MORBO CINESE: UN’EUROPA BALORDA GUARDA IL CAOS SENZA SAPER CHE COSA FARE

Come mai la Ue, l’Unione europea, è sparita dai radar dell’informazione e della politica continentale? La ripresa della “cinese” in Francia, Spagna, Germania e Italia è un ulteriore fallimento dell’Unione europea. Un disastro con il quale alla fine dell’emergenza, contati chissà quanti altri morti, bisognerà fare i conti. Non c’era da dar credito ai 700 miliardi “attivati” dal governo italiano da marzo a giugno del 2020 bisestile. Si capiva che erano cifre buffonesche sparate a caso. Ma il Recovery fund, chiamato “Nuova generazione” dalla Von der Leyen, qualche credito lo meritava.  E qui si è visto invece che la classe politica europea è, se possibile, peggiore di quella italiana.  I vari Paesi si sono serrati al petto i cordoni della borsa. Approfittando del caos e del diminuire della forza virale del morbo hanno portato a casa addirittura degli “sconti” su quello che devono versare al bilancio europeo. Riunioni di gabinetto si sono succedute a incontri tra ministri: tocca alla Commissione, tocca al Parlamento, tocca agli Stati membri trovare un accordo. Un rimpallo continuo che non ha portato a niente. Per questo adesso a Bruxelles tutti tacciono e non muovono un dito. Gli Stati si sono trovati senza nessun ausilio economico per far fronte al riaffacciarsi dell’epidemia. I 1500 miliardi di euro promessi a maggio non c’erano. Si dovrebbero trovare su mercati, dove nessuno li cerca.  Così lo spagnolo Sanchez, Macron e la stessa Merkel, ma ora anche gli olandesi e i belgi hanno fatto la stessa cosa che ha fatto in Italia conte: niente.  Se a marzo si poteva dire che eravamo stati colti di sorpresa dalla virulenza e dalla rapidità di diffusione del Covid cinese, sette mesi dopo non ci sono scuse e non ci si può affidare al totem della mascherina per fermare il contagio. Che uccide in Francia e in Spagna, in Inghilterra e in Italia. Paolo Gentiloni, che non sfigura affatto come QI nel board degli euroburocrati, ha confermato che i primi soldi arriveranno nella primavera del 2021. Grazie, ma servivano prima per rafforzare i presidi sanitari, evitare file di 17 ore ai drive in dei tamponi, attivare reti di sorveglianza territoriale. Se poi arrivano quando i morti sono stati fatti e le imprese sono chiuse ci possiamo fare il bagno nella vasca… ma il danno è fatto.  Che poi governo e regioni non avessero la capacità di immaginazione per come gestirli è un altro problema. Ma forse il denaro fresco avrebbe dato impulso al ciclo dei consumi tenendo a bada la malattia. Se a un ristoratore dici di ridurre i posti in sala da 80 a 30 cercherà sempre una scorciatoia per averne almeno 50. Se gli paghi 20 coperti a sera, magari preferirà stare alle regole per evitare un lockdown che lo chiuda per sempre e il contagio viene contenuto. Per convincerlo ci vuole moral suasion, bastone e carota, ma soprattutto denaro liquido subito. L’Europa, ancora una volta, si è rivelata inutile, nemmeno “matrigna”, proprio inutile e dannosa quando avrebbe dovuto dar prova di potenza, rapidità e decisionismo. E ora che i focolai si sprecano, non ha più nessun motivo di intervenire. Sta, muta, a guardare, come un qualunque balordo che riprende un incidente e continua a filmare, mentre chi ha bisogno di aiuto muore.
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