CULTURA E DIGITALE, LA CORTE DEI CONTI BOCCIA LA STAGIONE DI FRANCESCHINI

“Approccio autoreferenziale”. La Corte dei Conti boccia la stagione di Dario Franceschini al Ministero della Cultura. Nel documento, approvato con Delibera n. 50/2022/G, i magistrati contabili hanno evidenziato la frammentarietà del livello di informatizzazione di 770 luoghi della cultura sul territorio nazionale, con approcci digitali spesso impermeabili al cambiamento e indicativi di un orientamento al dialogo interno tra specialisti di settore, piuttosto che all’apertura verso gli utenti, soprattutto stranieri, data la presenza di molti siti Internet in sola lingua italiana.

Nell’analisi sulle spese per la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano nel quadriennio 2016-2020, la magistratura contabile ha evidenziato che l’importante sforzo di digitalizzazione a oggi compiuto dagli uffici del Ministero della Cultura si è per lo più orientato alla conoscenza scientifica e alla tutela e gestione del patrimonio, non alla sua fruizione da parte di un’utenza allargata, malgrado l’ampliamento del bacino dei fruitori naturalmente prodotto dalla digitalizzazione.

Ecco allora che il lavoro svolto in tema di digitalizzazione – seppure imponente con oltre 37 milioni di descrizioni catalografiche a cui sono associate circa 26 milioni immagini consultate da oltre 100 milioni di visitatori unici negli ultimi 5 anni – non basta, chiarisce la Corte dei Conti. Anche perché manca una vera strategia digitale e competenze specifiche: i musei risultano infatti ancora auto-didatti o dipendenti da consulenti esterni; il 64% dei musei ha dichiarato di non avere al proprio interno professionisti con competenze legate al digitale e solo recentemente si stanno avviando percorsi di formazione del personale; e il 76% dei musei ha dichiarato di non avere alcun piano strategico dell’innovazione digitale.

E ancora: molti  musei tendono a creare propri strumenti che difficilmente dialogano con i sistemi nazionali, presentando, nel medio periodo, difficoltà di manutenzione e aggiornamento. I progetti approvati risultano spesso realizzati su supporti informatici divenuti presto obsoleti e che hanno richiesto e ancora richiedono una complessa (e onerosa) attività diretta al recupero, spesso anche solo parziale, dei dati e delle informazioni raccolte. Solo il 22% ha dichiarato di aver preso in riuso software di titolarità di un’altra Pa: solo il 2% ha aderito al programma di abilitazione al cloud Dtd/Agid; solo il 15% ha aderito al Sistema museale nazionale (Smn) deputato alla governance del patrimonio culturale.

La Corte dei Conti – ribadendo che non 55 siti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 2020, i settori della cultura e del turismo italiani rappresentano il 12% del PIL e generano, rispettivamente, il 6 e il 15% circa dell’occupazione totale – ha concluso: “L’importanza del PNRR anche in quest’ambito, non può non richiamare l’Amministrazione al rispetto dei modi e dei tempi previsti dal Piano stesso, attraverso il necessario monitoraggio degli investimenti programmati”.

Il neo ministro  della Cultura Gennaro Sangiuliano è avvisato.

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