LA POLITICA INCASTRATA TRA VECCHI E NUOVI PSICODRAMMI INVECE DI LEGGERE I NUMERI

Per avere un’idea oggettiva della situazione economica del Paese e di cosa serve, bisogna partire dai dati restituiti dall’Istat relativi al terzo trimestre del 2022. Cosa ci dicono i numeri?

1) Per il settimo trimestre consecutivo, il Pil italiano cresce (+0,5%). Piaccia o no, sono i sette trimestri del (compianto) Governo Draghi.

2) L’Italia cresce più della Germania (+ 0,3%) e della media Ue (+0,2%). Quest’ultimo dato è tutt’altro che banale, perché dal 1999, per 89 trimestri consecutivi, l’Italia ha sempre registrato risultati inferiori a quelli della Ue sia nelle fasi di recessione, sia in quelle di espansione. In pratica, quando l’economia Ue cresceva, l’Italia cresceva di meno; quando andava male, l’Italia andava peggio. Nei 7 trimestri consecutivi di crescita, per 5 trimestri l’Italia ha superato la performance della Ue.

3) Poiché le importazioni sono state maggiori delle esportazioni (vedremo il dettaglio, ma si può supporre a causa del costo dell’energia), il commercio estero ha fornito un contributo negativo al Pil, più che compensato dalla domanda interna (leggi: turismo e soprattutto Pnrr). Poiché storicamente il commercio estero ha sempre trainato il nostro Pil, questo dato ci introduce agli aspetti negativi della situazione. Primo: l’Italia continua a pagare il conto della scelta folle (i cui responsabili hanno nome e cognome) di aver ingabbiato il Paese nella dipendenza energetica da Stati che usano l’energia come arma sporca di geopolitica. Secondo: è in arrivo una recessione mondiale con conseguente contrazione del commercio internazionale.

Due pessime notizie di portata storica perché il Paese giunge al cambio di congiuntura sicuramente più robusto di prima, ma fragile per la dipendenza energetica, con la finanza pubblica sostanzialmente compromessa, e, soprattutto, a corto di idee e visione. Difatti, i dibattiti sui media e nei talkshow, avulsi da analisi oggettive, si avvitano su psicodrammi nuovi (leggi anti Rave), o vecchi, ma mai passati di moda: “Ita 2” (la vendetta di Alitalia); “Quota 102” (il ritorno); “i Navigator” (i soliti ignoti); “i contanti” (aiutano gli evasori, no, è libertà economica); “l’Europa ci deve aiutare” (il Bancomat).

 

  • Economista
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