BERGOGLIO, LA RIVOLUZIONE FINANZIARIA IN VATICANO

La rivoluzione economica del Papa
grande operazione trasparenza
o rafforzamento del suo potere?
Tramonta Pietro Parolin, cambia la politica estera,
torna forte l’influenza dell’Opus Dei
e i “latinos” ormai comandano la curia
mentre si riaccende l’attenzione sugli scandali

Chissà se Tancredi, il nipote del principe di Salina, ha mai vestito di bianco. Leggendo in trasparenza il motu proprio – lodato a reti unificate – con cui il 26 dicembre e a far data dal primo gennaio Francesco ha rivoluzionato la gestione delle molto turbolente e tribolate finanze vaticane sorge il sospetto che tra le mura leonine s’aggirino i Gattopardi. Ci sono scadenze che incombono e bollette che scadono così il Papa ribalta il tavolo. Il 18 gennaio si discute in Tribunale a Milano la richiesta di estradizione per Cecilia Marogna. E’ la femme fatale del caso Becciu, il Vaticano vuole processarla e in Italia l’hanno pure arrestata, ma la Cassazione ha sancito essere illegittimi sia il fermo sia la carcerazione. Le accuse contro la Marogna sono fumose come quelle contro Giovani Angelo Becciu il decardinalizzato da Francesco per lo scandalo del palazzone londinese. Se l’estradizione della Marogna sarà negata può darsi che il castello delle accuse si sfarini e può darsi che riemerga quella memoria del difensore di monsignor Mauro Carlino, informatissimo segretario personale di Becciu indagato pure lui nel caso londinese, che mette nero su bianco: il Papa sapeva tutto e tutto ha avallato. Tra le scadenze ci sono anche i conti dello Ior che un giudice maltese ha bloccato per un altro acquisto incauto: un palazzone a Budapest. E poi ci sono le bollette da pagare. I musei vaticani di cui pone e dispone monsignor Paolo Niccolini da mesi non incassano un euro. Causa Covid sono chiusi, ma il virus cinese (in Vaticano s’aspettavano che Xi-Jinping mandasse un omaggio di vaccini “comunisti” che non è ancora arrivato) ha colpito duro nel Governatorato: tutte le suore al servizio del Governatore e il medesimo Cardinal Giuseppe Bertello sono positivi e in quarantena. Il Papa non rende omaggio al Presepe, non battezza i bambini com’è consuetudine a gennaio in ossequio, forse anche troppo ossequioso alle regole anti-virus cinese, ma brandisce le sue prerogative di monarca assoluto. La verità è forse celata in quanto scrisse Tomasi di Lampedusa. Tancredi, in procinto d’unirsi a Garibaldi, dice allo zio incupito dagli eventi “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Più o meno attorno a San Pietro le cose sembrano andare così. Il Papa ridimensiona i due cardinali italiani più influenti, dà sempre più spazio ai latinos, sposta la politica estera al servizio di chi offre di più. Costruisce due pilastri del suo pontificato: tra Opus Dei e Marx sia inteso come cardinale Reinhard che in Germania con il sinodo sta portando la Chiesa al limite dello scisma sia inteso come Karl la cui dottrina affascina non poco il Papa venuto dalla fine del mondo. In più smentisce se stesso. Sarebbe interessante capire perché Francesco abbia di fatto adottato per il governo delle finanze lo schema proposto da George Pell, il cardinale australiano disarcionato da false accuse di abusi sessuali, ma non abbia richiamato Pell a metterlo in atto. Forse che Pell è troppo vicino a Ratzinger? Perché se Pell è stato sospeso da ogni incarico quando fu accusato di pedofilia il Papa lascia che il vescovo emerito di Oran Oscar Zanchetta – inseguito da un mandato di cattura interazionale emesso dall’Argentina per abusi su tre seminaristi – stia al suo posto all’Apsa oggi centro dei soldi vaticani? Perché mentre revoca l’autonomia finanziaria della segreteria di Stato nomina il numero due della Segreteria Pena Parra, anche lui rincorso da voci su presunti abusi, nell’ esclusiva e neocostituita Commissione di passaggio e controllo in cui siedono il presidente dell’Apsa Nunzio Galantino e il plenipotenziario delle finanze Guerrero Alves? Il giro di vite