FIAT LUX E L’INFAZIONE FU LA RIPRESA COSI’ E COME UN GATTO SULLA VARIANTE

Mario Draghi ha un bel da dire che l’inflazione è contingente: la spesa energetica schizza in alto e grazie al Green Deal della Von der Leyen diventerà insostenibile. Così la ripresa s’infrange sulla possibile recrudescenza del virus cinese mentre i sindacati invece di chiedere sviluppo vogliono il blocco dei licenziamenti…

Lapidarie arrivano le parole di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Statene certi che “i giornaloni” non ne faranno cenno perché se ha ragione lui salta lo schema di gioco per mantenere in vita il governo di Mario Draghi e tentare di salvaguardare il Potere della sinistra e del Pd in particolare. Consentite un appunto: come l’Europa ci ha rovinato con le politiche dissennate di rigore di bilancio, così Ursula Von der Leyen ci rovinerà con l’apostolato green (peraltro nel solo interesse della Germania che vuole riconvertire la sua economia a spese degli altri e deve evitare che i verdi prendano il potere). Cosa ci ha fatto sapere Tabarelli? Che la ripresa è alla canna del gas. Ammonisce Tabarelli: in base ai dati preliminari è possibile stimare dal primo di luglio per l’elettricità un aumento intorno al 12% e per il gas oltre il 21%, entrambi balzi record mai visti in passato; ciò spinge a prevedere un tasso d’ inflazione in forte accelerazione nei prossimi mesi”. Se a questo si assomma che l’energia green che piace tanto a Ursula Von der Leyen non è ancora disponibile nella misura necessaria e che attualmente il costo di produzione da fossile è ancora conveniente rispetto alle rinnovabili. A ciò si aggiunga che più ci si spinge verso le rinnovabili e più chi estrae greggio farà salire i prezzi. Dunque avremo uno shock sui prezzi energetici tutt’altro che momentaneo. Risultato avremo inflazione, che viene adesso alimentata dalla scarsità di materie prime e dall’imponente ripresa che Stati Uniti (più 7%), Cina (più 6,4%) Gran Bretagna (più 6%) e Giappone (più 8%) stanno vivendo. Ma Mario Draghi parlando a Montecitorio ha detto: l’inflazione non ci fa paura. Gli ha fatto eco Christine Lagarde dalla Bce: noi non arretriamo di un millimetro sulle politiche monetarie accomodanti, tassi bassi, acquisto titoli e l’Europa volerà. Per ora l’Europa cresce meno di tutti e l’Italia per cui si preconizzano sfracelli pare piantata.

Proviamo a spiegarci con parole semplici. Se l’inflazione si scalda troppo bisognerà metter mano ai tassi. Tutti i commentatori tifosi (di Draghi, ma più ancora del Pd) dicono che questo pericolo non c’è,  anche perché Jerom Powel (governatore della Federal Reserv) ha lasciato intendere che farà qualcosa sui tassi ma con calma. Perciò dicono i solitamente bene informati: se Washington ci pensa perché mai Francoforte dovrebbe anticipare la mossa? Non tengono conto di un dato: la Bce ha come unico compito d’istituto il tenere a freno l’inflazione che non deve superare il 2%. Siamo già oltre quel livello, ma bisogna capire se è una fiammata come dice Draghi e sostiene la Lagarde o se diventa strutturale e poi bisogna capire che se anche è una fiammata quanto alte si levano le fiamme. Ora in Europa c’è chi da sempre, a cominciare dalla Bundesbank, non vede di buon occhio l’acquisto titoli da parte della Bce. E la ragione non è solo di egoismo. La Banca centrale europea è partecipata dalle banche nazionali: dunque se la Lagarde compra in quota parte quei titoli finiscono in pancia alle altre banche.

E i tedeschi non sono più così convinti che l’Italia ce la faccia. Non ne sono convinti gli olandesi, gli austriaci, i belgi e i baltici. Dunque potrebbero chiedere di piantarla lì con l’acquisto titoli e un ritocco dei tassi che la Bce sarebbe obbligata per statuto a fare se l’inflazione sale troppo. Ma qui in Italia tutti stanno tranquilli. Si agitano per le (presunte) pressioni vaticane che offuscano gli arcobaleni, s’indignano per le genuflessioni pallonare, s’ impietosiscono per i barconi. Tuto legittimo per carità, ora però abbiamo un qualche problema più urgente. La scommessa che Mario Draghi sta giocando è la seguente: ripresa più forte e rapida del rialzo dei tassi, allargamento della domanda con incremento di occupazione e poi vediamo come va con i soldi (nostri e i nostri debiti) del Recovery.

