LA TRAGEDIA DI ISCHIA E I QUATTRO DANNI CHE INCOMBONO SULL’ITALIA

Cosa può scrivere un economista davanti ad una tragedia immane come quella di Ischia che si è portata via la vita di intere famiglie che pensavano di dormire al sicuro nella loro casa? Più che il rischio di risultare inadeguati, c’è quasi la certezza. Tuttavia, credo che qualcosa si debba scrivere, perché si è trattata di una tragedia, ma non di una fatalità imprevedibile. Provo quindi ad inquadrare la vicenda in un quadro oggettivo e più ampio.

Il Paese soffre di quattro grandi squilibri che concorrono a determinare il suo declino economico e della qualità della vita. Il primo. La denatalità: una popolazione sempre più anziana e che fa sempre meno figli.  Il secondo. Il gap tecnologico che ci separa dalle economie più sviluppate, in particolar modo nei settori high tech. Il terzo. La dipendenza del Paese da fonti energetiche estere: messa a nudo dagli shock petroliferi degli anni 70 è rimasta da allora praticamente inalterata.

Il quarto. Il dissesto idrogeologico: un problema che è anche parte della assenza di un progetto di sviluppo economico compatibile con l’utilizzo sostenibile del territorio e la sua valorizzazione. La conseguenza è che in un territorio votato al turismo di lusso e di qualità si crea e si tollera una edilizia abusiva e di infima qualità. Il modello di Ischia (e del Sud) dovrebbe essere quello della Costa Azzurra o della Florida, in grado di attrarre la fascia alta del leisure, portando benessere diffuso dove adesso c’è una economia quasi di sussistenza.

I numeri. La Nadef del 2022 certifica una spesa in conto capitale (cioè quella spesa pubblica che nel lungo periodo potrebbe intervenire sugli squilibri sopra descritti) pari a solo il 4,3% del Pil; in valore assoluto 81 miliardi, spalmati su ogni tipo di investimento: da quelli infrastrutturali a quelli immateriali. Una cifra irrisoria, (praticamente pari alla spesa per interessi sul debito, 77 miliardi), a fronte di una spesa pubblica di 1.030 miliardi. Quale futuro può esserci per un Paese in cui la spesa corrente è il 92% della spesa pubblica?

Purtroppo, il dissesto idrogeologico è l’archetipo del Paese: finito di piangere le vittime il problema viene rimosso fino alla prossima tragedia.

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