DRAGHI STRIGLIA URSULA E SUBITO ARRIVANO I VACCINI. SCATTA IL PIANO NAZIONALE. Il BEL PAESE ROSSO DI RABBIA TRA LA SFIDA E LA STRETTA

Attesa per il cdm di domani. Nuova stretta nel weekend e a Pasqua tra giallo rafforzato e rosso.  Draghi stringe sul piano vaccinale: 242 milioni di dosi in Italia entro giugno 2022. La Ue condannata segue il diktat di Super Mario

La sfida è ardua, la stretta è vicina, l’Europa arranca e per non affogare nell’oceano di Biden con l’estrema unzione di sua sua Maestà segue il diktat di Mario Draghi che da giorni ha strattonato lady Ursula e ha direzionato la linea Ue sempre più disperata.

Sullo sfondo l’Europa che sta toccando il fondo. Lady U sempre più circondata, assediata, inviperita che si scaglia con Astrazeneca- oggi sotto accusa dopo la morte di un militare in Sicilia per arresto cardiaco ‘in concomitanza temporale” con la somministrazione del vaccino- rende perfettamente la cifra del dramma, dei ritardi, del disagio. Se all’Italia spetteranno oltre 500 mila dosi, dopo l’annunciato accordo di ieri (un nuovo accordo con Pfizer-BioNTech per quattro milioni di vaccini aggiuntivi in arrivo entro la fine di marzo per la casa comune europea) e Lady U recita la parte della lady di ferro è solo perché Mario Draghi la settimana scorsa ne ha fatte bloccare  250 mila ( di dosi) che dal sito Astrazeneca di Anagni, ex città dei Papi nel cuore della Ciociaria, erano dirette al mittente sbagliato, l’Australia. Ergo, la linea dura della Ue sui vaccini parte dall’Italia. Ma questa è solo la goccia nel mare magnum dei vaccini, della guerra, della geopolitica che per ora, ma solo per ora, lasciamo ai soloni.

Ed è solo perché Mario Draghi ha pesantemente imposto la sua sobria voce italiana con autorevole inglese alla signora Ue, con sommo dispiacere dei gufi Casalini, vedovi pro-tempore- che Ursula ha rialzato la sua contro le aziende che non rispettano i contratti- sempre di Astrazeneca trattasi- minacciando il blocco dell’export finché  non rispetta gli impegni.

Ma torniamo al nodo della partita decisiva che si snoda su tre punti focali. Vediamoli uno ad uno.

La sfida si chiama piano vaccinale, stra-urge per debellare la pandemia e rimettere in moto l’economia. Collassata. Le sole restrizioni non bastano e ci stanno uccidendo. Se non c’è un piano vaccinale con tempi e modi certi non ne usciremo.

Ci sarebbe la cura, quella vera, delle monoclonali, ma non siamo pronti. Ma noi di questo passo non saremo mai pronti, eppure le aziende farmaceutiche italiane non aspettano altro, l’Italia ha avuto il primato su questo, ma negli anni e nei mesi precedenti non si è investito e si è solo ciarlato. Ma sul tema tratteremo a breve e molto.

Il piano vaccinale occorre portalo in porto e l’approdo è l’Italia, casa nostra. Ma prima bisogna portarlo realmente a casa il siero “magico”, quello che la scienza medica- unica alla quale possiamo appellarci- assicura ci dovrà liberare dall’incubo.  La bozza del piano vaccini è pronta: 242 milioni di dosi in Italia entro giugno 2022. Il documento strategico sarà valutato dalla Conferenza unificata Stato-Regioni. La lista delle priorità nero su bianco per scuola, militari, polizia e comunità e per cinque categorie classificate per età e patologie. Tutto quel che ci interessa sapere è che 40,1 milioni di dosi saranno di AstraZeneca, 65,6 milioni di Pfizer, 26,5 milioni di Johnson & Johnson, 40,3 milioni di Sanofi/GSK, 29,8 di CureVac e 39,7 milioni di Moderna. E avanza anche l’ipotesi di vaccinare all’interno dei posti di lavoro.

La stretta è odiata da tutti ma vicinissima. Grande attesa per le decisioni del Consiglio dei ministri domani dopo il punto sulla situazione del contagio, dopo il conclave del Cts che chiede misure più severe tra la rabbia delle attività commerciali al palo che hanno ereditato il caos permanente e una mala gestione che le sta facendo scoppiare. Si parla di chiusure nel week end anche in zona gialla e un possibile lockdown a Pasqua. Nella speranza (non ministeriale) che produca effetti positivi e che sia l’ultima volta.

Fattore tempo. Ma anche la strada è stretta, anzi strettissima, non c’è più tempo. Mario Draghi ha parlato all’Italia già l’8 marzo, ad un anno esatto dal primo lockdown, e a pochi giorni esatti dalla richiesta del blocco delle esportazioni delle dosi per l’Australia. Ha spinto sul termine “accelerare sui vaccini per tornare alla normalità” aggiungendo che “sta al governo fare la sua”. E chissenefrega se il premier abbia parlato poco e poco abbia sorriso e quanto poco presenzialista sia stato. Sono “ricami” vuoti e inconsistenti di una stampa temporaneamente vedova. La gente è nel panico e chiede risposte. Da notare che Draghi ha esternato per la seconda volta da quando è in carica. Ieri Bloomberg cita un documento riguardante le spedizioni effettuate fino al 9 marzo scorso, “distribuito agli ambasciatori presso l’Ue”. Ecco il documento che inguaia Lady U. Delle 34 milioni di dosi esportate, 9,1 milioni sono finite al Regno Unito, 954 mila agli Stati Uniti e 3,9 milioni al Canada.

La notizia di Bloomberg getta nuova luce anzi buio sulle mancate consegne di dosi che hanno contraddistinto il primo trimestre e riguardato soprattutto AstraZeneca. E allora: come funziona il giochino? La Ue decide l’export dei vaccini verso Paesi extra europei per ragioni di tipo commerciale? Traduciamo meglio i dati: la Ue si “farebbe” i vaccini, ma per gli altri. Beneficiari: Usa, Uk e Canada. Una mina per la casa comune, la “materna” Ue. Pensare che il presidente del consiglio europeo Charles Michel solo questo martedì aveva difeso la vocazione “esportatrice della Ue” sottolineando la differenza con Usa e Uk che avrebbero imposto un divieto assoluto all’esportazione di vaccini o componenti di vaccini. Ieri sera dopo la notizia di Bloomberg l’annuncio di lady U dei 4 milioni di dosi aggiuntive. Quarantotto ore, tante se ne è prese Mario Draghi per riflettere, posson bastare. Perché è tempo ormai di farewhatever it takes”. In italiano, tutto quel che serve, costi quel che costi.

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