INNOVAZIONE: E’ L’ORA DEL “DEEP TECH”, UNA SCOMMESSA DA 200 MILIARDI DI DOLLARI

La fusione nucleare, il primo  aereo supersonico dopo il tupolev, la rivoluzione della biologia  sintetica, i taxi volanti, un vaccino per il covid sviluppato in nove  mesi con un nuovo approccio mRNA. Cosa hanno in comune queste  innovazioni? Sono tutte guidate da imprese deep tech e rappresentano  solo una piccola parte di ciò a cui le start-up e le scale-up sono in  grado di arrivare oggi. Basta guardare Tesla e SpaceX per capire come  le start-up che adottano questa tecnologia siano in grado capovolgere  completamente i settori: possono guidare l’innovazione e affrontare  questioni cruciali in un modo economicamente sostenibile, favorendo  allo stesso tempo la crescita delle imprese. Il potenziale è enorme.

Secondo il report del Boston Consulting Group: “Deep tech: the great wave of innovation”, la  nuova tecnologia può trasformare il mondo come ha fatto Internet.

Non è un caso, quindi, – secondo lo studio della società di consulenza manageriale – che il deep tech sia stato definito come la  quarta ondata di innovazione. E, proprio come ogni ondata, anche la  quarta si prepara ad essere di maggiore portata rispetto alla  precedente. E ha appena preso il via. Un po’ come all’inizio degli  anni ’90, quando non sapevamo ancora cosa sarebbe diventato il web.

Nonostante i rischi tecnologici intrinseci, considerati rischi di  fallimento, lo studio ha rilevato un massiccio aumento degli  investimenti dal 2016 al 2019, passati da 20 a 52 miliardi di dollari  rispettivamente, con un corrispondente aumento degli importi per  investimento da 360 mila a 2 milioni di dollari. Anche gli  investimenti privati in deep tech da parte di smart investor sono  aumentati tra il 2016 e il 2019, passando da 0.8 miliardi di dollari a 3.9, e portando il numero di deal da 19 a 47. Le stime Bcg più recenti segnalano che gli investimenti in questa tecnologia innovativa hanno  raggiunto più di 60 miliardi di dollari nel 2020 e potrebbero  triplicare, arrivando a circa 200 miliardi entro il 2025 se anche il  modello di investitore verrò riadattato al contesto tecnologico.

Le imprese Deep Tech hanno alcuni elementi  distintiivi. Innanzitutto, un orientamento al problema e non alla  tecnologia. Il 96% usa almeno due tecnologie e il 66% più di una  tecnologia avanzata. Partendo dai progressi della rivoluzione  digitale, poi, il loro focus di innovazione è spostato sul mondo  fisico (bit e atomi), sviluppando principalmente prodotti fisici,  piuttosto che software (l’83% delle imprese deep tech sta attualmente  costruendo un prodotto con una componente hardware). Infine, le  imprese deep tech si basano su un ecosistema di attori profondamente  interconnesso, senza il quale non può prosperare.

Per capire il vero potenziale del deep tech possiamo prendere in  considerazione il “nature co-design”, un nuovo paradigma industriale  che comporta la conoscenza delle forze e dei processi naturali a  livello atomico per produrre direttamente le materie prime di cui  l’industria ha bisogno, invece di estrarle dall’ambiente. Abbiamo  visto l’applicazione di questa metodologia proprio con lo sviluppo del vaccino contro il Covid-19.

Come sappiamo, ModeRNA, Pfizer e BioNTech hanno adottato un approccio  radicalmente nuovo: invece di inoculare una versione neutralizzata del virus per scatenare una risposta immunitaria nel paziente, hanno  iniettato le istruzioni utili a riconoscere la parte del virus che  scatena questa risposta immunitaria, lasciando alle cellule il compito di produrla. Sono quindi le cellule umane che si occupano dell’ultimo  passo nella fabbricazione del vaccino. Questi vaccini cosiddetti “RNA” sono esempi perfetti di “nature co-design”, un nuovo modo di  progettare e produrre che sta per cambiare profondamente le nostre  industrie, il nostro rapporto con la natura e che, secondo lo studio  realizzato da Bcg, avrà un impatto del 40% sul pil globale (esclusi i  servizi).

Se oggi iniettiamo vaccini a RNA, domani  useremo plastica prodotta da batteri a partire dalla CO2, riducendo le emissioni di gas serra. Coloro che si preoccupano del benessere degli  animali potranno mangiare carne coltivata in laboratorio, e gli  edifici potranno essere costruiti con blocchi prodotti da  microrganismi piuttosto che con il cemento convenzionale, che incide  in modo consistente in termini di CO2. Pensando in grande, invece di raccogliere l’energia solare o bruciare combustibili fossili per produrre elettricità, saremo in grado di creare le nostre stelle  artificiali per raccoglierne l’energia (il principio della fusione  nucleare).

La lista dei prodotti creati dall’approccio Nature Co-design è già  molto lunga, e continua a crescere man mano che le tecnologie  sottostanti avanzano e diventano più accessibili. Al di là del  potenziale economico, di salute pubblica e ambientale, questo nuovo  paradigma rivoluzionerà la maggior parte delle catene di valore.

Ciò che favorisce la crescita delle aziende deep tech è il costante  indebolimento degli ostacoli all’innovazione: il calo dei prezzi delle attrezzature; la disponibilità di informazioni e dati; la crescente  disponibilità di capitale; l’emergere di piattaforme tecnologiche. Ma  nonostante il suo potenziale, sono ancora molteplici le sfide, ad  esempio, è costante il bisogno di reimmaginare e di spingere oltre i  confini della scienza. Alcune sfide, come lo scaling up e l’accesso ai finanziamenti, possono avere impatti anche sugli stakeholder.

Per assicurare il successo, le imprese deep  tech devono rimanere fedeli ai principi fondamentali dell’approccio,  che si traducono in quattro momenti di verità.

– Il momento Copernico  su come inquadrare il paradigma, chiedersi cioè, qual è il problema e  se La realtà può essere diversa.

– Il momento Newton su come dare forma alla teoria, chiedendosi come renderla possibile.

– Il momento  Armstrong sul fare il primo passo, chiedendosi se può essere costruito oggi.

– Il momento Asimov sul cambiamento della realtà, chiedendosi  cosa serve per diventare il new normal.

A di là dei limiti tecnici, vi è anche la necessità di definire un  nuovo quadro etico. Un potenziale così vasto porta con sé anche grandi responsabilità: come possiamo anticipare e affrontare le questioni  etiche quando la tecnologia progredisce dieci volte più velocemente  delle istituzioni, e infinitamente più velocemente della specie umana  e del suo ambiente?

Le prime raccomandazioni dello studio richiedono la massima  anticipazione delle conseguenze delle tecnologie emergenti e il  coinvolgimento di tutte le parti interessate, istituzioni, aziende e  società nel suo complesso, in una discussione aperta e trasparente  sugli usi più responsabili. Di tutte le ondate di innovazione, questa  promette di essere la più trasformativa, la più grande che il nostro  mondo abbia mai visto. La risposta a domande come quella etica sarà una delle più grandi sfide per assicurare che la prossima rivoluzione  contribuisca a creare un mondo migliore.

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