DRAGHI: IL MOMENTO DELLA VERITA’ SI CHIAMA “ENERGIA”

E la Ue sa soltanto inginocchiarsi: dopo la Pfizer è la volta di Putin.

Bollette a +600%, si rischia di vanificare il PNRR da 209 miliardi.

È il momento della verità per il governo di Mario Draghi. Lui sapeva che sarebbe arrivato, forse per questo aveva tentato di dare la scalata al Quirinale, sperando di poter dare ordini da uno scranno più alto senza doversi sporcare le mani.

Il caro energia (bollette a +600%), l’esplosione dell’inflazione, il ritorno dello spread a 160 punti rischiano di essere un “cigno nero” insostenibile per il Paese e per il governo.

Il ministro Cingolani ieri ha lanciato l’allarme, i 209 miliardi promessi dall’Europa potrebbero essere erosi dal caro materie prime e dare un saldo pari a zero: “Preoccupa il costo dell’energia. Il suo aumento, nell’arco del prossimo anno, rischia di avere un costo superiore all’intero Pnrr – ha detto il ministro – . Questo ci dice che il cosiddetto piano Marshall non è la soluzione a tutti i nostri mali. Dipende da come sapremo sfruttarlo”.

Mentre si allenta grandemente la morsa del virus, senza grandi meriti delle istituzioni, l’Italia scopre di avere sette milioni di poveri che non arrivano a finire la prima settimana del mese, né questo né il prossimo. Sono tre volte il numero dei famigerati “no vax”, ma per loro non si batte nessuno.

E così se fino a ieri le piccole imprese di accoglienza e trasformazione – ristoranti, alberghi, bar e artigiani – sembravano essere quelle più a rischio di un tracollo rapido, oggi il grido d’aiuto viene dalla grande industria: fonderie, imprese manifatturiere, catene logistiche di trasporto non possono più sostenere il caro energia e l’aumento dei carburanti arrivati sulle autostrade oltre i 2 euro al litro.

Rischiano di essere travolti dallo Tsunami energia interi comparti produttivi italiani, mentre all’orizzonte non c’è un solo provvedimento che possa rilanciare l’economia. Anzi, rischiano fortemente il “Bonus 110%” ormai apertamente osteggiato dal governo che mette un paletto dopo l’atro per fermarne il successo della normativa e lo stesso reddito di cittadinanza tanto caro ai cinque stelle che tramontano mestamente.

Voci di corridoio fanno la conta di quanto resti a questo governo. E sarebbe proprio il primo ministro, deluso dal risultato delle Quirinarie e poco convinto di voler rimanere a questionare giorno dopo giorno con partiti in campagna elettorale che chiedono 30 miliardi di sforamento. I giochi di palazzo che hanno portato al Mattarella bis non avevano tenuto conto di questi scenari, nonostante nuvole nere fossero ben chiare all’orizzonte. E adesso è davvero difficile per tutti venirne fuori. Né sembra poterci aiutare una Unione europea in confusione: dopo la Von der Leyen con la Pfizer nei giorni scorsi è toccatto alla commissaria UE all’Energia, l’estone Kadri Simson inginocchiarsi davanti a Putin per chiedere al potente capo della Russina di aumentare il flusso di gas verso l’Europa, dipendente dal gas russo per il 40%. Figure meschine per politici piccoli che non riescono a vedere oltre il loro naso e i loro affari personali quale sia l’interesse del continente europeo.

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