GAS, IL NO DELLA GERMANIA CHE FA IL VERSO ALLE CICALE DELLA UE

La crisi energetica che attanaglia l’Europa evidenzia importanti problematiche a cui dare risposte convincenti. Le più rilevanti: l’incapacità della Ue a trovare un accordo per stabilire un tetto al prezzo del gas e il comportamento egoistico ed antieuropeo della Germania.

Il price cap. Ovviamente, tutti vorrebbero pagare di meno il gas (e staccare l’ossigeno al despota di Mosca ed alla sua folle guerra), ma altrettanto ovviamente nessuno può e vuole restare senza gas. Occorre dunque trovare un equilibrio tra queste esigenze che spingono in due direzioni opposte: da un lato far valere il potere contrattuale della Ue quale maxi-acquirente, dall’altro non bloccare la vita di cittadini ed imprese per mancanza di gas. Ogni paese europeo ha il suo mix di fonti ed infrastrutture energetiche e dunque legittimamente cerca una soluzione che salvaguardi i suoi interessi. Per fare un esempio banale (ma nemmeno poi tanto) l’Italia ha potuto diversificare con abilità e tempismo propri fornitori di gas perché ha gasdotti alternativi a quello che porta il gas russo. Altri Paesi Ue non hanno gasdotti alternativi.

L’egoismo della Germania. Berlino ha annunciato un maxipiano di aiuti per 200 miliardi a favore di imprese e famiglie per fronteggiare l’aumento dei prezzi e questo distorcerebbe la libera concorrenza favorendo le imprese tedesche. Il non detto (visto che della concorrenza in Italia non si è mai preoccupato nessuno) è: la Germania approfitta dei suoi conti pubblici in ordine per spendere a favore dei suoi cittadini. Iniziamo da quest’ultimo punto. La disciplina nei conti dello Stato – a cui i Governi italiani sono sempre stati refrattari – serve esattamente a questo: non sperperare in spese improduttive ed assistenziali per avere risorse disponibili quando servono per le reali esigenze del Paese. Nel merito osservo che la manovra annunciata (con pessimo tempismo, bisogna ammetterlo) dalla Germania, vale il 5% del Pil in tre anni. L’Italia ha già speso, in soli nove mesi ed esattamente per gli stessi scopi, il 3,3% del Pil. Dunque?

Da tuti quelli che si lamentano dell’egoismo dei tedeschi e della inazione Ue, finora non ho sentito una sola proposta concreta su cosa fare.

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