SUONA LA CAMPANELLA GIURA IL GOVERNO DRAGHI. L’EUROPA GUARDA ALL’ITALIA E L’ECONOMIA CHE VERRÀ

Ore 11.57. Mario Draghi è ufficialmente il premier del nuovo governo, il governo del Presidente. Giura Mario Draghi davanti al Capo dello Stato e subito dopo giurano i ministri del neo governo scelto e guidato dall’ex governatore della Bce chiamato da Mattarella a salvare l’Italia dal collasso economico e a cambiare la marcia sul recovery.

E subito arrivano gli auguri dell’ Europa e del mondo. Dalla Ursula della Commissione europea alla Bce con Christine Lagarde, da Boris Johnson e a chi più ne ha più ne metta. Da sottolineare quello di Angela Merkel “con Draghi Italia e Germania per un’Europa forte”.  

Ma rimanendo al Colle, uno dei posti più belli al mondo, dove la Capitale, la Città Eterna, eternamente riflette tutta la sua maestosità imperiale, la formula ( il rituale del giuramento) è fredda e formale, stile Mario Draghi, che in questi giorni non ha proferito parola con nessuno nella sua austerity. “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”. No alle strette di mano, sanificazioni una dietro l’altra, è il giuramento del governo Draghi al tempo del Covid. Poco più tardi al Consiglio dei Ministri il presidente cambia tono, autorevolmente accentua la mission, ove non fosse ancora ben chiaro: “La priorità è mettere in sicurezza il paese”. Come? anche grazie al lavoro di una squadra senza “interessi di parte”. La squadra appunto, i 23 ministri, 15 uomini e otto donne. Troppo poche. Quindici politici (quattro del M5s, tre ciascuno per Pd, Fi e Lega, uno per Leu e Iv) otto tecnici in tutto. I politici- nessun leader di partito- nei ministeri a lavorare per garantire continuità e stabilità al governo e i tecnici, gli uomini di Draghi, nei posti chiave, strategicamente alla produzione e alla programmazione. Daniele Franco, suo “avatar”, all’Economia, a dirigere la partita del recovery. Ovvio che, curricula fondamentali a parte, Super Mario tiene le tre chiavi che dovranno aprire le porte del salva Italia: i rapporti con la Ue, il recovery plan, i rapporti con l’economia. Facile comprendere quale sia il metodo e a chi appartenga il timone della nave. 

Il nostro sarà un governo ambientalista”, ha detto in Cdm. Dobbiamo “lavorare insieme”, pur provenendo da storie ed esperienze diverse, per affrontare questa fase difficile del Paese. “Per mettere in sicurezza l’Italia e aiutarla a ripartire”.

La mission è chiara, il messaggio netto. Parte il treno Draghi, vietato scendere, il tempo corre ed è denaro. I 23 ministri lo sanno, eloquenti i silenzi dei giorni della vigilia. Stamane sono saliti al Colle con largo anticipo, volti seri, austeri, solo un Di Maio che nel pre-giuramento si lascia andare ad una liberatoria risata. Outfit rigoroso anche per le signore, troppo poche lo ribadiamo, anche se ci sono delle eccellenze. Spicca la giurista Marta Cartabia che Mattarella in un primo tempo immaginava premier.

Il Draghi mood è ben percepito: la riservatezza, il dribbling dei giorni scorsi, le attese, le non chiamate, i silenzi, soprattutto i silenzi.

Dunque la squadra. Come nel lavoro, nei team, nelle redazioni, la squadra si deve formare, sintonizzare, unire. Nel caso specifico, a livello politico e umano, per affrontare la gigantesca sfida imposta. La giornata è densa, la famosa campanella suona. A consegnarla è il presidente dimissionario Conte- grande e visibile amarcord negli occhi seminascosti dalla elegante istituzionale mascherina griffataTalarico- con gran classe la porge al nuovo premier. Sembra non voglia raggiungere le mani di Draghi la campanella che scivola su e giù dal  piattino, Draghi la stringe un attimo e sobriamente la ricolloca sul piattino argentato. E subito via verso la porta che conduce all’interno, la mano ad invitare Conte ad incedere per primo. Il presidente uscente, nel suo exit, riceve gli onori, caloroso applauso da dentro e fuori il Palazzo. Casalino piangente e smarrito che guarda il suo fu amato capo in lontananza, lui che invita a sé la sua compagna, è lì lì per sciogliersi, l’applauso forte che accompagna il commiato. Si prende la scena l’ex, il garante federatore di un patto nato sotto il segno sbagliato destinato a sgretolarsi. Ma lui, libero, avrà da studiare di politica senza Grillo e senza pd. Quel che resta del giorno- storico- osiamo, per la gravità dei tempi, scorre sul canale della nuova “sobrietà comunicativa” del Draghi style. E tutti sembrano uniformarsi. Nulla da ostentare. Perché non si festeggia alcuna vittoria politica né elettorale: la politica subisce il governo di emergenza nazionale, il quale è chiamato ad affrontare le tre emergenze: sanitaria, sociale, economica, come ha detto in premessa Mattarella alla vigilia della chiamata Draghi. Tutte emergenze aggravate dalla crisi di governo, a sua volta prodotta dalla crisi politica a causa della quale si è stati ad un passo dal pericolo di non poter costruire un governo che invece oggi, tredici febbraio 2021, c’è. E che dovrà dar vita ad una nuova “politica” economica e all’economia che verrà. Sicuro che noi saremo qui ad osservare e a raccontarvela.

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