LA MIMOSA DELLE DONNE STREMATE DALLA CRISI COVID SI CHIAMA VACCINO. SOLO CON REALI DIRITTI DI PARTENZA CI SARA’ “FUTURA”

Non cospargiamoci il capo di sola mimosa. Fiore inebriante, tenero, seducente, ci fa sognare per un giorno e poi svanisce. E che cosa rimane nelle pagine chiaro/scure delle donne? Che cosa rimane quando apprendiamo che rappresentano il 70 per cento degli operatori sanitari ma ricoprono ruoli inferiori e con basse retribuzioni? Che cosa resta quando sappiamo che fanno la differenza ma sono sempre più in sofferenza? Il virus le ha piegate molto più degli uomini: per i contagi, sul lavoro, 7 su 10 sono donne, infermiere in testa. Di più e peggio ancora: il 98% di chi ha perso il lavoro è donna. E se allarghiamo ancor più lo sguardo, ci accorgiamo dei dati “impressionanti” sui femminicidi. E allora che cosa resta? A fine serata, dopo ringraziamenti e complimenti, possiamo dirlo ancor più chiaramente dopo la nostra storyboard della mattina lanciata da Beconomy e pensata per noi donne.

Rimane solo quell’inutile insostenibile pesantezza della retorica, l’inutile sinfonia della formale gratitudine che dura un giorno ( sempre e solo l’8  marzo) utile, quello sì, a confondere, ad alimentare il sonno dei diritti e delle false promesse.

Poco fa al Quirinale la cerimonia per la festa della donna, insieme al premier Mario Draghi e alla ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti.

E Mattarella sottolinea che le donnelavorano in condizioni difficili, con competenza e abnegazione, con spirito di sacrificio e con la loro caratteristica capacità di sopportare grandi carichi di lavoro. A loro, in special modo, desidero dedicare questa importante giornata”.

Ma nelle donne e per le donne c’è e deve esserci di più, molto di più. C’è il mondo che sorreggono, sostengono, alimentano cotidie, giorno dopo giorno, da Penelope paziente a Giunone presente, da Cerere generosa a Venere avvenente.

Non occorre la desinenza per sottolineare l’alterità e la parità né la sterile polemica ingaggiata dalle compagne sull’orlo del tramonto. L’alterità esiste per definizione e si chiama temperamento femminile, unico ed ineguagliabile per suo dna. La femminilità non va svenduta, anzi valorizzata. La parità no, quella, rassegnamoci, non esiste ancora. E’ fatta di creta, quando sembra raggiunta, si sfalda in un istante.

La parità reale, non di facciata, non mediatica, non la fuffa delle starlet, la parità reale non c’è. Nell’anno 2021, era pandemica maledetta, il carico di diritti tanto richiesti e sbandierati va ricostruito, consolidato, sedimentato, fortificato. E non sarà il caso di ricominciare da questo 8 marzo? Un 8 marzo non qualunque, ad un anno esatto dal primo lockdown nazionale, ora che l’Italia si tinge di arancio, di giallo, di rosso, soprattutto nuovamente e tristemente di rosso

Non serve il femminismo di facciata delle compagne sbiadite in cerca di platea capitanate da lady Boldrini che a corto di idee di sinistra ( quella oggi morente) infieriscono sulla Treccani, diventata tutto d’un tratto sessista, mentre le loro colleghe di genere sono alla canna del gas perché non hanno il lavoro.

La battaglia radical- diciamo radicalmente- non appassiona più, è sotterrata dai problemi. Parlano i numeri, parla l’economia, quella in corso piange, quella che verrà ha bisogno di “Futura”, unica e sola desinenza al femminile che conti. Futura sta per Rinascita, Futura è la figlia che verrà della canzone del cantautore poeta Lucio Dalla.

Molte le donne impiegate in lavori poco sicuri o precari e che sono scomparsi o mutati a seguito della crisi. E non solo, i lockdown continui hanno comportato un aumento dei casi di violenze domestiche. Unioncamere lo denuncia: la caduta delle imprese femminili fa tremare le vene e i polsi. Cadono il 42,3% contro il  35,2% di quelle maschili nel secondo trimestre del 2020, trend proseguito nel terzo con – 4,8% a fronte di un +0,8% nel terzo trimestre. “Questo dopo che per diversi anni lo slancio rosa aveva superato per vitalità quello maschile”. E sarà pure ora di finirla di farci chiamare rosa, un rosa che fa tanto baby e suona come diminutio considerata la fallimentare politica delle quote rosa.

Sarà forse arrivato anche il tempo, poiché il tessuto imprenditoriale femminile è rappresentato da micro-imprese (spesso sostenute da validi programmi di microfinanza) di invertire il “paradigma” con coraggiose strategie economico-sociali di sostegno e di rilancio. Sempre tenendo ben in conto che- dai dati Unioncamere- in “Italia sono ora 1,3 milioni le attività guidate da donne e rappresentano solo il 22% del totale. Coprono per lo più il comparto servizi e quello primario. Per quasi il 97% (39mila) si tratta di piccole imprese con meno di 10 addetti; solo poco più di 3000 hanno medio-grandi dimensioni. La loro capacità di ripresa è inferiore rispetto alle imprese maschili. L’aspettativa di vita è solo attorno ai 3 anni (il 78% più bassa rispetto alle altre realtà)”.

Aggiungiamoci che nel famigerato recovery nulla c’è sul sostegno alla maternità, sui contributi e sugli asili nido, né sull’assistenza familiare. Come può una donna essere fiera della sua realizzazione se la maternità, evento che arricchisce la coppia, si trasforma da fierezza ad handicap?

E quando la pianteranno di considerare l’impresa femminile come un minus habens costretta ad attingere solo ai contributi e non invece impresa per ambiente per lo sviluppo? Ovvero quando si comincerà a rispettare orari smart in città, e a quando parità di diritti alle colf e badanti, assistenza alla maternità, e non solo il contentino del credito? Sono queste le misure davvero smart che aiutano, come è giusto, le signore con il carico familiare già addosso.

Il punto è: vere condizioni di partenza ( e non solo di arrivo) per far sì che si possa diventare realmente imprenditrici nel tempo.

Cominciamo da noi e dal nostro “riconoscerci” pienamente donne, madri, imprenditrici, professioniste, garantite nei diritti. Oggi la nostra mimosa è il vaccino per preparare la prossima nuova sfida, la nuova promessa del sesso mai più debole: riempire la terra di amore, ridare coraggio a chi lo sta perdendo. Solo così la sfida sarà “Futura”, con la A (ovvero Rinascita)  unica desinenza che conta.

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