di Jorge Mario Bergoglio si risolve nell’esautorazione della Segreteria di Stato e di conseguenza del cardinale Pietro Parolin che perde in un colpo portafoglio e possibilità di finanziamento autonomo delle nunziature apostoliche e nel ridimensionamento del cardinale Giuseppe Bertello capo del Governatorato. All’ombra di Guerrero Alves, il contabile gesuita voluto da Francesco che accentra su di se gran parte del potere economico ci sono nuovi equilibri. La politica estera vaticana si sposta a Oriente e favorisce la Germania, per volere di Reinhard Marx, nei rapporti con la Cina. La Segreteria di Stato non ha più autonomia finanziaria e deve dare tuti i suoi soldi all’Apsa, con ciò anche svuotando di contenuto lo Ior. Perde anche il controllo del chiacchierato (per via di Londra) Obolo di San Pietro. Un altro istituto, Propaganda Fide con un patrimonio miliardario, resta al contrario al riparo di ogni controllo. A guidarlo c’ è il cardinale sino-filippino Luis Antonio Tagle. Perciò i rapporti con la Cina passano da Parolin che li ha costruiti a Tagle che li determina. Con un riflesso anche sull’Italia perché Tagle risponde a Reinhard Marx che è in ottimi rapporti col governo Merkel. Perché stupirsi se la Germania guida l’accordo commerciale dell’Europa con la Cina e perché stupirsi se in questo contesto Parolin perde peso? Peraltro Marx ha un altro ambito di riservato dominio: i cospicui e segreti fondi dell’Elemosineria. A guidarla è il cardinale Konrad Krejewski (l’elettricista delle case occupate) che è un suo uomo di fiducia. Attraverso l’Elemosineria passano pagamenti in contanti non tracciati così come all’orecchio del Papa restano i tanti soldi del Governatorato che da anni non fa un bilancio. Bergoglio per controllarli fa emergere monsignor Fernando Vergez Alzaga in perenne attesa della berretta cardinalizia numero due del Governatorato. Vergez entra nella neocostituita Commissione materie riservate. Sono soldi su cui nessuno può indagare. A presiedere questa commissione di cui fanno parte anche Nunzio Galantino come presidente di Apsa e Guerrero Alves come “ministro delle finanze” c’è il cardinale Kewin Farrell, allievo e compagno di stanza di quel cardinale Theodore McCarrick ridoto allo stato laicale per aver speso la vita ad abusare di seminaristi e chierichetti. La “resurrezione “ di Farrell serve a recuperare i rapporti con deep state e deep church americani. Lo schema di Bergoglio così si è compiuto. Monsignor Guerrero Alves segretario per l’economia e Gesuita come il Papa è il dominus dei soldi. Ad aiutarlo c’è il suo compagno d’infanzia ed esponente di punta dell’Opus Dei Maximo Caballero Ledo. Loro due governano l’Apsa che è presieduta da monsignor Nunzio Galantino che di economia capisce il giusto tant’è che il vero uomo operativo è Fabio Gasperini il quale viene da Deloitte. Anche lì il Papa ha fatto un’azione di recupero: da Deloitte veniva anche Libero Milone, il primo revisore dei conti vaticani che Francesco ha licenziato brutalmente com’è suo costume. Escludendo il bilancio del Governatorato dall’Apsa, ma portando il vicegovernatore Vergez Alzaga dentro la Commissione affari riservati il Papa controlla direttamente due capitoli importantissimi: le entrate e cioè gli incassi dei musei vaticani di cui è dominus monsignor Paolo Niccolini e le spese e cioè gli appalti che sono in mano Rafael Garcia de La Serrana Vilaobos, altro uomo dell’Opus Dei, che è il direttore delle Infrastrutture e Servizi dello Stato Vaticano. Infine Jorge Mario Bergoglio attraverso i soldi mette sotto controllo la politica estera: sposta il potere da Pietro Parolin a Tagle per i rapporti con la Cina, recupera il deep state americano attraverso Farrell e s’appoggia a Reinhard Marx presidente del Consiglio dell’Economia. A sentire in giro questa è una grande operazione di trasparenza. O forse come si legge nel Gattopardo: “Bisogna che tutto cambi se vogliamo che tutto resti com’è”.

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