TASSO E TASSA OGGI SPOSI E IL PRANZO LO PAGA L’ITALIA

Tutti presi a ragionare di Covid e di coprifuoco e nessuno che dia un’occhiata alle cifre drammatiche dell’economia e a quello che succede in giro per il mondo. Christine Lagarde racconta che la ripresa è fragile, nel frattempo la Yellen fa sapere che un ritocco dei tassi si profila all’orizzonte, le materie prime già infiammano l’inflazione: E da noi? Un bel problema: abbiamo troppi debiti e qualcuno dovrà pagarli. Gli italiani impauriti non consumano più e così l’economia non riparte: è uno scenario da incubo. Ma tranquilli a spaventarci ci pensano già i virologi.

Mentre in televisione, sui giornali tutti sfogliano la margherita: si riapre, non si riapre il mondo va in direzione diversa, e certo contraria a quello che servirebbe all’Italia. Non abbiamo qui intenzione di spaventare nessuno, per quello ci sono già i tanti Galli (Massimo) a cantare in televisione e ci sono i molti corifei del ministro Roberto (senza) Speranza che continuano a ripetere che è stato fatto tutto bene: Poi uno guarda i numeri e si fa delle domande: con il lockdown più prolungato d’Europa abbiamo il numero più alto di morti (in percentuale) ma pare che l’unica ricetta sia quella di chiudere tutto. Insomma visto che siamo nel bicentenario di Napoleone l’atteggiamento è “l’intendence suivrà” il problema è che a Waterloo l’intendence (il supporto logistico) non arrivò e sappiamo com’è finito. Così è per l’economia. Tutti dietro al virus cinese, nessuno davanti ai (drammatici) conti italiani, ma soprattutto all’andamento dell’economia. Anche questo, volendo, è un effetto Mario Draghi come se “lui” tutto potesse. C’è oggi un combinato disposto terribile che si profila all’orizzonte. Sono le nozze tra il tasso e la tassa.

Ora cerchiamo di spiegarci. In queste ore il nostro amatissimo Fisco sta inviando le dichiarazioni dei redditi pre-compilate. Comincia la via crucis degli adempimenti e per quanto Ernesto Maria Ruffini direttore dell’Agenzia delle Entrate predichi che ci sono almeno 800 adempimenti di troppo per ora non si muove foglia. Oh, attenzione Ruffini non dice che ci sono 800 tasse di troppo, anzi fa capire che la pressione fiscale dovrà necessariamente aumentare. E come si fa per farle aumentare senza che gli italiani se ne accorgano? Semplice; si ricorre alle parole magiche: Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tradotto i soldi (pochi, maledetti e nemmeno subito) del Recovery Fund che per averli bisogna fare la riforma fiscale. Ma in che senso? E qui casca il reddito degli italiani. Ma facciamo un passo di lato. Prima di occuparci della tassa dobbiamo preoccuparci del suo congiunto: il tasso. Lo abbiamo scritto diverse volte qui su Beconomy, ma non ci ascoltano. Solo che ora la realtà bussa alla porta. Che cosa succede? Che negli Usa la ripresa economica è impetuosa: viaggia sopra il 7%, i sussidi di disoccupazione sono scesi a livelli pre pandemici e una settimana fa Janet Yellen  – ora  segretaria al Tesoro ma per parecchi anni a capo della Federal Reserve – ha detto esplicitamente: bisognerà rialzare i tassi d’interesse.

Un’altra donna (poi dicono che non contano) Christine Lagarde che sta al timone della Bce ci ha detto che “le prospettive di breve termine dell’economia europea sono offuscate da incertezza”. Ma ha aggiunto: “Bisogna far partire in fretta il Recovery fund” e pur annunciando che non sospende il PPE (il piano di acquisti di titoli in forza di pandemia) e che lascia i tassi invariati ha fatto capire che gli Stati bisogna che ci mettano del loro se no sono guai. Ultima notazione prima di tirare le somme: l’economia britannica (ma non doveva essere un disastro la Brexit?) va più forte di quella americana e peraltro la banca d’Inghilterra non ha mai fatto la politica di tassi negativi convinta che remunerare l’utile finanziario serve a favorire gli investimenti privati e da come vanno le cose sembra che non abbia torto, quella giapponese idem e la Cina sappiamo tutti che è hors categorie! Cosa significa questo? Che le materie prime si stanno infiammando e che dunque il mondo va verso una fiammata inflazionistica che sarà spenta solo con un rialzo dei tassi. E ora veniamo a capire cosa succede a casa nostra: prima in Europa e poi in Italia. Prendendoci un po’ in giro Vladis Dombrovskis (vicepresidente della commissione Ue e controllore dei conti) ha detto che sarebbe auspicabile che il Recovery fund diventasse “strutturale”. Erico Letta che ultimamente non ne azzecca una da segretario del Pd ed euroinomane ha subito esultato: “Certo e l’Italia ne sarà degna”.

