivoluzione epocale all’Anpal con i navigator che invece oggi, disperati, navigano a vista.

Proprio per certificare meglio il suo YES I M – il suo SI, IO CONTO – ecco che il Conte di buon mattino dà il buongiorno ad entrambi e ammette di fatto il fallimento: Voglio che una soluzione sia operativa entro sei mesi, il reddito di cittadinanza in questo modo rischia di essere una misura assistenziale senza progettualità” e propone una app, l’ennesima, “per incrociare domanda e offerta”. L’ordine arriva al termine di tre riunioni riservate avute negli ultimi giorni con il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, con il ministro dell’Innovazione digitale Paola Pisano e proprio con il presidente dell’Anpal (l’Agenzia nazionale delle politiche attive sul lavoro), Domenico Parisi.

Pare che, con piglio da Conte, il premier abbia preso in mano il dossier sul reddito di cittadinanza e le politiche attive sul lavoro (incontro fra domanda e offerta di impiego, fra aziende e disoccupati), e abbia chiesto alla Catalfo e a Parisi di collaborare invece di litigare certificando così che a distanza di un anno e mezzo dall’introduzione del reddito non esista traccia di un sistema unico e nazionale informatico che dovrebbe aiutare i disoccupati a trovare un lavoro e le aziende a trovare le persone che lo cercano.

Prima Tridico ed ora Parisi. Pasquale e Mimmo, il primo, che da manager anticasta con il master in economia dell’Unione europea passa ad essere emblena della casta e che diventa pedina dello scontro Pd Cinque Stelle, l’altro, Mimmo l’americano, eminenza di big data che dagli Usa con furore doveva far navigare i navigator e che da mesi si lamenta di essere ostacolato nel suo lavoro mentre i navigator affondano. E siamo a due fallimenti. Ma non c’è due senza tre.

L’annuncio clou di Conte stamane: “Quota 100 non sarà rinnovata, riforma pensioni e reddito cittadinanza sono da migliorare”. E poi, sui decreti Salvini ampie modifiche per «allargare il meccanismo di sicurezza e protezione per i cittadini e per i migranti stessi». Con tanto di insurrezione del padre di quota 100, Durigon, che di quota 100 vuole rimanere fieramente padre e minaccia di alzare le barricate. Vicenda Tridico, reddito di cittadinanza, quota 100: cronaca di un fallimento annunciato.

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