LEGGE DI STABILITÀ, “ARMA” DI DISTRAZIONE DI MASSA CHE OSCURA LA MANNAIA DEL DEBITO PUBBLICO

A costo di scrivere qualcosa di estremamente impopolare, trovo del tutto sproporzionato l’interesse posto dalla classe politica, ma anche dai mass media e dall’opinione pubblica sulla legge di stabilità per il 2023. Dibattiti appassionati, quasi da tifo calcistico, sulle sorti del Reddito di Cittadinanza (del quale sono stato e rimango tra più i feroci contestatori), del taglio del cuneo fiscale, di Quota 103 per l’anno 2023, della mini-rottamazione delle mini-cartelle ante 2015, della flat tax si/no, ecc.

Beninteso, tutti argomenti rilevanti e degnissimi di rilievo, ma non nella sproporzionata misura di cui sono oggetto: di gran lunga superiore al loro peso specifico. Ricordo difatti che la legge di stabilità per il 2023 vale circa 35 miliardi a fronte di una spesa pubblica complessiva che in totale vale oltre 1.000 miliardi e di un debito pubblico che vale oltre 2.700 miliardi. Si sta quindi discutendo di meno del 1,3% del debito pubblico e di meno del 3% della spesa pubblica. E il rimanente 97%? E i 2.700 miliardi di debito?

Ed è invece proprio nelle grandi cifre ignorate dal dibattito che si trovano cause ed effetti dei rilevanti squilibri macroeconomici che affossano l’economia del Paese. Ci si accapiglia sui soliti, infiniti, rivoli dei 35 miliardi della manovra e si dimentica, ad esempio, che nel 2022 lo Stato ha speso 77 miliardi (oltre il doppio dell’intera manovra) solo per interessi sul debito pubblico. Nel 2023 la cifra sarà addirittura maggiore; nessuno ha da dire qualcosa? Spendiamo per l’Istruzione e per le attività di Ricerca & Sviluppo meno degli altri Paesi EU; a qualcuno interessa?

Dopo l’approvazione della “manovra”, segue sempre lo stesso schema: approvato un rivolo di spesa pubblica questo diventa un diritto acquisito, intoccabile sotto la minaccia di mobilitazione di lobby e piazze, consolidando in tal modo l’impressione che i mille miliardi di spesa pubblica siano un monolite inespugnabile, irriducibile, immodificabile.

Come ogni anno, il dibattito sulla Legge di stabilità mi ricorda un argomento di “distrazione di massa”. Fino a quando non si modificherà questo approccio, non c’è possibilità di sanare gli squilibri che affliggono l’Italia.

* Economista

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