BERNANKE, LA FED E LA CRISI: LE RAGIONI DI UN NOBEL A DUE FACCE

Contrariamente a ciò che accade usualmente in occasione dell’attribuzione del premio Nobel per l’Economia (di cui praticamente non si occupa nessuno), l’assegnazione di quest’anno ha fornito lo spunto per svariati contributi sull’argomento. Ciò è dovuto sicuramente ha fatto che il premio Nobel è stato attribuito a Douglas Diamond, Philip Dybvig e Ben Bernanke, quest’ultimo ex governatore della Federal Reserve dal 2006 al 2014.

Perché questo inusuale interesse per l’assegnazione? Fondamentalmente perché Bernanke nella sua posizione di Governatore della Federal Reserve si è trovato ad agire negli anni della crisi Lehman Brothers (2007-08) in un contesto assimilabile a quello della crisi del 1929, oggetto dello studio premiato con il Nobel e nel quale si dimostrava che la “recessione” del 29 si era trasformata nella “grande depressione” a causa delle criticità nel sistema bancario.

In occasione della crisi del 2007, Bernanke, a capo della Fed, certamente non ha evitato la recessione e né poteva evitarla, perché in caso di crisi causata da uno shock esterno (un fallimento, una guerra, un attacco terroristico) la Banca Centrale può intervenire solo ex post. Ma, altrettanto sicuramente, Bernanke ha scongiurato il pericolo di far sprofondare l’economia Usa in una grande depressione e difatti dopo poco tempo l’economia Usa aveva recuperato e superato i livelli pre-crisi 2007 (l’Italia non li ha ancora recuperati oggi).

La motivazione del Premio fa proprio riferimento al fatto “che grazie alle intuizioni di ricerca dei vincitori abbiamo gestito meglio le successive crisi finanziarie, avendo dimostrato l’importanza di prevenire crolli bancari diffusi

Il rovescio della medaglia: piaccia o non piaccia l’inflazione che oggi stiamo sperimentando, certamente infiammata dal prezzo dell’energia, trova la sua origine (o il suo combustibile, se vogliamo ritornare all’immagine della fiammata) esattamente nelle politiche messe in atto da Bernanke, cui sono poi seguite ulteriori immissioni di liquidità, specialmente per fronteggiare la crisi del Covid.

Questo Nobel ci offre la dimostrazione di come il detto “non esistono pranzi gratis in economia” non dovrebbe mai essere dimenticato.

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