L’EXSUSATIO DI MATTARELLA E LA REPUBBLICA PRESIDENZIALE

Il Pd che “vieta” di parlare del Quirinale e taglia la strada a Draghi, l’arbitrio della magistratura impongono di superare l’attuale assetto istituzionale. La corsa verso il Colle si complica ma al Centrodestra converrebbe alzare la posta.

L’excusatio non petita di Sergio Mattarella apre ufficialmente la corsa al Colle. Impazza il refrain secondo cui dalla pandemia usciremo migliori. Soprattutto a sinistra dove si è incistata l’idea dello Stato pedagogo e della società a cui viene imposto il bene assoluto. Sarebbe un traguardo, e questo sì è conseguenza degli accadimenti, uscirne diversi. Dunque non è un tabù parlare di riforme. Anche le più alte come l’approdo alla Repubblica presidenziale. Obbiettivo che è spinto dall’attualità e che il Centrodestra dovrebbe intestarsi. Risale alla tradizione politica dei repubblicani e di quella parte del liberalismo più avveduto che traguarda le democrazie consolidate in Occidente. Non una di esse, a eccezione della Germania per cattiva coscienza, ha un assetto istituzionale così frammentato come il nostro dove le debolezze reciproche consentono a un Ordine (non un potere) di maramaldeggiare i principi affermati da Montesquieu trasformando l’indipendenza in arbitro, l’autonomia in strapotere come ha fatto la Magistratura che sentenzia in nome del popolo italiano. Quel popolo però mostra sfiducia nella giustizia al 60%!

E’ dunque tempo di mettere mano al nostro “castello” istituzionale per rafforzare la democrazia considerando che la globalizzazione ha posto una sfida: solo il 6% della popolazione mondiale vive in stati democratici, gli altri però si avviano a diventare padroni della terra! E’ difficile pensare di resistere combattendo con pugnali di latta; tali sono i poteri che la nostra gloriosa, ma anche vetusta Costituzione ci consegna sotto forma d’istituzioni. Che porre la questione della Repubblica presidenziale sia un corroborante della democrazia è fuor di dubbio. Lo dimostrano al contrario le reazioni all’esternazione di Mattarella. Indispettiti sono i vertici del Pd per i quali dell’elezione del Presidente non si deve parlare ora, tanto meno alla luce del sole. Sa per primo Enrico Letta che la partita del Quirinale stavolta sarà molto complicata per la sinistra – lui vuole Romano Prodi al Colle – ma soprattutto non deve far salire al Quirinale Mario Draghi. Il Centrodestra se si organizza con il contributo dei delegati regionali stavolta invece può farcela. La ragione dell’opposizione di Letta a Draghi è il terrore che il Pd ha da anni dell’esercizio democratico del voto. Se Draghi va al Quirinale è d’obbligo la fine anticipata della legislatura e alta è la probabilità che vinca il Centrodestra all’ inevitabili elezioni. Ma il Pd ha un altro e più alto timore. Se si va alle Politiche nella primavera prossima – l’elezione per il Quirinale è fissata a febbraio – non c’è il tempo per cambiare la legge elettorale ed è concreta l’ipotesi che il Centrodestra conquisti tutti i seggi uninominali arrivando a un quorum parlamentare tale che gli consentirebbe di fare le riforme costituzionali senza passare dal referendum confermativo.

Un esercizio di democrazia che il Pd – improvvisamente convertito al proporzionale puro! – non può consentire. Viene così da pensare che l’esternazione di Sergio Mattarella vada letta esattamente al contrario. Un precedente c’è; anche Giorgio Napolitano, correva il 23 marzo 2012 e sempre a una scolaresca, disse: sono stanco e anziano, ho avuto molto e molto ho dato, la mia storia al Quirinale finisce qui. Sappiamo com’è andata e perché! Si sono susseguiti tre governi a guida Pd senza che quel partito avesse vinto le elezioni! E’ molto probabile che Ugo Zampetti plenipotenziario segretario quirinalizio abbia ascoltato in segreto le pressioni di Enrico Letta e abbia suggerito: presidente dica che non si ricandida, tanto ci sarà un’impasse parlamentare, lei accetta un reincarico a termine giusto per avviare il Recovery Fund – come scusa viene sempre buona – così allunghiamo il governo Draghi fino alla fine della legislatura e poi si vede. Questi accordi sotterranei dovrebbero spingere il Centrodestra a porre il tema della Repubblica presidenziale. Significa operare in due possibili direzioni: elezione diretta del capo dello Stato il che toglierebbe di mezzo i giochi di palazzo attorno al Quirinale dando totale garanzia d’indipendenza al presidente della Repubblica che non sarebbe costretto né avrebbe la possibilità arbitraria, come avvenne con Oscar Luigi Scalfaro, di forzare la Costituzione; oppure rafforzamento del presidente del Consiglio.

Oltre a prevederne l’elezione diretta – allora sì potremmo parlare di primierato stante che oggi il presidente del Consiglio è solo un primus inter pares – si dovrebbe includere la sfiducia costruttiva in modo da rafforzare l’esecutivo. Solo così possiamo dare all’Italia una struttura istituzionale solida, rimettere i poteri al loro posto (il Parlamento legifera e controlla, il Governo agisce) e ricondurre gli Ordini (dalla Magistratura alla burocrazia) ai loro doveri. E’ ora che il primo articolo della Costituzione torni a essere applicato. La sovranità appartiene al popolo. Oggi quel popolo – che è stato coartato ben al di là del necessario invocando l’emergenza sanitaria –  come illustra la posizione di Enrico Letta e del Pd sull’elezione del presidente della Repubblica, viene tenuto all’oscuro di cosa accade, oggi in nome di quel popolo la magistratura agisce al di fuori di ogni controllo. Ma il vaccino c’è: restituire tutto il potere al voto popolare.

0 Points