Una notazione: l’Italia insieme alla Grecia è l’unico paese che oltre ai soldi a fondo perduto ha preso i soldi a debito e nella quota massima consentita. Certo che a Dombrovskis piace questo Recovery, prima l’Italia si strozza con i suoi debiti e prima si possono aggredire le ricchezze private. L’Ue peraltro è la testimone di nozze della tassa! Ma andiamo oltre. Mario Draghi – molto preoccupato per l’assenza di lavoro – vorrebbe che il programma Sure (la cassa integrazione europea per capirci) diventasse stabile. La risposta immediata gli è arrivata dall’Olanda da Mark Rutte che gli ha risposto “Abbiamo già dato, piuttosto l’Italia pensi a rispettare i parametri europei che noi vogliamo rimettere in vigore”. Ora il quadro è chiaro. La Bce non potrà resistere a lungo con i tassi negativi il che significa che gli interessi aumenteranno. Ma nel frattempo il nostro debito è aumentato a dismisura. Per ripagarlo dovremo trovare più risorse fiscali, ma per effetto di pandemia la base imponibile si è ridotta. Facciamo due conti veloci: abbiamo perso circa il 10% del Pil che su 1800 miliardi fanno 180 miliardi. Considerando una tassazione media del 43 % all’erario mancano 77,4 miliardi. Se quest’anno il Pil dovesse crescere (ma ci sono forti dubbi) del 4 recupereremmo 64,8 miliardi di ricchezza con un incremento di circa 27,8 miliardi di entrate. Nella soma dei due anni 20-21 perderemo circa 50 miliardi di entrate a perimetro economico costante.

Ma purtroppo non è così: calcoliamo che avremo circa 600 mila imprese in meno e circa 2 milioni di disoccupati a fine 2021. Morale la base imponibile si è ridotta, il debito si è allargato di circa 260 miliardi (140 gli scostamenti di bilancio, 120 i miliardi del Recovery) e se salgono gli interessi c’è un solo modo per fare fronte: aumentare le tasse su di una base imponibile ridotta. Ed ecco che il matrimonio tra il tasso e la tassa si mangia l’Italia. L’annuncio delle nozze lo darà non prima di settembre il ministro dell’economia Daniele Franco. Perché a settembre? Ci vuole un po’ di tempo per stampare le partecipazioni! Aspetteranno che arrivi la prima tranche del Recovery (25 miliardi annunciati per fine luglio) per farci sapere quant’è buona l’Europa. Poi scatterà il semestre bianco che rende impossibile sciogliere le Camere e dunque far cadere il governo e ci daranno il lieto annuncio.

Pressione fiscale al di sopra del 50 per cento dei redditi.  Quali tasse possono arrivare? Sostanzialmente quattro: una patrimoniale sia sull’immobiliare che sui patrimoni finanziari calcolabile attorno al 2% e questa ce la chiede l’Europa, un inasprimento della tassazione sulle partite Iva a regime forfettario tra gli 8 e 10 punti per portare il prelievo al 25%, uno scaglionamento diverso dell’Irpef con tre aliquote, 23, 38 e 53 per cento. A questo si aggiungono altre due manovre fiscali europee. Una sta dentro il regolamento del Recovery ed è l’incremento della tassa europea per fare fronte al finanziamento del piano, l’altro è l’aumento dell’Iva che l’Europa ci va chiedendo da tempo. Poi c’è un corollario di altre tasse che arriveranno sempre con  la scusa del Recovery e del Green Deal: dalla plastic tax al ritocco delle accise sui carburanti per finanziare le energie rinnovabili. Che poi tutto questo significhi ammazzare l’economia è un altro paio di maniche. Qualcuno il pranzo di nozze tra tasso e tassa deve pur pagarlo. Ma mi raccomando preoccupatevi dell’ R con t!    

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