AVANTI AVATAR, ECCO COME SAREMO NELLE RIUNIONI ON LINE

Come saremo? Avatar oppure oleogrammi. Vi piace l’idea? Mesh ci cambierà ancora. Questo il nome della nuova app di Microsoft destinata a trasformare totalmente i meeting online per come li conosciamo. Già disponibile per HoloLens 2, i visori di realtà mista di Microsoft, Mesh sarà disponibile anche su altri dispositivi per la realtà virtuale ma anche su smartphone, tablet e computer. La piattaforma è in grado di riprodurre avatar-immagini digitali che ci rappresentino con un certo grado di espressività o ologrammi. Inizialmente gli utenti Mesh verranno riprodotti come avatar all’interno delle riunioni, ma con l’incremento della community l’azienda di Bill Gates promette che vi sarà un “teletrasporto” delle proprie sembianze. Una proiezione fotografica e realistica di sé in uno scenario virtuale al fine di riprodurre l’interazione che si avrebbe in un meeting dal vivo.

Mesh verrà integrata con Teams e Dynamics 365, le altre app native di Microsoft, con l’obiettivo di creare un’esperienza immersiva risultato dell’unione di realtà virtuale, comunicazione ed acquisizione di video 3D.

Il futuro di questa app, come di quelle dei futuri competitor, dipenderà fondamentalmente dal modo in cui lo smart-working (e con esso le riunioni online) andrà ad assestarsi e consolidarsi all’interno della cultura e delle pratiche aziendali nel prossimo futuro.

La pandemia ha costretto imprese e lavoratori in tutto il mondo a adottare su vasta scala pratiche che sì già esistevano, ma che non erano ancora consolidate nella prassi quotidiana. Lo studio  condotto da Eurofond e Organizzazione Mondiale del Lavoro evidenzia che “l’Italia è stato il paese che più di tutti ha visto cambiare la situazione nel modo più radicale. Infatti, se nel 2015 la quota di lavoratori con accesso allo smart-working era pari al 7% (5% occasionale, meno dell’1% telelavoratori)”. Secondo lo studio condotto da Eurofond e Organizzazione Mondiale del Lavoro  “nel 2020 si è raggiunta la cifra di 6,58 milioni, circa il 30% del totale dei dipendenti”. La svolta è stata imposta proprio dalla pandemia, perché nel 2019 solamente 570 mila (+20% sull’anno precedente) erano i lavoratori che potevano definirsi anche smart.

“Ogni categoria di impresa ha dovuto riconsiderare le proprie strutture e organizzazione di lavoro. Se nel 2019 le percentuali di aziende che adottavano stabilmente regimi di lavoro smart erano 58% per le grandi imprese, 12% per PMI e 16% per PA, nel 2020 si è passati rispettivamente al 97%, 58% e 94%. In termini di unità sono stati stimati circa 1,85 milioni di lavoratori in ambito pubblico, 2,11 milioni nelle grandi imprese, 1,13 milioni nelle PMI e 1,2 milioni nelle microimprese”.

Ma torniamo a Mesh: con questo “modello” si potrebbe arginare la Zoom fatigue, ovvero lo sforzo che deriva dalla maggiore attività cerebrale durante i meeting on line. In attesa dell’Avatar che verrà.

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