PSICODILEMMA CAPITALE: ORE SCONTATE PER IL CENTRODESTRA TRA MICHETTI SGAMBETTI E GIRAVOLTE

Ci sarà il finale che non ti aspetti o ci ritroveremo ancora alle psicocomiche da copione? In serata sapremo. Forse, chissà. E’ in corso in queste ore l’atteso vertice dei capi del centrodestra, Salvini, Meloni, Tajani, per sciogliere il nodo Comunali tra Bologna, Milano, la Capitale. Un nodo, quello Capitale, da loro stessi perfettamente annodato e assai ben stretto per non rompersi l’osso del collo, quello che s’è già rotto Letta ostaggio dei grillini dopo che gli hanno impedito di far candidare Zingaretti a Roma sennò addio Regione. È palese che a Roma -come per Milano- era necessario schierare le prime file, ergo loro stessi o personaggi di primo piano che ben ne sanno di politica e politica romana. E qualcuna/o c’è.

Ma, tra sgambetti e Michetti, giravolte da destra a sinistra e ancora a destra, ad oggi nulla si è mosso. C’è chi giura che tra poche ore Salvini ( ha promesso un nome che farà storia, dice di averne addirittura dieci ma in realtà non c’è nessuno in ballo è solo una provocazione) stavolta sfiderà Giorgia Meloni che nei sondaggi vola, complice il timing perfetto della presentazione del suo libro. Giorgia la dura non avrebbe fatto passare i nomi di Bertolaso e Albertini. Di fatto, il tam tam tormentone sui nomi facendo credere che sarebbe spettata solo a loro la scelta li ha ovviamente “bruciati”. Dunque Salvini lancia il guanto di sfida. Vuol decider lei? Comandi pure, se poi perdiamo non è mia la colpa, sarebbe il ragionamento.

Tanto si sa, si gioca a perdere. Il clima tra loro è bollente con la vicenda pesantissima del Copasir che non vede luce tra i lanci di nomi non politici degli ultimi giorni per riempire il vuoto che avanza e in sovrabbondanza. L’ultimo candidato del centrodestra sponsorizzato da Fdl è Enrico Michetti, avvocato, giornalista. E nel fine settimana google ha fatto il botto di accessi con i romani che cliccavano il suo nome perché “a signo’ ma chi o conosce”? Lui, lusingato, sarebbe prontissimo. E poi l’ultima della compagna Renata, la Polverini. Compagna, perché come è noto l’ex sindacalista di destra, ex presidente della Regione Lazio di centrodestra, l’ex esponente di Fi, era coerentemente, e per il bene della Patria, saltata sul progetto di Conte sostenendolo. Ma poi, ravvedutasi, sulla via del Cavaliere, da pochi giorni è di nuovo in Fi. Così ipotizza una sua autocandidatura a Roma. Motivazione: “Da cittadina romana sono rammaricata e mortificata dal fatto che il centrodestra non abbia un candidato”. Ci mancava. Da venerdì circola il nome di Francesco Storace, fiamma da sempre, notoriamente allergico agli slittamenti e che da tempo batte dalle colonne del Tempo sulla necessità di convergere presto su un nome politico. Venerdì Beconomy lo aveva anticipato. Sui social in molti lo incitano a candidarsi, considerata la sua esperienza e conoscenza su Roma e il piglio decisionista. Per il capitolo centrosinistra invece il programma è fitto, fittissimo, i lavori sono in corso con Calenda che ieri intervistato a Rai tre da Lucia Annunziata ha cominciato la sua operazione verità. Ecco la battuta più forte: “Gli elettori del pd pensano di votare Berlinguer e invece votano Franceschini”. E ancora su Letta che si è fatto mettere il veto dai 5stelle. Mentre Calenda, che a dir il vero, non le ha mai coerentemente mandate a dire, gira le periferie, Gualtieri si proclama pacatamente (Veltroni mood) vincitore. Padri nobili e ispiratori sono Rutelli Veltroni del modello Roma (franato). Virgnia, “a Raggi”, è serena. E questa è solo un’anteprima. Ma per il centrodestra dov’è la prima?

0 Points