ATTACCO AL VINO: L’UNIONE EUROPEA SEMPRE NEMICA PER L’EXPORT ITALIANO

La strategia anticancro della Ue e il Nutriscore minacciano divieti e tasse sull’alcol.

La produzione agricola tradizionale italiana è sempre al centro dei cattivi pensieri  dell’Unione europea. Bruxelles continua sempre più a fare il gioco delle multinazionali del cibo in provetta e l’attacco che dopo mesi di polemiche si potrebbe consumare nei prossimi gionri è quello contro il vino, un gioiello della produzione italiana che vale 7,1 miliardi di euro per la bilancia commerciale del prodotto italiano.

Sono due i caposaldi dell’attacco: il famigerato Nutriscore e la strategia anticancro della Ue. L’ideatore del Nutriscore, l’etichetta che colora le etichette dei prodotti con i colori del semaforo per indicarne sommariamente la salubrità, ha infatti aggiunto un colore dedicato al vino: il nero. E ha proposto di bollare con una F nera i prodotti contenenti anche minime quantità di alcol.

Dall’altra parte, al Parlamento europeo, il 15 febbraio, ci sarà il voto decisivo sul Piano anticancro che l’Unione vuole adottare per arginare i tumori. E il vino, come altri prodotti agricoli, viene bollato come pericoloso. A favore della tesi si cita un controverso studio della rivista scientifica “Lancet” di 4 anni fa che sosteneva che “non esiste una quantità sicura di consumo di alcol”. Anche in questo caso il “controllo” Ue passerebbe dall’etichetta con alert sanitari, come per le sigarette, aggiungendo limitazioni sulla pubblicità, il divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi e l’aumento della tassazione.

A questi attacchi se ne aggiunge un altro da Oltreoceano: il Consortium for Common Food Names (CCFN) statunitense ha chiesto al Governo Usa “di continuare i suoi sforzi per assicurarsi impegni fermi ed espliciti da parte dei partner commerciali, in modo da preservare i diritti degli utenti dei nomi comuni e combattere con forza l’abuso delle Indicazioni Geografiche (IG) da parte dell’UE per monopolizzare i termini generici di alimenti e bevande”. Dopo lo sforzo immane fatto in questi anni per caratterizzare e proteggere i marchi dell’alta qualità, le major alimentari Usa puntano a rilanciare i “nomi generici”. Insomma al posto di vino e mozzarella ci vogliono dare bevande energetiche e zuccherate e pasta di latte allungabile a piacere. Un modo come un altro per uccidere prima del tempo i consumatori dopo aver asfaltato il loro gusto.

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