FMI TAGLIA LE STIME EUROZONA MA PROMUOVE L’ITALIA: PIL A +3% NEL 2022

L’Eurozona soffre, il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato le stime della sua crescita per il 2022 a ma è andata meglio del previsto per il Belpaese  e in molti si chiedono il perché. L’Italia è l’unico Paese nella zona euro a registrare un’accelerazione della crescita nel 2022, in un contesto di anemia globale. Francia e Germania arrancano. Così complici la ripresa del turismo e dell’attività industriale, la crescita del Belpaese è prevista volare quest’anno al 3%. Ma già nel 2023 si assisterà a un “significativo rallentamento” legato in parte agli elevati prezzi dell’energia. In questo quadro è però necessario continuare con le riforme. Punta l’accento sulle riforme anche l’agenzia S&P che, confermando il rating dell’Italia BBB, rivede al ribasso l’outlook a stabile da positivo proprio in seguito ai rischi per le riforme legati alle elezioni anticipate.

Per l’Italia è comunque una buona notizia e vuol dire che l’eredità di Mario Draghi, che è ancora a a Palazzo Chigi, persiste, e il suo governo  incassa un riconoscimento no  da poco. Le previsioni della crescita per le principali economie avanzate nel 2022-23”, sottolinea l’istituzione di Washington nel rapporto, “sono generalmente negative. La crescita di base negli Stati Uniti è rivista al ribasso di 1,4 punti percentuali e 1,3 punti percentuali rispettivamente nel 2022 e nel 2023, riflettendo una crescita più debole del previsto nel primo di due trimestri del 2022, con uno slancio significativamente inferiore nei consumi privati, in parte riflettendo l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie e l’impatto atteso di una politica monetaria più restrittiva”.

“Anche la crescita nell’area dell’euro è rivista al ribasso: di 0,2 punti percentuali nel 2022, quando le migliori prospettive per il turismo e l’attività industriale in Italia sono più che compensate da significativi declassamenti in Francia, Germania e Spagna; e di 1,1 punti percentuali nel 2023. Ciò riflette le ricadute della guerra in Ucraina e l’ipotesi di condizioni finanziarie più restrittive, con la Banca centrale europea che ha interrotto gli acquisti netti di attività e aumentato i tassi nel luglio 2022 per la prima volta dal 2011”.

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