LETTA ROBIN HOOD E IL PD CON L’INVIDIA DEL BENE E’ UN SUCCESSIONE!
Cosa si cela davvero dietro la proposta del segretario del Pd di introdurre una tassa sulle eredità. Non è affatto solo un provvedimento fiscale peraltro di dubbia utilità ma è la spia di come la sinistra intende plasmare la società. E non è uno spettacolo adatto ai minori.
Diceva Maffeo Pantaleoni economista eccelso per quanto dimenticato in questa Italia dove qualsiasi idea liberale dura come un gatto in tangenziale: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse”. Ora spetta al segretario del Pd decidere se specchiarsi o meno in questa acuta osservazione. Sta di fatto che Enrico Letta mentre accusa Matteo Salvini e la Lega di essere partito di lotta e di governo, ogni mattina si sveglia per far notare che lui è partito di governo, ma anche di lotta.
Del resto il maanchismo è da una vita la cifra del fondatore del Pd Walter (Uolter per gli amici) Veltroni. Non si fa che parlare da giorni di una fantomatica tassa: quella di successione. Enrico Letta – che evidentemente soffre della sindrome di Nanni Morettti – ogni giorno si sforza di dire qualcosa di sinistra, fregandosene delle contraddizioni. Prendete solo en passant questa: voto ai sedicenni. Perfetto e allora perché portar la scuola dell’obbligo fino a 18 anni? O ancora: ius soli. Giusto e allora perché non rendere obbligatorio l’esame d’italiano e di educazione civica prima di concedere la cittadinanza? E ancora: ddl Zan! Bene, anzi benissimo, ma allora introduciamo l’aggravante di razzismo anche al contrario e così se un omosessuale prende a botte un eterosessuale per gelosia. E visto che sotto sotto si dice: l’utero in affitto è un atto d’amore, riapriamo anche le case chiuse che pure la vagina a noleggio volendo è un atto d’amore. Scherzi a parte Enrico Letta dice cose apparentemente slegate le une dalle altre, ma che denunciano invece un certo disegno di società. Che va indagato. Partendo proprio dalla tassa di successione. Non ha alcuna giustificazione in termini di finanza pubblica. Si dice: la tassa di successione in Italia è tra le più basse d’Europa.
Vero, dà poco più di un miliardo all’anno di gettito. Non si dice per che i patrimoni in Italia sono tra i più tassati al mondo e che dunque quella successione arriva già gravato nel corso di una vita di una pressione fiscale da record. Non a caso Mario Draghi ha cercato di smorzare subito le intenzioni di Letta. Che però non demorde e trova una giustificazione etico-sociale. La tassa di successione serve a finanziare i giovani, abbiamo messo loro addosso il fardello di un enorme debito pubblico dovremo pur compensarli con un’opportunità che si costruisce togliendo un po’ai ricchi per dare ai poveri. Insomma nonostante Carnevale sia un po’ lontano Enrico Letta si è mascherato da Robin Hood. Ma attenzione perché in realtà lui è erede non dell’eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri, ma dello Sceriffo di Nottingham che opprime il paese con sempre nuove gabelle. Proviamo a dimostrarlo. La tassa proposta da Letta – e se questo è l’inizio della riforma fiscale che il Recovery Fund ci impone non c’è da stare affatto allegri – è tecnicamente incongrua, ma fortemente ideologica. Si dirà tutte le tasse anche quelle da cancellare sono ideologiche. Vero, ma è la tendenza che conta. Bene. Il punto di forza della proposta del segretario (ma per quanto ancora?) del Pd è questa sorta di solidarietà generazionale. Verrebbe da dire che se ci si occupa dei giovani come con i bachi a rotelle comprati da Arcuri (in quota D’Alema) voluti dalla Azzolina (Cinque Stelle) e finanziati da Gualtieri (Pd) non c’è da stare allegri.
