IL DISASTRO A UN PASSO MA NON LO VEDONO: RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO SUBITO O SARÀ TROPPO TARDI

Provo a spiegarlo agli elettori italiani con dati ed esempi diversi. Lo Stato italiano per pagare gli interessi passivi sul debito pubblico spende una cifra pari al doppio dell’intero gettito dell’Ires (nel 2021 pari a 31 miliardi). Oppure, usando un altro esempio, spende per interessi passivi una cifra pari alla somma del gettito Ires più l’addizionale Regionale Irpef (12 miliardi nel 2021) più l’Imu e la Tasi (18 miliardi nel 2021). Oppure si potrebbe dire che la somma corrisponde ad 1/3 di tutta l’Irpef, e così via. Ovviamente, dopo aver pagato questa sberla di interessi passivi, il debito non si è ridotto di un solo euro, ca va sans dire. E l’anno successivo, si riprende il giro con nuovo deficit, che incrementa il debito.

Questi i dati del passato, veniamo al presente ed al futuro. 1) A dicembre 2021, il Btp decennale rendeva all’investitore lo zero virgola qualcosa; oggi rende (cioè costa allo Stato) oltre il 3%; sei volte di più. Tassi di interesse insostenibili. Ovviamente, fortunatamente ed avvedutamente la struttura del debito pubblico italiano è fatta in modo da non inglobare immediatamente questo rialzo dei tassi di interesse, altrimenti lo Stato sarebbe già fallito, ma la direzione è questa. 2) La Banca d’Italia ha comunicato che a Giugno il debito pubblico italiano ha toccato il nuovo massimo storico attestandosi a 2.766 miliardi. Al di là dell’annuncio shock il dato andrebbe spacchettato per capire la reale portata dello stesso, ma quello che qui interessa è altro. E cioè, che anche se il rapporto debito-pil dovesse scendere per la buona performance del pil, la spesa per interessi in valore assoluto è comunque destinata a crescere ancora, sottraendo così risorse alle altre funzioni dello Stato vitali per la collettività (sanità, istruzione, sicurezza, ecc.).

La politica italiana ha sprecato il tempo regalato dai bassi tassi di interesse (garantiti dalla Bce) che oggi presentano il loro inesorabile conto. A nulla sono valsi i richiami alla responsabilità; come sempre, come per il dissesto idrogeologico o l’emergenza sanitaria, si creano le condizioni per il disastro per poi stupirsi e compatirsi per ciò che si è pervicacemente perseguito per anni.

* Economista Università di Torino

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