ISTAT: FATTURATO INDUSTRIA AL TOP DAL 2000 MA ASSOCIAZIONI CHIEDONO CONTO AL GOVERNO

Secondo l’Istat andiamo al massimo. Nella sua nota odierna ecco esposta la rilevazione. Il fatturato dell’industria è cresciuto a marzo al netto dei fattori stagionali del 2,4% in termini congiunturali, registrando una dinamica positiva su entrambi i mercati (+2,6% quello interno e +1,8% quello estero). Istat sottolinea che il fatturato totale è aumentato in termini tendenziali (dati corretti per gli effetti del calendario) del 21,4%. Il livello del fatturato dell’industria al netto dei fattori stagionali tocca il valore massimo dall’inizio della serie storica (gennaio 2000). Al netto della variazione dei prezzi l’indicatore di volume, relativo al solo comparto manifatturiero, mostra un leggero calo.

“L’indice di fiducia dei consumatori – commenta l’Istituto  Nazionale di Statistica – registra un’evoluzione positiva dopo quattro mesi consecutivi di calo. Si segnala un diffuso miglioramento di tutte le componenti ad eccezione delle attese sulla situazione economica generale e dei giudizi sulla possibilità di risparmiare in futuro”. Dunque “il miglioramento della fiducia nel comparto dei servizi di mercato e in quello del commercio al dettaglio”, Insomma tutto bene madama la marchesa. L’ottimismo si scontra con le due associazioni di punta Federconsumatori e Codacons che presentano il conto al governo e chiedono un intervento immediato. Perché loro il futuro lo vedono nero, basta vedere le denunce giornaliere spie di un clima di forte depressione per annusare la differente realtà in cui versano consumatori e piccole imprese.

Ci dispiace non condividere l’ottimismo di queste analisi, ma la situazione che ogni giorno i cittadini denunciano ai nostri sportelli è decisamente differente, dice Federconsumatori. I rincari dei costi energetici e dei beni alimentari hanno messo in ginocchio molte famiglie, che sono costrette ad un numero sempre maggiore di rinunce e privazioni”. Secondo le stime dell’O.N.F- Osservatorio Nazionale Federconsumatori- diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce (visti i forti rincari soprattutto della carne, dovuti ai maggiori costi sostenuti per l’allevamento), si scelgono verdure e ortaggi più convenienti e di stagione, si evita sempre più spesso di mangiare fuori casa.

Anche le spese per la cura della persona e la salute sono state intaccate dalla crisi. Ed è così l’associazione avanza  proposte di carattere strutturale “per calmierare i prezzi, sostenere le famiglie, ridurre le disuguaglianze e rilanciare il sistema economico”. Anche il Codacons risponde. Secondo l’associazione guidata da Carlo Rienzi si tratta di “un segnale ancora insufficiente“. L’associazione chiede, quindi, al Governo di intervenire con maggiore efficacia per tutelare il potere d’acquisto dei cittadini. “A maggio l’indice del clima di fiducia dei consumatori segna un aumento minimo, passando da 100 a 102,7. Un piccolo segnale che ancora non basta per lasciarci la crisi alle spalle – spiega presidente Carlo Rienzi – I valori della fiducia dei consumatori sono ancora lontani dai livelli del 2021, quando l’indice ha sfiorato i 120 punti negli ultimi mesi dell’anno, e il Governo deve fare di più per difendere il potere d’acquisto dei cittadini, messo a dura prova dal caro-bollette e da un’inflazione ancora troppo elevata che impoverisce le famiglie”.

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