Giusto per avere un’idea per la didattica girevole abbiamo speso metà del gettito attuale della successione. Ora se ai tassati invece delle rotelle gira qualcosa d’altro come biasimarli? Ma potremmo obbiettare che ai giovani a cui il Pd vuole dare il voto non è stato dato un soldo di fiducia nell’evitare gli assembramenti tanto che li hanno chiusi in casa e non li hanno mandati a scuola. E ancora: chi dovrebbe pensarci a costruire le apri opportunità ai giovani come prima istanza? La risposta è sempre stata la famiglia che nel suo essere agenzia educativa doveva anche trasferire il valore del lavoro, dei soldi, dell’impegno. E qui si comincia a vedere una fiammella ideologica. Ma andiamo ancora sul pratico. Dice Letta la tassa di successione vada da un milione in su progressiva. Ora verrebbe da constatare che un appartamento di medie dimensioni in una grande città italiana per il fisco vale attorno a 2,5 mila euro al metro quadrato di media. Basta avere una casa quattro stanze (famiglia media con due figli) più cucina due bagni e garage e siamo attorno al mezzo milione. Con la liquidazione di papà e di mamma ecco che bussa alla porta Letta. Il segretario del Pd poi ha aggiunto: occupiamoci di quelli da 5 milioni in su ai quali leviamo il 10%: Ci faccia capire segretario ma i % milioni sono di immobili o comprendono anche il patrimonio mobiliare? Perché nel primo caso quel signore in Italia già paga al fisco attorno ai 30 mila euro l’anno. A proposito ricordatevi che il 16 giugno scade la prima rata dell’Imu su seconde case, uffici, capannoni e via pagando per dire che in Italia la tassa patrimoniale c’è e lotta insieme a noi. Se invece tassiamo anche i patrimoni mobiliari (Btp, azioni, fondi ecce ecc) facciamo fare ai nostri ragazzi un pessimo affare perché non solo quel gettito non ci sarà mai ma i capitali finanziari con un click emigreranno altrove. Diceva il secondo presidente della Repubblica italiana Luigi Einaudi: “Gli esportatori illegali di capitale sono benefattori della Patria, perché i capitali scappano quando i governi dissennati e spendaccioni li dilapidano, e allora portandoli altrove li salvano dallo scempio e li preservano per una futura utilizzazione, quando sarà tornato il buon senso.“ Forse Enrico Letta non ha mai letto Einaudi. Ma ecco la prova che la tassa firmata Pd è ideologica. Lo ha dimostrato Vincenzo Visco, già ministro delle Finanze, uno che si è fatto tutto il cursus partitorum dal Pci al Pd che ha presentato una sua proposta di riforma fiscale incentrata su di un concetto: i ricchi devono pagare tutto!
E’ l’invidia del bene! Un complesso che portò malissimo a esempio al secondo Governo Prodi quando Rifondazione Comunista se ne uscì con un manifesto “anche i ricchi piangono” e il giorno dopo le banche erano svuotate di capitali. Oppure quando Mario Monti volle tassare la nautica e i porti si svuotarono. Volutamente questi signori ignorano la curva di (Arthur) Laffer che dice una cosa molto semplice: al crescere delle aliquote diminuiscono le entrate e al crescere della pressione fiscale diminuisce il Pil. Ma la manovra di Letta che non è bolscevica, ma molto ispirata a Papa Bergoglio ha qualcosa di ulteriormente pernicioso è la volontà per via fiscale di ridisegnare la società. Proviamo intenderci. Tutti sanno che il matrimonio non è nato a fini procreativi, ma semplicemente perché serviva che qualcuno guardasse il fuoco affinché non si spegnesse mentre altri caciavano. La femmina (ecco l’angelo del focolare) accudiva le braci ma voleva la certezza che il maschio portasse il risultato della caccia. Il matrimonio dunque nasce come contratto alimentare. Ma questo rapporto introduce il concetto di privativa.
Diventerà proprietà privata appena gli uomini cominciano a coltivare. E così la famiglia diventa esercizio di proprietà, sede di patrimonio. E’ in quel momento che i figli smettono di essere della tribù ed entrano in famiglia esprimendo un’identità e una continuità di mestiere e di ricchezza. Ora osserviamo le linee guida di questo Pd: si incoraggiano le famiglie arcobaleno, si assegna ad altre agenzie educative il compito di formare i giovani, si affidano i giovani allo Stato e per via fiscale si cerca di rompere il legame identitario. A questo mira la tassa di successione. Non un balzello, ma un obbiettivo. Ed è uno spettacolo vietato ai minori.