A questa scommessa si accoda il Pd che a tempo debito dirà che Draghi non può andare al Quirinale perché deve finire il lavoro sperando di promuovere al Colle Romano Prodi così da evitare quanto più a lungo possibile il voto nel 2023. C’è già ad esempio un piccolo incidente istituzionali: Draghi insedia la cabina di rega sul Recovery che dura fino al 2026 tanto quanto il piano, ma se nel 2023 si cambia governo che succede? Debiti fatti in nome del popolo italiano vengono gestiti da chi non è stato eletto dal popolo italiano? E’ un ingorghetto sul quale occorrerà riflettere.  Ma torniamo ai conti. E se la ripresa fa la fine di un gatto in tangenziale? O meglio sulla variante? Eh già perché questa “Delta” ( guarda caso in matematica finanziaria il delta è il segnale del gap: hai visto mai che stavolta è la differenza tra la realtà e quanto viene dichiarato?) pare complicare le cose. L’unico forse che dalla variante può trovare un po’ di sollievo è il ministro salutare perché ormai si è capito che finché c’è virus c’è (Roberto) Speranza. 

E allora ecco il generale Figliuolo che – stando sempre sul tema variante o tangenziale – imitando  Fabio Rovazzi rispolvera un tormentone di qualche estate fa: “Con il camper in tangenziale andiamo a vaccinare”. Chioserebbe il vecchio Ennio Flaiano: la situazione è grave ma non è seria. Avevano detto che si rilanciava il turismo e puntuali come le cavallette bibliche ecco i forza virus che parlano di nuove zone rosse. Anche Pierpaolo Sileri, il sottosegretario sanitario bastian contrario, ci delude sostenendo che il passaporto vaccinale va rivisto: si dà solo dopo la seconda dose e il Cts è pronto a raccomandarci di andare in vacanza solo se si è adulti e completamente vaccinati. Dimenticando due circostanze: la prima che i vaccini non ci sono e che soprattutto quelli che li somministrano vanno in ferie, secondo che se aspettiamo le seconde dosi possiamo dire addio al turismo.

E la ripresa?  Lo ripetiamo è come un gatto sulla variante. In tutto questo rispunta la vecchia filosofia dei sindacati: bloccate i licenziamenti o sarà malessere sociale. Siamo al socialismo rispolverato! Premesso che come capacità di elaborazione economica per Maurizio Landini, segretario della Cgil, già amministrare un condominio sarebbe impresa titanica i sindacati prescindono dai dati di realtà. Come ci spiegano che nonostante il blocco dei licenziamenti abbiamo perso oltre un milione di posti di lavoro?  Se le imprese non possono licenziare lasciano a casa i precari e infatti chi ci ha rimesso sono donne e giovani. Ingessare ora il mercato del lavoro è follia e demagogia. Se c’è la ripresa e bisogna spostare manodopera dai settori in crisi a quelli che tirano, se ci sono imprese bollite bisogna consentire loro di ristrutturarsi, se  ci sono lavoro decotti bisogna fare formazione.

L’idea che viene avanti e che si è affacciata oggi nella cabina di regia di fare blocchi selettivi per settori agganciati all’uso della cassa integrazione è la sola praticabile. Nel frattempo dovremmo togliere tasse, cambiare gli ammortizzatori sociali e il ministro del Lavoro Andrea Orlando invece di fare annunci sarebbe meglio producesse davvero la riforma degli ammortizzatori sociali. A cominciare dall’abolizione del reddito di cittadinanza. Il dato di realtà è che la confusione è massima sotto le stelle e non solo per i Cinque Stelle. I dati economici intanto ci incalzano e ci fanno sapere che abbiamo perso 140 mila imprese artigiane,  che abbiamo perso 126 miliardi di consumi (circa 5 mila euro a famiglia) e  che i poveri sono aumentati di 1,2 milioni. In questo quadro servirebbero tre misure urgentissime: via l’Iva, via gli adempimenti burocratici, riduzione immediata delle tasse. Serve un’economia la più flessibile possibile dove non ci sia più spazio per nessun intervento assistenzialista e si consenta al mercato di dispiegare tutta la sua energia. Ma l’andazzo pare sia invece quello di introdurre nuove rigidità. In attesa della variante.       

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